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19 Maggio 2017 | Mostre

Carlo Bavagnoli, da Parma al mondo

Una mostra a Parma racconta la carriera di un grande fotografo

A cura di Carlo Tovoli

Cari ascoltatori, oggi siamo a Parma e precisamente a Palazzo Bossi Bocchi, dove, fino al 28 maggio, è possibile ammirare gli scatti di un fotografo di fama internazionale, Carlo Bavagnoli, che nel 2000 ha generosamente donato alla Fondazione Cariparma il suo archivio composto da circa 30.000 negativi e dalla raccolta di 1.500 rari libri e riviste internazionali di fotografia. A completamento del lavoro di riordino, catalogazione e digitalizzazione di questo Fondo arriva la mostra con le immagini e i libri del fotografo nato a Piacenza nel 1932.

La passione per la fotografia nasce nei primi anni Cinquanta quando si trasferisce a Milano e, abbandonati gli studi di giurisprudenza, si dedica a tempo pieno alla carriera di fotografo, frequentando altri grandi nomi della fotografia, tra cui Ugo Mulas e Mario Dondero. È l’allora direttore Enzo Biagi ad assumerlo, nel 1955, nello staff di Epoca, un sodalizio che durerà tre anni. Si trasferisce a Roma e qui collabora con diverse testate, anche internazionali, tra cui l’americana “Life”, che lo invita nel 1959 a New York per realizzare un servizio su Broadway. Con gli anni Sessanta si apre per Bavagnoli un periodo estremamente fecondo. A Roma realizza un lavoro sul quartiere popolare di Trastevere e nel 1961 pubblica il primo libro italiano di sole immagini dedicato a una città, Parma.  E sono proprio le fotografie di “Cara Parma”, questo il titolo del volume, ad arricchire la prima sezione della mostra con una sequenza di stampe realizzate dall’autore stesso. Le sue foto testimoniano un affettuoso legame con la città e con l’ispiratore di quel volume, Attilio Bertolucci, con il quale nasce una profonda amicizia. Tanto che nel 1993 Bertolucci scriverà una prefazione alla nuova edizione di “Cara Parma”, ripubblicato in occasione dell’ottantesimo compleanno di Pietro Barilla che ne aveva permesso la pubblicazione, con grande lungimiranza, oltre trent’anni prima.  Il poeta Bertolucci definisce Bavagnoli “ritrattista principe e vedutista della città e del contado e della sua varia umanità”. Belle anche le parole di Corrado Mingardi che nel suo intervento nel catalogo della mostra, pubblicato da Step Editrice, scrive di “Cara Parma”: “splendido ritratto di città, specchio e paradigma di una misura del vivere in provincia, ricomposizione di storia, cultura, natura e vita di popolo, le opere e i giorni di una civiltà urbana e contadina, scandita dalla presenza severa dei mesi romanici del Battistero, cui fanno da controcanto gentile Correggio e Parmigianino, Stendhal e Verdi”.

“Cara Parma” ebbe da subito una buona fortuna. Fu certamente un punto di svolta nel panorama del fotogiornalismo italiano. Pensate che già nel 1962 la rivista “Life”, allora prima al mondo per l’alto livello di fotogiornalismo con una tiratura di oltre 7 milioni di copie settimanali, riserva ben 10 pagine a “Cara Parma” e così farà il “Times”, con il titolo “People of Parma”. Bavagnoli nel 1963 è addirittura assunto nello staff di “Life”, l’unico fra i fotografi italiani, dove resta fino alla chiusura della rivista, nel 1972, prima nella redazione di New York e poi a Parigi. Inizia un periodo di viaggi in tutto il mondo che è raccontato attraverso le fotografie della seconda sezione della mostra: dai reportage negli Stati Uniti ai grandi momenti della storia (l’apertura del Concilio Vaticano II, la morte di Giovanni XXIII) fino ai ritratti che ci raccontano il XX secolo e i suoi protagonisti, da Gadda a Bertolucci, da Visconti fotografato sul set del “Gattopardo” a Fellini, alla Callas, a Bernstein a Ferrari, a Pietro Barilla. Immagini in cui spesso sperimenta nuove tecniche, come la doppia esposizione, l’uso dei filtri e gli scatti macro. Tra le curiosità un reportage su insetti e animali rari o in via di estinzione eseguito in Africa, sempre per “Life” in collaborazione con il WWF. Realizza anche documentari per la Rai e per la tv francese. Il suo “Passion pour Verdi” vince nel 1981 il Premio Italia. L’amore per l’Emilia e il suo territorio torna in diversi lavori, visibili in mostra, tra cui “Verdi e la sua terra”, “Il Romanico e le valli piacentine” e “Piacenza nelle sue stagioni”.  

Non perdete dunque l’occasione per scoprire o riscoprire un grande fotografo, anche grazie alle visite guidate gratuite, tutti i giovedì, alle 16.30. Per tutte le informazioni si può consultare il sito della Fondazione Cariparma www.fondazionecrp.it 

Un saluto da Carlo Tovoli

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