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13 Gennaio 2009 | Eventi live

Archi della Filarmonica Arturo Toscanini

In programma Mozart, Barber,Bach, Rossini, Grieg, Holst

A cura di Cinzia Leoni

13 gennaio 2009

Cari ascoltatori ascolterete tra poco gli Archi della filarmonica Toscanini, in un programma  in cui il timbro degli strumenti ad arco è in grado di porsi quale filo conduttore che attraversa in maniera trasversale stili, forme e generi. Il percorso temporale si snoda da Johann Sebastian Bach a Samuel Barber e ripercorre appunto una delle cifre stilistiche maggiormente riconoscibili della musica occidentale.Il concerto è diretto da Dmitri Jurowski, figlio del direttore Michail, nato a Mosca nel 1979. Ha iniziato all’età di sei anni gli studi musicali al Conservatorio Cajkovskij di Mosca, suonando clavicembalo e violoncello. Nel 1990, in seguito al trasferimento della famiglia a Berlino, ha frequenta dapprima la scuola di Musica “C.Ph.E. Bach” di Berlino per poi entrare alla Hochschule für Musik und Theater Rostock, dove ha continua a studiare violoncello sotto la guida di G. von Bulow. Dal 2003 ha cominciato a studiare direzione d’orchestra alla Hochschule für Musik “Hanns Eisler” di Berlino con  W. Müller. Sotto la guida del padre Michail ha iniziato a collaborare, come secondo direttore, con l’Orchestra Sinfonica della RSB di Berlino.Nel settembre del 2004 è stato al Teatro Carlo Felice di Genova come direttore assistente per la produzione del Parsifal con la regia di Harry Kupfer. Poi a Genova ha lavorato con cantanti lirici come Hans Tschammer, Albert Dohmer, Torsten Kerl, Lioba Braun e Manfred Hemm.

Tra i suoi ultimi impegni Matrimonio al convento al Palau de les Arts di Valencia, Dama di picche all’Opéra di Montecarlo, La fanciulla di neve di Rimskij- Korsakov a Wexford, Die Fledermaus all’Opéra Royal de Wallonie di Liège, La piccola volpe astuta a Tel Aviv, Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk al Teatro Municipal di  Santiago del Cile, oltre diversi concerti in Italia e all’estero. In ambito concertistico si è esibito al Teatro Comunale di Bologna (Sinfonia n. 1 di Beethoven), al Teatro Regio di Torino dirigendo la “Filarmonica Novecento” (musiche di Prokof’ev), al Teatro Filarmonico di Verona (musiche di Mozart, Poulenc, Britten, Respighi, Prokof’ev). Nel 2006 ha registrato la  Seconda Sinfonia di Bernstein con la Münchner-Rundfunkorchester.

Al violino troveremo Yuki Manuela Yanke un’artista di grande valore, nata a Monaco nel 1986, ha iniziato gli studi di violino e pianoforte all’età di tre anni. Ha frequentato la sessione invernale 2002/03 della classe del professor. Igor Ozim, presso il Mozarteum di Salisburgo. Ha vinto diversi premi come lo Jugend musiziert, la borsa di studio Eduard-Söring-Preis e un premio di interpretazione di brani moderni. Dal 1998 ha partecipato a diversi concorsi internazionali: nel 2001, ha vinto il primo premio e il Grand Prix (vincitrice assoluta) al Concorso Internazionale per violinisti Andrea Postacchini a Fermo, il secondo premio al Kloster Schöntal e il primo premio al Louis-Spohr di Weimar. L’anno dopo ha vinto il primo premio e una borsa di studio al Aspen Music Festival, ha ottenuto il primo premio al Concorso Internazionale Johannes Brahms a Pörtschach in Austria e il Premio Samson François Scabro al Concorso Internazionale Long-Thibaud a Parigi. Nel 2003 ha vinto il premio del pubblico al Concorso Internazionale di Colonia Georg Kulenkampff e al Concorso Internazionale Leopold Mozart. Si è classificata seconda (primo premio non assegnato) alla 50esima edizione del Concorso Paganini di Genova nel 2004. Da allora ha tenuto vari concerti sia come solista, sia accompagnata dall’orchestra in Germania, Italia, Austria e Svizzera.
E’ sostenuta dalla fondazione “Deutsche Stiftung Musikleben” e dal 2005 riceve la borsa di studio “Studienstiftung des Detschen Volkes”  Dal marzo 2001 suona un violino di Carlo Antonio Testore (1740, Milano)

