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11 Luglio 2008 | Archivio / Economia

Nasi elettronici e giardini di farfalle

In 10 anni l’innovazione firmata Emilia-Romagna ha immesso sui mercati 309 prodotti e 300 nuovi servizi ad alta tecnologia.

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Mascia Foschi.

12 luglio 2008

Inchiostri commestibili, stampanti che imprimono su cialde, ecosistemi “in scatola”. Ma anche sistemi olfattivi elettronici e bio-chip destinati alle analisi di materiale organico. Tra i due poli dello scanzonato miglioramento della qualità della vita e del serissimo progresso della scienza si muove l’innovazione firmata Emilia-Romagna, che nel decennio tra il 1997 e il 2007 ha immesso sui mercati ben 309 prodotti e 300 nuovi servizi ad alta tecnologia.

A testimoniarlo il censimento dell’Osservatorio sugli spin off della ricerca dell’Emilia-Romagna (Osiride), il cui primo report annuale è stato reso pubblico dal dipartimento di Scienze aziendali dell’Università di Bologna e da Aster, ideatori e curatori del progetto. Un’iniziativa nata nel 2006 con la volontà di monitorare le start up high-tech nate grazie alla ricerca pubblica, e cioè quelle aziende in cui l’Università o i centri di ricerca pubblici figurino tra i soci fondatori o i soci di capitale.

Si tratta di prodotti e servizi venduti per la maggior parte sul suolo regionale e nazionale, ma che nel 14% dei casi hanno varcato i confini del Paese, in partenza verso gli altri Stati europei e il resto del mondo. Dimostrazione ne è che dei 18 brevetti fino a oggi registrati – 70 le domande ancora in attesa di valutazione – 17 sono stati depositati in Italia, 11 in Europa e 2 negli Stati Uniti.

È il caso di SmartSlide di Silicon Biosystem, brevettato più o meno in tutto il mondo, dall’Italia al Giappone, e il cui prototipo è da qualche mese in uso presso il Dipartimento di Giustizia della California, utilizzato per le analisi scientifiche nei casi di aggressione sessuale. “Si tratta di un bio-chip in grado di separare le cellule in sospensione portando a livello micrometrico ciò che normalmente viene fatto in provetta”, spiega Niccolò Manaresi, chief technology officer dell’azienda. In pratica, un piccolo chip sulla cui superficie si possono svolgere in modo rapido le normali analisi di laboratorio, con quantità di materiali organici molto minori di quelle normalmente richieste.

Nome in codice Ise Nose 2000, invece, per i nasi elettronici prodotti da Soatec, spin off dell’Università di Parma che si occupa di sistemi olfattivi artificiali.
“Il naso elettronico che abbiamo inventato e commercializzato consente di effettuare controlli di qualità sugli alimenti in modo molto più veloce delle tradizionali analisi”, spiega Roberta Pinalli, ricercatrice dell’azienda. Accorciamento dei tempi di lavoro e semplificazione della vita che hanno fatto gola a un gigante come Barilla, che impiega Ise Nose 2000 per verificare la qualità degli imballaggi, e ai produttori di Parmigiano Reggiano, che usano il naso di Soatec per stanare gli alimenti contraffati.

Spopolano in Italia e in Spagna, infine, i prodotti di “ecologia privata” di Eugea, la start up nata da un’idea dei ricercatori del dipartimento di agraria dell’Ateneo bolognese che si propongono di ricostruire in città l’habitat ideale per la crescita di alcune specie a rischio di estinzione. “Per esempio la farfalla europea, che nel nostro Paese segnala un calo del 50% e in Gran Bretagna fino al 70% “, racconta Gianumberto Accinelli, entomologo e ricercatore di Eugea. “Il nostro giardino è una piccola scatola che contiene i semi necessari per far crescere delle piantine meravigliose che sono il nutrimento delle farfalle in via d’estinzione: un modo semplice e alla portata di tutti per contribuire a un ambiente più sostenibile”. Innovazione di pensiero, prima ancora che nella scienza, che può essere diffusa simbolicamente alla modica cifra di 9 euro a scatola.

 

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