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29 Ottobre 2013 | Mostre

La grande magia

Opere dalla Collezione Unicredit in mostra al MAMbo fino al 16 febbraio

A cura di Piera Raimondi Cominesi

29 ottobre 2013

L’arte è “il solo incantesimo concesso all’uomo; e dell’incantesimo possiede tutti i caratteri e tutte le specie: essa è evocazione di cose morte, apparizione di cose lontane, profezia di cose future, sovvertimento delle leggi della natura (…). La magia in senso stretto non è che arte allo stato grossolano”,  scriveva agli inizi del secolo scorso Massimo Bontempelli, teorico e mentore del Realismo Magico. Le sue parole ci aiutano addentrarci ne La grande magia, l’esposizione ospitata al MAMbo di Bologna, fino al 16 febbraio 2014.

La mostra a cura di Gianfranco Maraniello – Direttore del MAMbo – e Walter Guadagnini – Presidente della Commissione Artistica UniCredit – in collaborazione con Bärbel Kopplin – curatrice della Collezione HypoVereinsbank – UniCredit Bank AG, offre un sorprendente percorso nell’arte occidentale, dal 1500 ad oggi: un invito ad abbandonare pre-giudizi e visioni preconfezionate del reale e a vivere il mistero dei tanti possibili che l’arte ci svela.

Le opere selezionate sono 90, scelte tra le oltre 60.000 della collezione Unicredit,  seguendo la traccia della magia come “trama” che ricorre nella storia dell’arte, come trasformazione della materia in opera d’arte, come capacità di possedere la realtà in immagini. 

In apertura ci accolgono i dipinti antichi: Psiche abbandonata da Amore di Dosso Dossi (1525), Aracne che tesse la tela (1660) di Carneo, Il lamento dell’ora (1775) di Jean Baptiste Greuze e un capriccio architettonico di Matteo Ricci (1700), opere che introducono, con una ampia apertura di senso, ai percorsi della mostra.

Ecco allora la proiezione di La belle e la Bête di Jean Cocteau, capolavoro filmico dell’arte magica.  A pochi passi, l’opera specchio di Jeppe Hein che basculando mette in discussione l’equilibrio certo del nostro spazio, e le  lancette che ruotano al contrario dell’orologio di Lewandowsky,  che scardinano le coordinate temporali per consentirci l’abbandono all’incanto melusino delle sirene di Klimt e a alla magica Londra invasa dalle farfalle di Peter Blake.

In un dialogo alchemico si rivelano la canoa di Zorio, sospesa dall’alto nella Sala delle Ciminiere, la spugna di Yves Klein e le mani illuminate e sciamaniche di Giuseppe Penone.

A raccontare “l’illusione della negromanzia”, così fu definita la fotografia ai suoi esordi, una selezione di opere tra cui una misteriosa conchiglia di Edward Weston e la danza dei dischi d’oro di Arthur Benda, immagine scelta per rappresentare la mostra.

E poi le opere di artisti contemporanei delle ultime generazioni – da Christian Marclay a Grazia Toderi, da Markus Schinwald a Clare Strand, da Luca Caccioni a Marco Tirelli,  fino a Elina Brotherus e Hans Op de Beeck-  e di maestri come De Chirico, Fernand Léger, , Kurt Schwitters, Arnulf Rainer, Georg Baselitz, Gerhard Richter, Christo, Günter Brus, Mimmo Jodice, Giulio Paolini, Richard Long, Candida Höfer, Shirin Neshat solo per citarne alcuni.

Walter Guadagnini , tra i curatori, ci aiuta a compiere questa esplorazione sotto la specie del magico.

Intervista a Walter Guadagnini, Presidente della Commissione Artistica UniCredit

Info: www.mambo-bologna.org

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