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20 Settembre 2007 | Eventi live

N°75-A TUTTO FESTIVAL

Ravenna Festival 2007. Dante Cantato. La tradizione vivente dei poeti-cantori degli Appennini. Un progetto di Ambrogio Sparagna.


con la partecipazione di Anna Rita Colaianni, Francesco Di Giacomo, Giovanni Lindo Ferretti, Lucilla Galeazzi
Pietro De Acutis, Donato De Acutis poeti improvvisatori
Giuliana De Donno arpicella
Erasmo Treglia violino a tromba, ciaramella
Riccardo Laganà tammorre e tamburelli


La poesia popolare cantata


Molte feste popolari che si celebrano lungo la dorsale
appenninica, in particolare in alcune aree della
Toscana, della Tuscia laziale, dell’Agro Romano e
dell’Alta Sabina, sono ancora segnate dalla presenza diffusa
della pratica della poesia cantata popolare.
Si tratta di una particolare forma poetica “a braccio” o
“estemporanea” che si improvvisa cantando in ottava
rima su un tema proposto ai poeti pochi istanti prima dell’esecuzione.
È poesia che si ascolta e che si configura come una forma di
comunicazione orale cantata, eseguita in lingua italiana.
L’ottava è una strofa composta da otto versi di endecasillabi
con tre distici a rima alternata nei primi sei versi
(secondo lo schema ABABAB) e un distico a rima baciata
nel settimo ed ottavo verso (CC).


Difficile stabilire con certezza l’origine della forma attuale
dell’ottava rima. Diffusasi a partire dai primi decenni
del XIV secolo grazie all’opera dei cantori girovaghi, con il
sorgere delle signorie rinascimentali ebbe grande successo
fra gli amienti letterari cortigiani acquistando un’aura
classicheggiante che conservò fino all’età barocca.


L’avvento della stampa produsse una vera e propria
esplosione di epica in ottava che ebbe larga diffusione in
tutti gli strati della popolazione, lasciando una traccia
indelebile soprattutto in ambito popolare. Tanto che dal
Cinquecento ai nostri giorni generazioni e generazioni di
poeti cantori in ottava rima, pastori e contadini analfabeti
o scarsamente acculturati, hanno tramandato storie,
motivi e stili letterari di questa grande stagione della poesia
epica italiana. Così, grazie a tutte le modalità della trasmissione
orale, si sono conservati negli ambienti rurali
dell’Italia centrale i grandi temi dell’epopea cavalleresca
tipici della poesia rinascimentale dal Morgante Maggiore
(1482) di Luigi Pulci ai versi di Ariosto e di Tasso, così
come il ciclo di romanzi di Andrea Magnabotti da Barberino
fra cui I reali di Francia e il Guerin Meschino.


A questi autori rinascimentali, molti poeti popolari associavano
anche Dante Alighieri. il “sommo poeta”, fondatore
della poesia, tanto che molti passi della Commedia
venivano cantati utilizzando le stesse modalità in uso per
l’esecuzione dell’ottava.
L’impianto melodico con cui si sviluppa l’ottava consta di
due sezioni speculari, composte da quattro segmenti melodici
che corrispondono ognuno ad un verso specifico. Per
cantare Dante i poeti devono eseguire tre sezioni melodiche
che corrispondono ognuna ad un verso specifico. Questa
tecnica è ancora largamente in uso in Alta Sabina dove
i poeti improvvisano terzine di endecasillabi con l’accompagnamento
della zampogna, che ha il compito di produrre
piccoli interludi strumentali tra una terzina e l’altra.


Trattandosi di poesia cantata, il compito di fornire potenza
espressiva al verso è affidato alla voce, che costituisce il
veicolo primario della comunicazione. Tra suono e sillaba
si determina uno stretto rapporto, tanto che le durate dei
suoni sono sempre condizionate dagli accenti delle parole
e dal bisogno di imprimere una particolare tensione interpretativa
all’esecuzione del verso.


