Salta al contenuto principale
7 Febbraio 2014 | Mostre

Il Liberty in trionfo a Forlì

Liberty, Art Nouveau, Jugendstil, Modern Style: ai Musei San Domenico fino al 15 giugno in mostra uno stile internazionale per l’Italia moderna

A cura di Carlo Tovoli

Fra Otto e Novecento uno stile si aggira per l’Europa. In Italia lo chiamiamo, curiosamente, Liberty (il nome deriva dai magazzini Liberty di Londra che esponevano oggetti e tessuti in quello stile), in Francia Art Nouveau, in Germania e in area mitteleuropea Jugendstil e in Inghilterra Modern Style. Nell’Italia da poco unificata, il movimento sembra voler superare identità regionali verso un linguaggio artistico nazionale e comune, capace di rappresentare il progresso e la modernità, quel progresso scientifico e tecnologico celebrato dalle grandi Esposizioni, come quella nazionale di Palermo nel 1891-1892, quelle dell’arte decorativa moderna di Torino nel 1902, e di Milano nel 1906, con l’annuncio dell’apertura al traffico del Traforo Sempione.
Nelle sale dei Musei San Domenico si respira il vento di questa idea di “arte totale” che trionfa in quell’epoca di ottimismo e di fiducia nel progresso che è universalmente conosciuta come Belle Epoque, una stagione che andrà a infrangersi simbolicamente, una prima volta, nella tragedia del Titanic del 1912 e, definitivamente, due anni dopo, nella Grande Guerra.
“E’ lo stile della classe sociale in ascesa, la borghesia – ricorda Antonio Paolucci, presidente del comitato scientifico – uno stile che esalta il piacere di vivere e che vede la donna protagonista, nelle vesti di regina cordium (regina dei cuori), seduttrice e dominatrice”.

Con circa 300 opere di oltre 150 artisti italiani e stranieri e importanti prestatori, compreso il parigino Museo D’Orsay, l’originale allestimento espositivo permette di ricreare quel dialogo fecondo tra pittura, scultura e arti decorative, trattate forse per la prima volta in modo paritario. Le opere di Segantini, Previati, Boldini, Sartorio, De Carolis, Andreotti, Baccarini, per citarne alcuni, insieme ai ferri battuti di Mazzucotelli e Bellotto, alle ceramiche di Chini, Baccarini, ai manifesti di Dudovich, Boccioni, Terzi. E, ancora, i mobili di Zen, Issel, Basile, Bugatti, Fontana; i vestiti di Eleonora Duse, i merletti di Aemilia Ars e gli arazzi di Zecchin. Non manca il confronto con interlocutori stranieri come Klinger, Klimt, Beardsley, Burne-Jones.

Una mostra – come afferma il curatore Fernando Mazzocca – che evidenzia anche la diffusione dello stile nel territorio emiliano-romagnolo: in particolare a Bologna e Faenza erano situate tra le più significative officine capaci di un’originale rielaborazione del Liberty: la società artistica Aemilia Ars a Bologna e le manifatture ceramiche a Faenza, senza dimenticare il faentino Domenico Baccarini, pittore, scultore, illustratore e ceramista, un artista “totale”, figlio sommo di quell’epoca, che morì a soli 24 anni.
La mostra, curata da Maria Flora Giubilei, Fernando Mazzocca e Alessandra Tiddia, è un vero piacere per gli occhi e le sale scandiscono un susseguirsi di emozioni: è il trionfo della bellezza, dei colori che si fondono, dei continui richiami tra architettura e le altre arti, tra cui la letteratura, come racconta MarcoAntonio Bazzocchi nel catalogo che accompagna l’evento (Silvana Editoriale). Bellezza, libertà e giorni felici prima degli orrori del secolo breve.

In occasione dell’inaugurazione della mostra abbiamo intervistato Antonio Paolucci, presidente del comitato scientifico, il curatore della mostra Fernando Mazzocca e Marco Antonio Bazzocchi, docente di letteratura italiana all’Università di Bologna.

Intervista a Antonio Paolucci
Intervista a Fernando Mazzocca
intervista a Marco Antonio Bazzocchi

Info:www.mostraliberty.it

Brano corrente

Brano corrente

Playlist

Programmi