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8 Marzo 2011 | Archivio / Economia

Una ricerca racconta le donne in Emilia-Romagna

Un bilancio sul lavoro al femminile, commentato dall’assessore alle Pari Opportunità Donatella Bortolazzi

A cura di Simona Mazzoli

8 marzo 2011

Più numerose, più longeve, più dedite alla famiglia e più istruite degli uomini, guadagnano mediamente di meno e incontrano più difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro. E’ la fotografia della popolazione femminile emiliano-romagnola, scattata dall’indagine “Le donne in Emilia-Romagna” e presentata in Regione dall’assessore alle Pari opportunità Donatella Bortolazzi, in occasione della giornata dell’8 marzo.

Nascere in Emilia-Romagna oggi, per una donna, significa avere un’aspettativa di vita di 84,3 anni, a fronte dei 79,3 per un uomo. Significa vivere in una Regione con più opportunità lavorative perché qui già da tempo si è superato il traguardo del tasso di occupazione fissato dagli accordi di Lisbona per il 2010, raggiungendo nel 2009 quota 61,5% contro il 46,4% a livello nazionale. Le disparità però sono tante: le donne guadagnano mediamente 300 euro in meno al mese rispetto ai colleghi uomini, la presidenza degli ordini professionali, salvo poche eccezioni, è affidata a uomini, e nelle Università ci sono tante ricercatrici (46,9%), ma poche donne professori ordinari (18,6%). La strada da fare per arrivare alla parità è ancora tanta, come spiega l’assessore Donatella Bortolazzi:

(Intervista)

Vivere in Emilia-Romagna offre ancora maggiori opportunità, anche se le donne emiliano-romagnole soffrono di alcuni gap che sono comuni a tutte le donne italiane ed europee. Hanno meno potere, ci sono meno donne nei luoghi decisionali, dove si conta; non c’è ancora eguaglianza di reddito a parità di mansione; le donne sono ancora violate e calpestate nella loro dignità. L’Emilia-Romagna è una delle regioni in cui c’è il più alto tasso di violenza sulle donne, probabilmente per l’abitudine a denunciare che qui è più forte che altrove. Quando le donne tornano a casa dal lavoro – se hanno la fortuna di averlo –  spesso lavorano molto di più per prendersi cura della casa e della famiglia rispetto ai loro partner”.

L’assessore ha parlato anche di stereotipi di genere, ancora molto diffusi e radicati, anche tra i giovanissimi, sottolineando che “c’è bisogno di un cambiamento culturale molto forte e profondo anche in Emilia-Romagna”. Per questo la Regione Emilia-Romagna ha lanciato nelle scuole il concorso “Giochiamo alla pari”, dove i ragazzi si sono cimentati in sceneggaiture sul tema delle pari opportunità. Ha vinto quella proposta dall’istituto “Einaudi” di Ferrara, da cui è stato tratto uno spot.

Ma tra i giovani, spiega Bortolazzi, prevale “ una visione che risente ancora di stereotipi di genere. L’iniziativa “Giochiamo alla pari” è stata molto importante, come le altre che metteremo in campo, perché una politica che contrasti gli stereotipi di genere e sessisti è fondamentale per arrivare a quel cambiamento culturale di cui si parlava”.

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