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8 Luglio 2016 | Mostre

A Modena la vita randagia del writing

Dalle prime esperienze newyorchesi ad oggi l’evoluzione della street art

A cura di Carlo Tovoli

Cari ascoltatori, il 2016 per l’Emilia-Romagna è sicuramente l’anno della street art. Dopo Bologna ora anche a Modena una mostra dedica una riflessione su questo tema tanto dibattuto. Il titolo è 1984. Evoluzione e rigenerazione del writing, a cura di Pietro Rivasi, alla Palazzina dei Giardini della Galleria Civica. Ma perché proprio a Modena? Per almeno due buoni motivi. Forse non tutti sanno che la biblioteca civica d’arte Luigi Poletti vanta uno dei più importanti patrimoni a livello nazionale per quanto riguarda la documentazione di writing e street art. E sappiamo quanto sia importante il materiale di documentazione per una forma d’arte effimera per natura. Inoltre proprio a Modena, nell’ormai lontano 1981, si aggirava Jean-Michel Basquiat per una sua “storica” personale alla Galleria Mazzoli. Il titolo dell’esposizione modenese però riporta come data il 1984: omaggio al celebre romanzo di Orwell e soprattutto anno dell’uscita di Subway art, il libro responsabile dell’esplosione del writing in Europa e nel mondo. Fu anche l’anno della mostra Arte di Frontiera, nella vicina Bologna, che portò in Italia i più importanti writer newyorkesi dell’epoca.

Cerchiamo di dare una definizione del writing e in questo ci aiuta il curatore, Pietro Rivasi, nel catalogo che accompagna la mostra e che vi riporto: “Il writing, conosciuto anche con l’improprio nome di graffitismo, è un movimento nato alla fine degli anni Sessanta tra Philadelphia e New York, espansosi poi viralmente in ogni angolo del mondo. Writing significa scrivere il proprio nom de plume, il più possibile, ovunque e senza preoccuparsi di infrangere sistematicamente la legge. Andando contro alcune norme basilari del vivere civile, il writing invoca esplicitamente la censura, generando segni effimeri che nei casi più estremi sopravvivono poche ore e vengono visti soltanto da chi ne fa oggetto di indagine giudiziaria o li rimuove.”

Rivasi ci parla di “nom de plume”, noi lo conosciamo forse meglio col termine Tag. In mostra ne seguiamo l’evoluzione. Praticato in maniera selvaggia su qualsiasi superficie, il writing non ha mai smesso di trasformarsi nel tempo: Le lettere si fanno frecce, seguono il “bubble” style, fino a smettere di essere lettere per divenire qualcos’altro. La mostra svela in che modo i writer si sono adattati alla società e al tempo: alcuni di essi hanno cercato di rinnovarsi nel linguaggio e nei codici, altri hanno trasferito l’esperienza di strada in una forma d’arte più classica destinata alle gallerie e agli spazi istituzionali, altri ancora hanno proseguito con ostinazione lo spirito originario dei pionieri newyorkesi.
Nella prima sezione ci sono le testimonianze fotografiche,  i video e le installazioni di alcuni tra gli artisti di strada più famosi a livello internazionale (tra i nomi Utah ed Ether e Spraytrains.com). La seconda propone invece  i lavori di Francesco Barbieri, Egs e PAL Crew provenienti da collezioni pubbliche e private, e opere realizzate appositamente per la Palazzina dei Giardini da Olivier Kosta-Thefaine e da Matteo Ceretto Castigliano.

Vi consiglio di andare a vedere questa mostra, ad ingresso libero e aperta fino al 18 settembre,  per farvi un’idea più precisa su questa forma d’espressione che qualcuno fatica a definire “artistica”. Certo è che è proprio la natura “selvaggia” di questa arte urbana non commissionata  a far sì che per la società sia subito un  “atto vandalico”. Ma lo è sempre? Giudicate voi…tutte le informazioni sul sito www.galleriacivicadimodena.it.

Un saluto da Carlo Tovoli!

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