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4 Giugno 2010 | Cinema

Le Quattro Volte: fantascienza senza effetti speciali

A cura di Enzo Chiarullo

4 giugno 2010

Ha convinto la giuria della Quinzaine des Realisateurs del recente Festival di Cannes ed è stato definito un “caprolavoro”, definizione spiritosa che abbina la dimensione terrena e tradizionale dei pastori a quella più eterea del sogno cinematografico: i suoni della natura e l’alternarsi delle stagioni fanno da colonna sonora e danno il ritmo a questa originale coproduzione internazionale (Italia-Svizzera-Germania). Le Quattro Volte ha i tempi del documentario ma la dimensione artistica del film, non vuole spiegare nulla ma si propone di accendere qualcosa di interiore e istintivo in tutti noi, accompagnandoci in un ragionamento sul ciclo della vita e della trasformazione della materia. Le citazioni e i riferimenti per gli appassionati di cinema si sprecano ma ciò che prevale è un filo logico narrativo di grande immediatezza di facile comprensione, a patto però di approcciare questo film con la corretta disposizione d’animo.

Nell’intervista che segue parliamo un po’ con Alessandro Magno, uno degli “addetti ai lavori” di questo originale lungometraggio nonché punto di riferimento per lo staff tecnico in tutte le fasi della produzione di Le Quattro Volte, condividendo gioie e dolori di un’inconsueta avventura cinematografica nostrana.

Un paese calabrese abbarbicato su alte colline da cui si scorge il mar Ionio in lontananza, un posto dove il tempo sembra essersi fermato, dove le pietre hanno il potere di cambiare gli eventi e le capre si soffermano a contemplare il cielo. Qui vive i suoi ultimi giorni un vecchio pastore. È malato. Crede di trovare la medicina giusta nella polvere raccolta dal pavimento della chiesa, che beve sciolta nell’acqua ogni sera. Nello spiazzo di terra nera di un ovile, una capra dà alla luce un capretto bianco. Il disagio della vita dura pochi istanti: gli occhi si aprono subito, le zampe già reggono il peso del corpo. Lo schermo è riempito da questa nuova presenza. Il capretto cresce, si irrobustisce, inizia a giocare. Il giorno della sua prima uscita inavvertitamente resta indietro rispetto al resto del gregge e  si perde nella vegetazione, fino a quando esausto si abbandona ai piedi un maestoso abete. Il grande albero oscilla nella brezza montana. Il tempo passa, le stagioni cambiano in fretta, il grande abete bianco con loro. Il suono della sua chioma riempie il silenzio. All’improvviso un rumore meccanico. L’abete giace al suolo. È stato mutilato, ridotto al suo scheletro. Il suo legno bianco viene trasformato in carbone attraverso il lavoro antichissimo dei carbonai locali.  Lo sguardo si perde nel fumo della cenere. Una visione poetica sui cicli della vita e della natura, sulle tradizioni dimenticate di un luogo senza tempo. Un film di fantascienza senza effetti speciali, che accompagna lo spettatore in un mondo sconosciuto e magico, alla scoperta del segreto di quattro vite misteriosamente intrecciate l’una nell’altra.

Una produzione Vivo Film – Essential Filmproduktion – Invisibile Film – Ventura Film
Durata 88 minuti, colore, 35mm 

Realizzato con il supporto di MiBAC – Direzione Generale Cinema, TorinoFilmLab 2008, Eurimages, Medienboard Berlin Brandenburg e Fondazione Calabria Film Commission

In collaborazione con ZDF/ARTE. RSI Televisione svizzera, Cinecittà Luce

Distribuzione italiana: Cinecittà Luce

Sito ufficiale: www.lequattrovolte.it

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