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23 Ottobre 2015 | Mostre

Guardare il nostro tempo

Ai Musei San Domenico di Forlì gli scatti-icona di Steve McCurry

A cura di Carlo Tovoli

Cari ascoltatori, oggi andiamo ai Musei San Domenico di Forlì per un incontro speciale con un maestro della fotografia contemporanea, Steve McCurry. I suoi scatti sono da circa 30 anni un punto di riferimento per un vastissimo pubblico che nelle sue fotografie riconosce un modo unico e attento di guardare il nostro tempo, fatto di sensibilità e rispetto per il mondo e chi lo abita.
Nato nei sobborghi di Philadelphia, McCurry studia cinema e storia alla Pennsylvania State University prima di andare a lavorare in un giornale locale. Dopo molti anni come freelance, McCurry compie un viaggio in India, il primo di una lunga serie. Con poco più di uno zaino per i vestiti e un altro per i rullini, esplora il paese con la sua macchina fotografica. Dopo molti mesi di viaggio, si ritrova a passare il confine con il Pakistan. Là, incontra un gruppo di rifugiati dell’Afghanistan, che gli permettono di entrare clandestinamente nel loro paese, proprio quando l’invasione russa chiudeva i confini a tutti i giornalisti occidentali. Con i vestiti tradizionali e una folta barba, McCurry trascorre settimane tra i Mujahidin, così da mostrare al mondo le prime immagini del conflitto in Afghanistan, dando finalmente un volto umano ad ogni titolo di giornale. Da allora, McCurry ha continuato a scattare fotografie mozzafiato in tutti i sei continenti e ha avuto decine di riconoscimenti internazionali. I suoi lavori raccontano di conflitti, di culture che stanno scomparendo, di tradizioni antiche e di culture contemporanee, ma sempre mantenendo al centro l’elemento umano che ha fatto sì che la sua immagine più famosa, la ragazza afgana, fosse una foto così potente.

E chi la può dimenticare: siamo nel 1984 nel campo profughi di Peshawar quando McCurry incontra lo sguardo di Sharbat Gula, la splendida ragazza afgana dagli occhi verdi, la stessa che incontrerà adulta 17 anni dopo. Lo scatto diventa un’icona assoluta della fotografia mondiale. Lo ritroviamo esposto alla fine del percorso espositivo, accanto alla sala dove troneggia l’Ebe di Canova, insieme ad altri due scatti, uno inedito e uno realizzato in occasione del loro secondo incontro, dopo averla finalmente ritrovata.
Ma andiamo al punto di partenza della mostra e iniziamo il nostro tour tra le 180 foto in vari formati selezionate da Biba Giacchetti insieme a Steve McCurry. In tutte le immagini la presenza umana è sempre protagonista, anche se solo evocata. Con una particolare attenzione alla condizione femminile che il fotografo ha saputo cogliere con straordinaria intensità, dai burqa dell’Afganistan alle monache buddiste. I temi sono i più diversi: le guerre, le calamità, i profughi, ma anche le immagini più meditative e serene, i paesaggi sconfinati dell’India, della Birmania e dell’Afganistan, fino ai più recenti progetti in Africa e a Cuba. La mostra, imperdibile, è aperta fino al 10 gennaio 2016. Tutte le informazioni per organizzare la visita sul sito www.mostrastevemccurry.it.

Un saluto da Carlo Tovoli.

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