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21 Maggio 2008 | Archivio / Economia

Scambio di esperienze sul welfare tra Regione e Argentina

Intervista al ministro per lo sviluppo sociale della Provincia di Buenos Aires, Daniel Fernando Arroyo

A cura di Claudio Bacilieri.

20 maggio 2008

Regione Emilia-Romagna e Provincia di Buenos Aires sempre più vicine. E’ quanto emerso dal seminario “Politiche regionali di welfare – America Latina e Italia: prospettive di cooperazione decentrata”, che si è appena concluso a Bologna, presso l’Auditorium della Regione Emilia-Romagna.
Organizzato dalla Regione in collaborazione con Ervet e con la partecipazione del Cestas, un’organizzazione di cooperazione internazionale, l’incontro è stato introdotto da Silvia Bartolini, presidente della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo. Prima di lasciare la parola al ministro per lo sviluppo sociale della Provincia di Buenos Aires, Daniel Fernando Arroyo – di cui ora sentiamo l’intervista – la Bartolini ha ricordato la “lunga tradizione di collaborazione tra l’Emilia-Romagna e l’Argentina, che ha visto la nostra Regione, prima in Italia, a fare un’apposita legge a favore del paese sudamericano in occasione della grave crisi economica del 2001”.
In Argentina ha sede quasi un quarto delle 94 associazioni emiliano-romagnole all’estero. Una presenza forte che consente alle comunità emiliano-romagnole di farsi”ambasciatrici” della nostra regione anche in questo Paese, dove le politiche sociali dell’Emilia-Romagna sono considerate un modello, come ci ha spiegato il ministro Arroyo.

Daniel Fernando Arroyo è docente presso le Università di Buenos Aires, La Plata, San Martín e Belgrano, e dopo aver svolto l’incarico di viceministro nazionale per le politiche sociali portando a compimento il piano nazionale di sviluppo locale e economia sociale “Manos a la obra” e il piano famiglie per la inclusione sociale, ha assunto di recente l’incarico di ministro dello sviluppo sociale per la Provincia di Buenos Aires, che conta quasi 14 milioni di abitanti e notevoli problematiche di integrazione sociale, dimostrando di saper rispondere alle sfide tramite l’adozione di efficaci e innovative politiche sociali.

Come ci ha spiegato il ministro, il problema principale dell’Argentina e della Provincia di Buenos Aires, è che “mentre la povertà è diminuita, è aumentata la disuguaglianza sociale”. Dalla crisi del 2001 a oggi, ha detto il ministro, la povertà è scesa dal 57 al 25 %, mentre l’estrema povertà ora riguarda solo il 10 % della popolazione (prima era il 26 %); anche la disoccupazione è diminuita dal 20 al 10 %. Tuttavia, “l’America Latina rimane il continente più diseguale al mondo”, e anche “l’Argentina vive una situazione di grande esclusione sociale, con circa un milione di giovani che né studiano né lavorano”. In più, “ci sono anziani ultrasettantenni che non hanno copertura previdenziale e assistenziale”. Si tratta allora di “passare alla seconda generazione di politiche sociali, non più rivolta ad affrontare crisi ed emergenze, ma orientata al lavoro, allo sviluppo economico e al riconoscimento dei diritti”.

Intervista al ministro Daniel Fernando Arroyo

Le domande:

Signor ministro, quali sono i problemi sociali più rilevanti nella Provincia di Buenos Aires, e con quali politiche li affrontate?

Ci sono affinità tra il modello di coesione sociale della Regione Emilia-Romagna e il piano di inclusione sociale della Provincia di Buenos Aires?

Avete sentito, cari ascoltatori, come la Provincia di Buenos Aires con i suoi quasi 14 milioni di abitanti e notevoli problemi di integrazione sociale, abbia provato a rispondere alle sfide tramite l’adozione di politiche sociali innovative che si possono sintetizzare in cinque punti, come ci ha illustrato il ministro Arroyo: assistenza alimentare per 750 mila madri di famiglia; ricorso al microcredito per i piccoli imprenditori che non riescono ad accedere al credito bancario; partecipazione delle comunità ai processi di inclusione sociale; sistema di inclusione dei giovani (il 50 % dei giovani sotto i 25 anni è disocuppato) con politiche di accompagnamento sociale per ovviare al problema della discontinuità lavorativa; riconoscimento dei diritti dei minori, spesso al centro delle dinamiche di violenza e insicurezza.

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