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30 Maggio 2008 | Archivio / Economia

Quando la crisi aguzza l’ingegno: in Argentina i lavoratori recuperano le imprese fallite

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Mascia Foschi

30 maggio 2008

Cari ascoltatori, abbiamo con noi oggi per un’intervista José Abelli di Rosario, Argentina, il fondatore e leader del Movimento National Empresas Recuperadas. Si tratta di un movimento sorto a seguito della crisi economica argentina del 2001, con lo scopo di tentare nuovi esperimenti produttivi, come il recupero delle imprese da parte dei lavoratori. Abelli è anche il fondatore di FACTA, la prima federazione argentina di cooperative nate da imprese recuperate.

Il recupero di imprese fallite o abbandonate, in modo spesso fraudolento, dalla proprietà, e poi riavviate dai lavoratori attraverso la sperimentazione di pratiche di autogestione soprattutto in forma cooperativa, ha dato vita a una sorta di una nuova tipologia di impresa. A distanza di anni e con la ripresa dell’economia, il fenomeno in Argentina è cresciuto, raggiungendo dimensioni considerevoli, con circa 200 imprese recuperate e 15.000 lavoratori coinvolti.

Il dato interessante, è che la “empresa recuperada” è diventata una modalità di lotta alla disoccupazione e alla precarietà, in tutti i settori produttivi, e si sta diffondendo dal territorio argentino anche in altre nazioni come l’Uruguay e il Venezuela.

José Abelli era a Bologna lo scorso 24 aprile, dove ha incontrato il presidente di ERVET Daniele Alni. L’incontro rientrava tra le attività di assistenza tecnica in materia di cooperazione internazionale che ERVET realizza insieme alla Regione Emilia-Romagna in America Latina.

Sentiamo allora direttamente da José Abelli come sta andando questo esperimento produttivo nuovo per l’Argentina e tutta l’America Latina.

Intervista a José Abelli.

Dottor Abelli, ci può spiegare come avviene il recupero delle imprese fallite o dismesse, e come riuscite a farle ripartire grazie all’apporto dei lavoratori?

Il recupero delle imprese avviene generalmente attraverso pratiche di autogestione, anche in forma cooperativa. Ci sono affinità con il sistema economico emiliano-romagnolo?

Come si prospetta il futuro del movimento? E come si inserisce nella lotta alla disoccupazione e alla precarietà, anche in Paesi come l’Uruguay e il Venezuela? 

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