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28 Luglio 2015 | Archivio / Protagonisti

Giuseppe Maestri

L’artista ravennate che amava i colori del mondo e conosceva la magia per stamparli

A cura di Vittorio Ferorelli

Care amiche e cari amici di “RadioEmiliaRomagna”, la storia che raccontiamo oggi ha per protagonista un uomo per il quale ogni distinzione tra arte e artigianato perde di senso, un po’ come quando all’orizzonte si vuole distinguere a tutti i costi la terra dal cielo.

Nato a Sant’Alberto nel 1929, in una casa che dava sull’argine del Reno, il fiume su cui il padre lavorava come guardiano dell’idrovora, a poco più di vent’anni Giuseppe Maestri lascia la pianura ravennate per trasferirsi a Vicenza, dove trova lavoro in un’impresa di decoratori e stuccatori.
Ritornato in Romagna dopo cinque anni, si stabilisce a Ravenna, dove apre un laboratorio artigianale di cornici e un negozio di antiquariato in via Baccarini, a due passi dall’Accademia di belle arti e dalla Biblioteca Classense. Qui, nel 1965, insieme alla moglie Angela Tienghi, compagna di una vita, fonda “La Bottega”, che con il tempo diventerà una vera e propria istituzione nel panorama della stampa d’arte italiana, un luogo ideale per esporre e un punto di ritrovo accogliente per gli artisti.
Giuseppe sa maneggiare con perizia e passione rara gli attrezzi del mestiere di stampatore. Si muove disinvolto tra lastre di zinco e rame, inchiostri, vernici e carte, usando con la sapienza antica delle mani ogni strumento adatto a incidere e a imprimere: sgorbie, bulini, raschietti, spatole e tarlatane. Sa tirar fuori dal torchio dei fogli di stampa che hanno i colori e le velature desiderate dagli artisti committenti, o da lui stesso. E molti sono i nomi illustri dei suoi frequentatori: Guttuso, Zauli, Moreni, Treccani, Pomodoro…

Nelle sue opere, Maestri gioca abilmente con tre elementi chiave. Il primo è il caso, che è legato alle infinite variabili tecniche della stampa: le tinte per inchiostrare, le materie su cui incidere, le pressioni da imporre e i tipi delle carte su cui agire. Poi c’è la fantasia, che porta a immaginare città, luoghi e tempi sospesi, fluttuanti, tra terra e cielo. E infine i colori. Blu cobalto, rosso scarlatto, giallo oro… “I colori illuminano i miei lavori, come quelli dei bambini” – diceva – “ma sono anche una forma di protesta personale: perché arrendersi al grigiore del mondo?”.
Tra gli oggetti rappresentati nelle sue creazioni ci sono spesso vele e barche. Forse perché era nato vicino a un fiume e poco lontano dal mare. Simboli di partenze e di arrivi. Giuseppe Maestri ha lasciato la sua “Bottega” nel 2009, ma i suoi colori resistono ancora al passare del tempo.

 

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