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22 Agosto 2014 | Mostre

All’arrembaggio! A Cesenatico i corsari nel nostro mare

Al Museo della Marineria di Cesenatico fino al 7 settembre la storia affascinante dei corsari nel Mediterraneo

A cura di Carlo Tovoli

Non solo nei mari del Sud: quella dei corsari è una delle tante storie che hanno attraversato sia il mare nostrum, ovvero il Mediterraneo, ma anche il “più nostro” dei mari, ovvero l’Adriatico sino alle coste della Romagna.
Certo non si direbbe che le nostre spiagge, oggi luoghi sicuri e familiari per eccellenza, siano state oggetto di non poche incursioni di corsari. E fa un certo effetto sapere che tra le ultime incursioni e i primi stabilimenti balneari, nati tra il 1820 e il 1840, passarono non più di venti anni. Anche il Mediterraneo ebbe quindi i suoi corsari, meno famosi ma certo non meno interessanti dei loro “colleghi” dei Caraibi; essi furono una presenza costante e pericolosa soprattutto tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XIX, nel quadro della contrapposizione tra stati cristiani e impero Ottomano (basti ricordare l’epica battaglia di Lepanto del 1571).Fu una vera e propria guerriglia che vide protagoniste le navi corsare che avevano le loro basi nelle cosiddette “reggenze barbaresche” di Algeri, Tunisi, Tripoli, senza dimenticare tuttavia la miriade di piccole imbarcazioni che trovavano rifugio un po’ ovunque nei tantissimi anfratti delle coste del Mediterraneo, come ad esempio, in Adriatico, a Dulcigno e a Valona.

Corsari, non pirati: la differenza può sembrare poca, e sicuramente lo fu spesso anche in pratica; ma la differenza c’era. Il pirata operava nella totale illegalità, mentre i corsari agivano sempre grazie alla “patente di corsa” o “lettera di marca” rilasciata da uno stato sovrano. La “patente”, o “lettera”, li autorizzava a depredare navi nemiche e catturare persone come schiave, e garantiva  in alcuni casi anche lo status di ufficiale d’alto rango, si pensi ad uno dei più famosi, Francis Drake, corsaro per conto della regina Elisabetta d’Inghilterra, che poté vantare anche il titolo di “sir”.
Legato strettamente alle azioni corsare era, anche nel Mediterraneo, il fenomeno della schiavitù. Oltre agli equipaggi messi ai remi sulle galee, coinvolgeva anche i pescatori e le popolazioni costiere, abituate per secoli a temere l’arrivo dei “Turchi” sulle spiagge;evento tragico, nefasto che ha dato vita a tante canzoni popolari sino a opere come L’Italiana in Algeri di Rossini.

La mostra al Museo della Marineria di Cesenatico racconta questa storia così varia e affascinante attraverso immagini, carte nautiche, documenti, esplorandone in sintesi i suoi aspetti. il Mediterraneo, anzitutto, crocevia di popoli, merci, culture; con le incursioni e il sistema difensivo costiero; i suggestivi ex voto che illustrano con vivacità scene di attacchi e inseguimenti; il complesso fenomeno della schiavitù e del riscatto. Impariamo anche a conoscere i nomi dei corsari del Mediterraneo: Barbarosso, Babaro, e Uluch Alì o Ucciallì, ricordato persino da Fabrizio De André in una canzone.
La mostra organizzata dal Museo della Marineria di Cesenatico si avvale della collaborazione dello storico navale Marco Bonino che ha descritto le navi utilizzate nell’ambito della guerra di corsa; di Marco Asta, collezionista ed esperto di carte nautiche d’epoca, che ha fornito il materiale cartografico in mostra; mentre l’archivista Veronica Pari ha curato una approfondita indagine negli archivi locali alla scoperta di lettere e documenti che ci portano le voci preoccupate, dolenti o disperate dei protagonisti di questa storia.
Il catalogo, a cura di Davide Gnola, è pubblicato da Minerva Edizioni di Bologna.
Un’occasione da non perdere a Cesenatico, che invoglierà a rileggere il capolavoro di Stevenson, L’Isola del Tesoro, magari in spiaggia. E occhio alle navi all’orizzonte!!!
Un saluto dal vostro Carlo Tovoli

Corsari nel nostro mare
Museo della Marineria, Cesenatico
5 luglio – 7 settembre 2014
aperta tutti i giorni con orario 10-12, 17-23
museomarineria@cesenatico.it

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