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2 Ottobre 2015 | Mostre

A Bologna l’arte della dinastia Brueghel

A palazzo Albergati un viaggio appassionante nell’epoca d’oro della pittura fiamminga del Seicento

A cura di Carlo Tovoli

Pronte a bissare il successo della mostra dedicata al genio olandese Escher, le sale di palazzo Albergati accendono i riflettori sulla pittura fiamminga con una mostra che porta a Bologna, e per la prima volta in Italia, i capolavori di un’intera dinastia di pittori attiva tra il sedicesimo e il diciasettesimo secolo. Si tratta dei Brueghel, nome di una famiglia divenuta per oltre 150 anni marchio di eccellenza nell’arte pittorica. Pieter Brueghel, il capostipite della dinastia, detto “il vecchio” per distinguerlo dal figlio omonimo, ricordato invece come il “giovane”, muove i suoi primi passi nella ricca città di Anversa, che a metà del cinquecento è il nuovo centro economico del mondo occidentale e dove una classe di mercanti sempre più facoltosa è disposta a investire in arte per abbellire le proprie case. Qualcuno lo chiama il “secondo Bosch”, anche se la sua pittura, pur rivelando delle influenze dirette, cerca di porre più attenzione alla “vita vera”, alla “vita vissuta”, tema che sarà ripreso dai figli Pieter il Giovane e Jan il Vecchio, che, a loro volta lo trasmetteranno ai loro discendenti, dando vita a una tradizione che si estende per ben quattro generazioni. Una bottega d’arte leggendaria che comprende anche Jan il Giovane, Abraham e Ambrosius Brueghel, pittori di allegorie e di splendide nature morte, simbolo di vanitas, di ciò che non dura perché ogni cosa bella è destinata a perire.

I Brueghel sono gli inventori di un codice pittorico che è attento alla realtà quotidiana della vita umana, ne indaga tutti i suoi aspetti, anche i più crudi e realistici, in un mondo fatto di contadini e mercanti, che faticano a vivere ma pure si divertono, anche in modo sguaiato e rozzo, come nella “Danza nuziale all’aperto” di Pieter Brueghel il Giovane, dipinta nel 1610 e immagine-simbolo di questa mostra. La natura nello stile Brueghel non è semplicemente uno sfondo che esalta la superiorità dell’uomo, così come insegnava il Rinascimento italiano. È una natura forte e vigorosa, che sovrasta gli esseri che la abitano. Basta ricordare un quadro celebre di Pieter Brueghel il Giovane del 1601, La “trappola per uccelli”: qui il paesaggio invernale, ed è l’inverno per antonomasia quello che vediamo, contiene anche un allusione morale sulla precarietà della vita umana: la vita giocosa e gioiosa sul ghiaccio del fiume può trasformarsi in tragedia se questo si rompe, così come gli uccelli si posano sotto un tavolo di legno, inconsapevoli di essere in trappola.

Sono in tutto sei le sezioni della mostra per un totale di 107 opere tra quadri, disegni e incisioni. Il percosrso espositivo ospita anche un’importante selezione di artisti – da Frans de Momper a Frans Francken, a Marten Van Cleve – che hanno collaborato a dar vita a una delle pagine della storia dell’arte più ricche e affascinanti di sempre. Abbiamo incontrato Sergio Gaddi, che ha curato la mostra insieme ad Andrea Wandschneider.

Intervista a Sergio Gaddi

Ed è proprio all’insegna di una nuova maniera di fruire l’arte che si chiude la mostra con un “invito a nozze”: scoprite come partecipare alla festa di matrimonio dipinta da Brueghel e riviverne così le atmosfere…
Tutte le informazioni sulla mostra, aperta fino al 28 febbraio 2016, sul sito www.palazzoalbergati.com

Un saluto da Carlo Tovoli!

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