L’Adagio e Fuga in do minore K. 546 di Wolfgang Amadeus Mozart nasce originariamente per pianoforte (Fuga in do minore K426 per due pianoforti del 1783) e fu trascritta per archi dallo stesso Mozart nel 1788. Di nuova fattura, l’introduzione, è densamente arricchita di riecheggi sonori proprio dello stile haendeliano. L’ingresso della Fuga rappresenta il momento più alto della composizione, con intrecci contrappuntisti austeri e dinamici allo stesso tempo.

La popolarità dell’Adagio per archi op. 11 di Samuel Barber evidenzia le chiare caratteristiche neoromantiche dell’autore: una liricità immediata e orecchiabile unitamente a strutture armoniche moderne riccheggianti la musica d’uso, ne hanno facilitato l’utilizzo in ambito cinematografico. A tal proposito si ricordano e due film principali Elephant Man e Platoon in cui la valenza emotiva ed espressiva del brano trova meravigliosa corrispondenza con lo scorrere delle immagini.

Il concerto in la minore per violino, archi e continuo BWV 1041, che ascolterete tra poco, di Johann Sebastian Bach fu composto insieme ad altri capolavori cameristici nel 1720.
Il brano è modello di conduzione dialogica fra solista e orchestra con sistematico scambio di solo – tutti, fra contabilità e serrate ritmiche.
 
La Sonata a quattro n. 3 di Gioachino Rossini la cui preponderante (e ben più famosa) produzione teatrale non ha impedito il generarsi di deliziose pagine cameristiche come ad esempio la raccolta strumentale di Sei sonate a quattro per archi. Terminata nel 1804 a dodici anni, la raccolta mostra tracce evidenti degli stili di Mozart e Haydn.In particolare in questa sonata n. 3 il contrabbasso riveste un ruolo dialogico decisamente inconsueto per tale strumento, probabile omaggio all’amico Agostino Triossi che Rossini frequentò a Ravenna.

L’Holberg Suite op. 40 di Edvard Grieg, uno dei massimi esponenti della scuola norvegese, è la trascrizione di un’opera nata per pianoforte e commissionata al compositore per celebrare il bicentenario della nascita di Ludvig Holberg, illustre personaggio nativo di Bergen (città natale di Grieg). Scritta in ‘stile antico’ la composizione riecheggia lo stile Barocco (in particolare per quel che riguarda le forme musicali) a cui viene innestato un melodismo popolare la cui contabilità trova maggior efficacia nell’assegnazione delle parti agli archi rispetto alla scrittura per pianoforte.

Saint Paul’s Suite di Gustav Holst è opera esemplificativa dei due principali presupposti artistici del maestro inglese: il recupero dell’arte compositiva di Purcell e quindi del Barocco, unito al profondo interesse per la cultura orientale e sanscrita in particolare. Composta nel 1913 per l’orchestra di St Paul’s Girls’ School di Hammersmith (di cui Holst era direttore musicale) l’opera presenta essenzialità strutturale unitamente a contrasti armonico-ritmici dalle forti valenze simboliche.
 

PROGRAMMA

Dmitri Jurowski – Direttore
Yuki Manuela Yanke – Violino

WOLFGANG AMADEUS MOZART
Adagio e Fuga in do minore K. 546

SAMUEL BARBER
Adagio per archi op. 11

JOHANN SEBASTIAN BACH
Concerto in la minore per violino, archi e continuo BWV 1041

GIOACHINO ROSSINI
Sonata a quattro n. 3

EDVARD GRIEG
Holberg Suite op. 40

GUSTAV HOLST
Saint Paul’s Suite

Brano corrente

Brano corrente

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