Salta al contenuto principale
10 Novembre 2016 | Racconti d'autore

La lista di Flo

Testo tratto dal romanzo omonimo di Cristina Zanetti (Milano, Grandi & Associati, 2016)

A cura di Vittorio Ferorelli, con la collaborazione di Michela Giorgini

Musicista, programmatrice cinematografica e blogger (www.geysir.it), Cristina Zanetti presenta oggi a Bologna, nella Biblioteca italiana delle donne, il suo nuovo romanzo. È la storia di Floriana, ex insegnante decisa a fare del mondo un posto migliore, coadiuvata da una squadra di fedelissimi che comprende anche un cane e un gatto telepatici. Il loro motto? “Se resti neutrale davanti alle ingiustizie, sei dalla parte degli ingiusti”.

Ogni volta che la postina si avvicinava alla buca delle lettere, sorrideva leggendo i cognomi. Invertendoli, il senso non cambiava, ma qualcosa le diceva che fra Boschi Ombrosi e Ombrosi Boschi la seconda versione era più poetica e nelle belle giornate, quando i profumi selvatici annunciavano la primavera, Ornella canticchiava: Nella frescura degli ombrosi boschi… Marianna filava, cantava e sognava… A quel punto si bloccava, insoddisfatta. Doveva svecchiare il testo, nessuno filava più, sognare, poi, non se ne parlava neanche.
Tutti conoscevano Floriana Boschi. Quando dicevano la prof, si riferivano a lei. Alcuni l’avevano avuta come insegnante al liceo, ma Ornella no, altrimenti cosa ci faceva davanti a un cancello in un interno di via di Gaibòla, seduta su un motorino, dentro una cerata catarifrangente con i colori delle Poste Italiane? A fatica aveva preso la licenza media, ma andava fiera del suo lavoro che, a un tipo socievole come lei, permetteva di fare due chiacchiere qua e là.
Vanda Ombrosi, invece, era un mistero. Chissà la prof dove l’aveva pescata. Si vociferava che da giovane avesse fatto l’astronoma e ora dirigeva un gruppo di befane che suonavano un tipo di musica… fucsion? non lo sapeva dire, e non sapeva pronunciare neanche il nome del gruppo, Still Alaif?

Floriana Boschi e Vanda Ombrosi non erano le uniche signore che vivevano insieme, nei suoi giri Ornella ne conosceva tante che avevano messo su casa insieme per starsene tranquille senza uomini fra i piedi, divorziate, zitelle, ex suore, single incallite, lesbiche, a lei non importava. La gente aveva il diritto di vivere come voleva, e lei, da brava comunista, avrebbe difeso i diritti di tutti con tutte le sue forze. Fosse stato per lei avrebbe portato solo delle belle notizie e quelle brutte le avrebbe stracciate, se solo avesse potuto aprire la corrispondenza!
Quel giorno in cortile non si vedeva né la prof né l’astronoma, forse se ne stavano rinchiuse nei rispettivi studi, oppure la capa delle befane era nella stalla, cioè in “sala prove”. Ornella conosceva la casa, gliela avevano fatta visitare il 25 aprile 2012, era facile da ricordare perché coincideva con l’anniversario della Liberazione. Le avevano offerto una birra, niente pane e salame quella volta, ma era successa una cosa molto più importante: le avevano chiesto di chiamarle per nome, Flo e Vanda, e c’era mancato poco che scoppiasse in singhiozzi.
Ornella aveva ammirato, e sottolineato con colorite espressioni dialettali, la cucina rustica con le travi al soffitto, il divano e le poltrone intorno al camino, la pendola antica e la bella scala di legno che conduceva al piano superiore, nonché le targhette sulle porte ai lati del focolare: “Studio di Floriana” e “Studio di Vanda”. Entrambi gli ambienti erano foderati di librerie alte fino al soffitto e al centro c’erano due scrivanie sulle quali erano appoggiati il computer fisso di Flo e il portatile di Vanda.

