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6 Dicembre 2018 | Eventi

Che Classe quel Museo!

Appena inaugurato a Ravenna il Museo della Città e del Territorio

A cura di Valeria Cicala

Care ascoltatrici e cari ascoltatori, l’inaugurazione di un museo può ben essere un evento quando costituisce un compenetrarsi, come nel caso di “CLASSIS RAVENNA”, tra archeologia, storia, recupero architettonico e valorizzazione di uno spazio urbano nel quale sono stratificati interi secoli di vita di una città e del suo porto.

Benvenuti al Museo della Città e del Territorio, che si colloca nell’area del parco archeologico, ma disegna un forte rapporto con la contemporaneità: si snoda, infatti, negli spazi che fino ai primi anni ottanta del secolo scorso furono sede di uno stabilimento industriale, lo Zuccherificio. Questo assorbiva un’importante forza lavoro, qui hanno lavorato più generazioni di romagnoli, e il successivo degrado e abbandono in cui era precipitato raccontano uno spaccato sociale ed economico della storia più recente che non riguarda solo Ravenna. Il restauro, straordinario esempio di recupero di archeologia industriale, restituisce al paesaggio urbano, che ne è riqualificato, un edificio che dialoga con la contigua basilica Sant’Apollinare in Classe, uno dei gioielli architettonici della città.

Come dicevamo, siamo a Ravenna, più precisamente a Classe, quello che fu il suo porto che prese nome in età romana dalla flotta (in latino classis) che Augusto aveva qui stanziato e che manterrà fino all’epoca bizantina un grande rilievo come scalo portuale, esaltato anche dal ruolo di capitale dell’esarcato che ricoprirà la città.

Illuminata dai bagliori dorati e dal cromatismo dei suoi mosaici, crogiolo di esperienze, di insediamenti umani, porta verso l’Oriente nell’orbita del Bosforo, ora il Museo della Città e del Territorio e denominato con l’antico nome di Classis Ravenna, costituisce il luogo e il tessuto culturale da cui muovere per conoscere compiutamente la sua storia dai primi insediamenti passando per la civiltà etrusca, poi al ruolo preponderante in epoca romana e, come già ricordavamo a Capitale dell’Esarcato Bizantino fino all’alto Medio Evo. Sotto le imponenti campate, l’area espositiva si svilupperà su 2.800 metri quadrati. Immersa in un’oasi verde di un ettaro e mezzo.

Risale agli anni ’90 l’idea di trasformare un’area che era divenuta assai problematica per il degrado in cui versava in un polo d’attrazione e di visibilità spettacolare per la città, da cui sarà possibile percorrere il suo tessuto storico artistico e comprenderne i risvolti, le caratteristiche che hanno lasciato risonanze ben oltre i secoli a cui si riferiscono. “Classis Ravenna sarà il punto di partenza necessario per ogni visita. Non solo alla contigua area archeologica dell’antico Porto di Classe, ma verso l’intera città”,Al professor Giuseppe Sassatelli, Presidente della Fondazione RavennAntica, il Comune ha demandato la realizzazione e la gestione del nuovo Museo, insieme a quelle dell’Antico Porto, della Basilica di Sant’Apollinare e, nel cuore di Ravenna, della Domus dei Tappeti di Pietra, il Museo TAMO e la Cripta Rasponi. Un insieme straordinario, un itinerario che regala bellezza e armonia.

Si è trattato per il Comune, il Mibact, la Regione e la locale Fondazione Cassa di Risparmio di un investimento molto impegnativo.

L’architetto Andrea Mandara e ha operato al servizio di un comitato scientifico di assoluto prestigio, coordinato dal professor Andrea Carandini.

La linea del tempo costituisce il filo rosso che segna il percorso di visita a Classis Ravenna, che propone be 600 oggetti. La loro collocazione pone in evidenza singoli reperti di particolare rilievo che costituiscono da soli elemento per un’ampia narrazione come pure si apprezzano gruppi ampi di oggetti, come nel caso del porto di Classe, che può essere illustrato grazie alle centinaia di reperti rinvenuti negli ultimi scavi.

Dunque gli oggetti della vita quotidiana (anfore, ceramiche, monete) trovano uno spazio adeguato, accanto ai materiali più significativi dal punto di vista artistico (statue, mosaici ed altro).

Queste scelte consentono di cogliere la complessità e le sfaccettature socialim ed economiche della comunità mentre le di “aree di approfondimento” consentono di comprendere le valenze e le caratteristiche politiche della città, la ricchezza di una componente umana che indagando le lastre funerarie restituisce le differenti provenienze degli abitanti di questa città che è crogiolo di etnie differenti perché dalle diverse province dell’impero qui giungevano militari che alla fine del loro servizio nella flotta qui si stabilivano e l’eterogeneità delle provenienze si traduce nel sincretismo religioso: in quest’area sono attestati culti orientali che rimandano alla Siria o all’Egitto, come pure le maestranze che hanno fatto di Ravenna una città di forte impatto architettonico e decorativo provengono da luoghi diversi di un Mediterraneo mare in cui si convivenza e integrazione erano cifre di una lunga civiltà. E il trascolorare dall’età pagana a quella cristiana lascia qui una ricchissima testimonianza in cui la ricchezza del patrimonio artistico sottende anche una complessa vicenda politico-religiosa.

La scelta di apparati didattici ed illustrativi, con ampio ricorso a ricostruzioni grafiche e tridimensionali, filmati, plastici ed altri strumenti contribuiscono ad aprire il percorso di visita a ogni fascia d’età con una particolare attenzione al pubblico più giovane. L’innovazione si coniuga con il fascino che emana dalla storia e dall’archeologia le quali avranno qui laboratori per lo studio e per il restauro; questi consentiranno a docenti e studenti dell’Università di svolgere le loro attività nell’ambito dei loro percorsi formativi e di ricerca.

Da Zuccherificio a fabbrica/laboratorio di cultura, ClassisRavenna si proietta nell’orizzonte annodando il passato e il futuro di una città in cui vibrano gli accenti poliversi di una storia millenaria.

Un saluto da Valeria Cicala

Brano corrente

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