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13 Novembre 2015 | Mostre

A Ferrara il ritorno di de Chirico

A palazzo dei Diamanti i capolavori che il pittore dipinse nella città estense, influenzando tutte le avanguardie europee

A cura di Carlo Tovoli

Cari ascoltatori, oggi vi propongo di fare un tuffo nel passato e rivivere virtualmente le atmosfere della Ferrara di cento anni fa, così come ce la racconta un maestro della pittura italiana, Giorgio de Chirico. Siamo nel giugno 1915 e il pittore insieme al fratello Alberto Savinio, lasciata Parigi per arruolarsi nell’esercito, vengono assegnati al 27° Reggimento di Fanteria a Ferrara. De Chirico, a cui vengono affidate mansioni di ufficio, lavora in una stanza con una splendida vista sul castello.  Ed è folgorato dalla bellezza della città. La sera, nella sua camera, finito il lavoro, dipinge su tele di piccolo formato le sue immaginazioni con richiami espliciti alla città estense. “Quello che mi colpì soprattutto e mi ispirò nel lato metafisico nel quale lavoravo allora  – scriverà De Chirico – erano certi aspetti di interni ferraresi, certe vetrine, certe botteghe, certe abitazioni, certi quartieri , come l’antico ghetto, ove si trovavano dei dolci e dei biscotti dalle forme oltremodo metafisiche e strane”. Nelle sue opere ritroviamo quindi avvolti in un’atmosfera indecifrabile il castello con le sue torri, la grande piazza Ariostea deserta, ma anche gli oggetti più strani e più comuni che l’artista incontrava nelle sue esplorazioni tra i vicoli del ghetto, tra cui i biscotti e i dolci di cui era ghiotto e il pane incrociato a X, tipico del ferrarese, che rimanda alla “grande X” con cui Nietzsche amava alludere all’esistenza enigmatica del mondo.

Tra l’aprile e l’agosto del 1917 de Chirico è ricoverato a Villa del Seminario, l’ospedale psichiatrico militare per malati di nevrosi di guerra. Qui nello stesso periodo è ricoverato Carlo Carrà. Grazie a questa mostra possiamo vedere riunita la più completa rassegna di dipinti realizzati dai due pittori in quel periodo di forte sodalizio: i grandi manichini di de Chirico insieme alle opere più “metafisiche” di Carrà. Accanto alle rare opere degli anni 1918-19 di Giorgio Morandi, interprete tra i più originali della metafisica ferrarese, dalla “natura morta rosa” alla  “Natura morta con manichino”. Non possono mancare poi le opere del primo e più fedele compagno ferrarese di de Chirico, Filippo de Pisis, in un percorso che va dai primi collage dadaisti fino alle opere degli anni Venti, piene di citazioni dalle opere dell’amico (si vedano in mostra “i pesci sacri” o la “natura morta con gli occhi” ad esempio).

Dopo il soggiorno a Villa del Seminario de Chirico ottiene una licenza e decide di dedicarsi a tempo pieno alla pittura. E torna il tema del manichino in esterno, che proprio qui a Ferrara raggiunge i suoi massimi esiti. Un soggetto che ebbe una grande eco in Italia e in Europa: lo riprendono artisti come Mario Sironi e, negli anni Trenta, Salvador Dalì.

L’influenza capillare della pittura metafisica sulle avanguardie europee del dopoguerra – avvenuta soprattutto tramite la diffusione della rivista «Valori Plastici» e gli allestimenti itineranti organizzati dal suo editore Mario Broglio – è documentata in mostra da una serie importante di opere di Man Ray, Raoul Hausmann, George Grosz, René Magritte, Salvador Dalí e Max Ernst, che realizzarono straordinari capolavori ispirati ai temi e alle iconografie ferraresi di de Chirico e di Carrà.

Il percorso espositivo, che comprende circa ottanta opere provenienti dai principali musei e collezioni di tutto il mondo, è curato da Paolo Baldacci e Gerd Roos.

Una straordinaria stagione dell’arte italiana, quella metafisica, che forse ha dato uno dei contributi più importanti all’arte europea del primo ventennio del XX secolo, e proprio per questo assolutamente da non perdere in questa mostra a palazzo dei Diamanti fino al 28 febbraio 2016. Tutte le informazioni sul sito www.palazzodiamanti.it.

Un saluto da Carlo Tovoli

Guarda il trailer della mostra
http://cultura.regione.emilia-romagna.it/multimedia/video/beni-culturali/de-chirico-a-ferrara/view

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