I temi e gli intrecci narrativi di questa grande storia cantata
per secoli da tanti poeti popolari rappresentano uno
degli ideali scenari immaginari che fanno da sfondo all’esercizio
antico dell’ottava rima. Un sapere tramandato
impiegando i meccanismi tipici della trasmissione orale
anche laddove le tematiche sono legate a modelli culturali
tipici della tradizione scritta.
Il piacere di cantare la poesia, il grande gusto per il gesto
vocale che inorgoglisce chi è padrone del canto e seduce gli
ascoltatori costituiscono uno dei motivi del successo dell’ottava
rima. Una forma musicale di pura fascinazione
che attraverso l’emissione modulata ed espressiva della
voce del poeta produce ogni volta una condizione di grande
benessere nei partecipanti. Uno stato emozionale questo
che da sempre contagia chi partecipa agli incontri di
poesia e che è ampiamente documentato dalle testimonianze
di molti osservatori. Fra queste spiccano le osservazioni
di Rousseau, Stendhal, Listz e Goethe.


Ogni poeta possiede proprie e diverse melodie per lo svolgimento
del canto estemporaneo e nella stragrande maggioranza
dei casi si tratta di impianti melodici costruiti su
modelli antichi che hanno suscitato notevole interesse e
suggerito alcune affascinanti considerazioni storiche,
come quelle avanzate dall’etnomusicologo belga Paul Collaer
in uno studio del 1964, il quale analizzando alcune
ottave eseguite da improvvisatori della campagna roma-
na, alcuni canti tratti dalla Gerusalemme Liberata del
Tasso eseguiti dai gondolieri veneziani, e alcune composizioni
classiche ispirate a temi popolari come Il combattimento
di Tancredi e Clorinda di Monteverdi (1624),
sviluppa un’originale interpretazione musicologica che
assegna all’ottava rima un ruolo determinante nella nascita
e nello sviluppo dell’opera barocca.
In particolare Collaer afferma che lo stile della prima
opera barocca non è nato per effetto di un processo di
semplificazione del linguaggio polifonico, ma dall’influenza
che la poesia cantata popolare ha avuto fra i compositori
dell’epoca, i quali conoscevano molto bene questo
genere vocale in quanto largamente diffuso nelle regioni in
cui erano attivi. Sempre secondo le considerazioni di Collaer,
i musicisti “riformatori” barocchi hanno trovato
fonte di ispirazione proprio nel “recitar cantando” in uso
nella poesia popolare contadina. Accettare questa fascinosa
ipotesi storico-musicologica favorisce alcune considerazioni
sui forti legami che hanno caratterizzato alcuni
ambienti della cultura “classica” con espressioni tipiche
della cultura popolare, che in Italia non hanno riguardato
solo il fenomeno dell’ottava rima ma anche lo sviluppo e la
diffusione di strumenti popolari come la chitarra battente
e la zampogna.


Questa grande arte espressiva ha subito negli ultimi anni
profonde trasformazioni. Alcuni cantori hanno vissuto il
passaggio dalle cantine ai palcoscenici delle manifestazioni
dei tanti festival che animano la vita culturale di molti
centri dell’entroterra dell’Italia centrale e hanno profondamente
cambiato il loro modo di essere poeti. Come sono
cambiate lo occasioni, così è mutato il ruolo del poeta che
si è progressivamente trasformato in una sorta di cantore
“professionista”.


Questa nuova condizione ha comunque favorito la trasmissione
e la pratica della poesia estemporanea, che conserva
ancora importanti centri di diffusione in particolare in
molti paesi dell’Appennino centrale. In questi centri l’ottava
rima è ancora riconosciuta come un’arte privilegiata
che sta vivendo una fase transitoria segnata dalla ricerca
di una nuova condizione del proprio ruolo, che passa in
primo luogo attraverso il piacere del cantare la poesia. Un
piacere unico e fascinoso contraddistinto dall’antico e
grande gusto del gesto vocale che fa inorgoglire chi è
padrone del canto e che continua ancora a sedurre gli
ascoltatori, così come sempre ha fatto nei secoli passati.


Ambrogio Sparagna


DaRavenna Festival 2007


 

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