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10 Dicembre 2012 | Paesaggio dell'anima

Il Mississippi della Bassa

Un viaggio in regione attraverso la musica.

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

8 dicembre 2012

Le musiche di questa puntata: Julie’s Haircut, Offlaga Disco Pax, Giardini di Mirò, Andrea Gianessi, Ofeliadorme. 

Musica. Julie’s Haircut: Dark leopards of the moon.  

Partiamo da due film, cari amici. Nelle settimane scorse sono stati distribuiti, in allegato – rispettivamente – ai quotidianiLa Repubblica e La Gazzettadi Parma, i film-documentari “Il risveglio del fiume segreto. In viaggio sul Po con Paolo Rumiz” e “Mondo Piccolo”, entrambi a firma del regista Alessandro Scillitani. Il primo è un omaggio al più grande fiume italiano che, come dice Rumiz nei suoi racconti di viaggio pubblicati l’estate scorsa suLa Repubblica, “visto da dentro non sembra più neanche Italia”. Il secondo film ricostruisce le atmosfere del “Mondo Piccolo” dello scrittore emiliano Giovannino Guareschi, vale a dire l’ambiente della Bassa, intriso di nebbie e lambrusco, nel quale anche noi siamo cresciuti. Le musiche di questa puntata saranno dunque esclusivamente emiliane. Abbiamo iniziato con la band reggiano-modenese Julie’s Haircut, un nome ormai affermato nel panorama della musica indipendente italiana. Adesso vi proponiamo i minimalisti Offlaga Disco Pax provenienti – anche loro – da Reggio Emilia. 

Musica. Offlaga Disco Pax: Parlo da solo.  

Questa è la musica che si produce in Emilia-Romagna, la regione più musicale d’Italia. In questo nostro territorio c’è un fermento creativo che nasce dall’ibridazione culturale, dalla capacità di partire dal locale per abbracciare stili diversi: è come se il mondo si conoscesse meglio dalla periferia dell’impero: in fondo, sono sempre stati i grandi provinciali a fare la storia – in questo caso, della musica. Torniamo ai nostri due film: le immagini ci restituiscono le atmosfere magiche del Po e della Bassa, evocano memorie, ci fanno capire a cosa hanno portato le trasformazioni del nostro territorio. 
Il Po, dice Rumiz, “è un grandioso spazio selvaggio nel cuore della zona più popolosa d’Italia”. Uno spazio segreto, perché “in molti punti il fiume non si vede, è negato qualunque accesso, la sua presenza si avverte solo dai cartelli ‘Pericolo piene’”. Nella pianura piena di brutture edilizie, d’insediamenti aggressivi, disastri ambientali, il Po in alcuni tratti del suo corso si nasconde, si sottrae alla vista, ed è solo così – scrive Rumiz – che “riesce a conservare la sua capacità di rigenerarsi malgrado lo sfruttamento e, tra i suoi grandi argini, ostenta spazi meravigliosi di bellezza segreta, selvaggia, incontaminata, trionfante”. Un altro gruppo protagonista della scena indie sono i Giardini di Mirò, anche loro reggiani, di Cavriago, che vi facciamo ascoltare adesso.

Musica. Giardini di Mirò: Good luck.

 Ognuno di noi ha il suo corso d’acqua selvaggio e il suo bateau ivre, il “battello ebbro” di Rimbaud con cui solcare il fiume della vita. Il Po è il fiume della nostra vita. Scrive Antonio Prete: “Il Po è idealmente un po’ la nostra linea d’orizzonte tra Nord e Sud. E il diritto all’orizzonte è il diritto alla libertà dello sguardo, alla relazione con le nuvole, all’osservazione del confine che unisce il cielo e la terra. Il diritto a muovere il proprio sguardo oltre le recinzioni, di là dal rettangolo della finestra, oltre il chiuso dei vicoli”. La libertà di cui godiamo sul Po è anche quella di fantasticare, di riportare in vita le antiche leggende. Scrive Rumiz: “Si dice che nel Po ci siano sere in cui i pesci parlano. Lo giurava il nonno di Giovanni Martinotti, un rivierasco di Terranova nell’Alessandrino. Era un favoliere inimitabile e sapeva di demoni e falò, di spiriti e di streghe. Narrava di storioni parlanti e misteriose regine delle acque capaci di salvare dall’annegamento pescatori e battellieri. E c’erano anche le ‘masche’, pagane deità che uscivano la notte a spaventar bambini. Nelle stalle padane, la notte di San Giovanni le mucche dovevano passare sulla cenere per scacciare il male dalla terra. E nel Parmense pare che i tappi alle bottiglie si mettessero solo il venerdì santo, perché era la luna più antica del mondo”. “The river” è il titolo del pezzo del musicista bolognese Andrea Gianessi che vi facciamo ascoltare ora. 

Musica. Andrea Gianessi: The river 

Il Po in questo brano di Gianessi ha sonorità indiane. E il Po è anche il “Mississippi della Bassa”. Scrive Rumiz: “Dopo la confluenza col Taro comincia il ‘Mississippi della Bassa’. Lo chiamano così forse per un certo afrore da Sud ante-guerra-di-secessione che segna la distanza dal Piemonte, per i ruderi insabbiati delle immense draghe a vapore, o per le luccicanti balere sulle sponde. Lombardo a Nord ed emiliano a Sud, qui il Po è largo e potente tra sponde verde mimetico, un boa dormiglione capace di tremendi risvegli, dove pure l’uomo si è fatto sotto con pioppeti industriali, raddoppiando argini, interrando lanche e saldando alla riva grandi isole incantate di nome Maria Luigia, Santa Maria, Fossacaprara”. Lo scrittore Paolo Rumiz ha viaggiato con la bella stagione per risvegliare il grande fiume segreto. Ora noi siamo a Zibello, in provincia di Parma, e camminando lungo l’argine del Po sentiamo l’odore della nebbia: è un odore che solo noi riconosciamo e si mescola all’odore di fiume che ci entra nelle narici, e a un odore di terra, di canne; ma qui l’aria è rimasta impregnata anche del profumo del culatello, che in diversi lussuriosi esemplari è stato esposto sulle bancarelle durante la fiera del November Porc.  La chiesa sull’argine si vede appena: la nebbia l’ingoia, e noi ci lasciamo suggestionare dalle atmosfere liquide e ipnotiche della band bolognese Ofeliadorme.

Musica. Ofeliadorme: River

Brano corrente

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