Tre differenze principali distinguevano gli studi. Le foto: in quelle di Flo si notava la crescita della nipotina Gemma, la prof durante una cena di insegnanti e in varie escursioni dolomitiche insieme a un uomo che doveva essere il suo compagno, benché non avesse mai visto alcun uomo al casolare. Nello studio di Vanda c’erano foto di donne, più o meno giovani, una di Vanda sotto il telescopio all’Osservatorio e una durante un concerto di molti anni prima.
La seconda differenza si poteva cogliere solo osservando da vicino la costa dei libri, come l’avevano scherzosamente invitata a fare le padrone di casa, e lei si era prestata al gioco sentendosi al tempo stesso sottoposta a un test. Ornella, che non era una stupida, ce l’aveva fatta: nella libreria di Flo c’erano autori e autrici, in quella di Vanda solo femmine. Le padrone di casa allora avevano inscenato appositamente per lei una replica delle discussioni che avvenivano fra di loro con troppa frequenza. La prof accusava l’astronoma di rigidità, il suo femminismo radicale rasentava la discriminazione dell’intero genere maschile, compresi artisti e scrittori, il che era ingiusto, oltre a privarla dei capolavori del genio virile. Vanda alzava le spalle, se ne fregava, lei, dei capolavori e delle trovate degli uomini. Glieli avevano propinati dalla prima elementare fino all’università, ne aveva piene le scatole. Molti di loro si erano innalzati sulle spalle di mogli e compagne, a volte attribuendosi il merito e rubando le loro idee. Non le diceva niente la storia di Auguste Rodin e di Camille Claudel? Era lei l’innovatrice della scultura, non lui! E se i galli in famiglia erano due? Elsa Morante e Alberto Moravia. No comment, ma la mimica non lasciava dubbi. Una volta che Vanda aveva fatto un’eccezione per Edward Hopper, andava pazza per la luce dei suoi quadri, se ne era pentita amaramente. Aveva letto nei diari della moglie, una pittrice di nome Jo Nivison che aveva dovuto rinunciare alla sua carriera perché costretta a posare per lui incessantemente, che il “maestro” la picchiava. Ornella aveva sgranato gli occhi. Se suo marito si fosse azzardato ad alzare un dito su di lei, come faceva quel Popper lì, l’avrebbero ritrovato con il cranio spappolato sull’argine del Samoggia. E le scienziate buggerate dai colleghi?, aveva continuato Vanda dopo avere invitato Ornella alla moderazione, l’importante era che cogliesse il concetto.

Rosalind Franklin fotografa ai raggi x l’elica del DNA e il Nobel se lo cuccano Watson e Crick nel ‘62. Commento di Ornella: stronzi. Jocelyn Bell Bumell costruisce un telescopio, individua un segnale pulsar e il Nobel va al suo capo Antony Hewish. Ornella: bastardo. L’ebrea tedesca Lise Meitner, rifugiata in Svezia per poter continuare la ricerca, rivela al collega tedesco Otto Hahn il principio della fusione nucleare e il Nobel se lo becca lui nel 1946. Ornella: schifoso. Vado avanti? Flo gridò NO, ma Ornella, misurando a grandi passi il soggiorno, esigeva che si proseguisse. Alla televisione non aveva mai sentito dire nulla del genere, e neppure alla radio, e neppure si poteva leggere sui libri o sui giornali, insomma avevano tenuto segreta quella faccenda per anni. Per secoli, l’aveva corretta Vanda. Ma sentite questa! Così vennero a sapere, volenti o nolenti, di altri Nobel soffiati alle scienziate per fondamentali scoperte in campo subatomico, genetico, matematico. Relativi commenti di Ornella: fetenti, carogne, vigliacchi.

Sembrava finita lì, invece mancava il gran finale. In conclusione, se Flo e Ornella lo volevano proprio sapere, a lei, Vanda, non gliene fregava una mazza di sentirsi dare della misantropa. Flo aveva spiegato a Ornella che secondo l’etimo greco, in senso stretto, misantropia significava odio per gli uomini, non per l’intera umanità come poi era prevalso nell’uso comune. Da quando aveva avuto l’uso di ragione, non da subito (era stato un percorso di crescita simile a una rinascita), Vanda aveva scelto le donne, appoggiato le donne, diffuso il sapere, l’arte e la scienza delle donne. Sostenuto economicamente le donne. Comprato i libri delle donne. Ragion per cui nella sua libreria c’erano solo libri di donne. Ecco svelato l’arcano. Era libera di usare il suo denaro come voleva. L’umanità era grande abbastanza da dare da mangiare anche a quei balordi. E la piantassero una buona volta con le loro tiritere misogine. Flo aveva spiegato a Ornella che misoginia significava odio per le donne, mentre Vanda concludeva a gran voce: “Cosa ci vuole a capire che ci hanno boicottato dal paleolitico! Vogliamo continuare a stendergli il tappeto rosso?”.
Ornella aveva applaudito a scena aperta, dichiarando che lei, a partire da quel preciso istante, era una donna diversa. Flo invece era sempre la stessa, ma con i nervi a fior di pelle, come sempre dopo i comizi di Vanda.

Individuare la terza differenza per Ornella era stata una fesseria. Finestra libera Flo, finestra con zanzariera Vanda. Avvolgibile, a maglie doppie, telaio a prova di moscerino, un reticolo talmente fitto da togliere perfino l’aria. Quando Ornella aveva chiesto la ragione di una simile cortina, Vanda le aveva spiegato che pur collezionando gechi artigianali da tutti i paesi del mondo, quelli veri le facevano ribrezzo, dovevano starsene fuori di casa, li tollerava al massimo sotto il porticato attorno alle lampade accese, quando di notte andavano a caccia d’insetti. E dovevano tenere le loro pance trasparenti fuori dal suo campo visivo. “Siamo in campagna, cosa ti aspettavi?”, aveva detto Flo. “Con questa paranoia dovevi andare ad abitare al trentesimo piano di un grattacielo, vicina ai tuoi corpi celesti”. “Neanche per idea”, aveva ribattuto Vanda. “Basta che stiano fuori, tutto qua. Io dentro, loro fuori. Facile”. Ornella era tornata a casa gonfia come una ranocchia, per essere stata ammessa nella sfera intima delle due nobildonne.

Brano corrente

Brano corrente

Playlist

Programmi