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18 Dicembre 2015 | Mostre

L’universo di Pasolini in mostra a Bologna

Al MAMbo uno sguardo inedito sull’opera dell’artista

A cura di Carlo Tovoli

Cari ascoltatori, non è facile narrare la vicenda biografica di un artista che ha varcato i confini della letteratura, della pittura, del cinema e della fotografia. Ci riesce egregiamente la mostra in corso al MAMbo fino al 28 marzo 2016, nata nell’ambito delle celebrazioni in occasione del 40° anniversario della sua morte, avvenuta tragicamente il 2 novembre 1975. C’è tutto il mondo di Pasolini, dalla formazione bolognese alle ultime due opere, “Salò“, il film uscito postumo, e il romanzo incompiuto “Petrolio“.

Pasolini è stato un artista che ha sperimentato le più diverse forme espressive e in ogni sezione della mostra ( e sono ben nove!) sono esposte fotografie, filmati, dipinti e disegni, estratti di film, riprese di spettacoli teatrali e documenti audiovisivi, scritti originali, persino costumi di scena.

Ma partiamo con ordine e dagli anni di formazione. L’incontro con il critico d’arte Roberto Longhi ha un’ importanza centrale per la sua maturazione artistica.Il titolo di questa mostra, “Officina Pasolini”, ricorda quella parola che Longhi aveva usato nel suo famoso saggio del 1934 sulla pittura ferrarese ed è anche il nome della rivista che negli anni Cinquanta Pasolini, Roversi e Leonetti fondano a Bologna.
Nella grande navata centrale, simile a quella di una cattedrale romanica, troviamo la sezione dedicata ai “miti” che hanno caratterizzato l’opera di Pasolini, quello della Madre, figura centrale della sua ispirazione; di Cristo, riferimento con il quale Pasolini instaura una sorta di complesso processo di identificazione; poi la Tragedia classica e i Popoli perduti, da quelli del mondo contadino del Friuli ai ragazzi di vita delle borgate romane, fino alle popolazioni arcaiche dei mondi lontani e del Medio Oriente in particolare. Poi spazio alle grandi icone: Marilyn, Maria Callas, Anna Magnani e Totò. Con quest’ultimo Pasolini riesce in un’operazione talmente straordinaria da ridefinirne l’immagine, basti pensare  a Uccellacci e uccellini.

La sua feroce “critica della modernità”, entrata nella sua fase più intensa con gli articoli sul “Corriere della Sera” a partire dal 1973,  ci fa piombare nei “gironi” della sua visione infernale del mondo contemporaneo, dominato dall’edonismo e dalla massificazione, o, per usare parole sue, da uno “sviluppo senza progresso”: il girone delle “visioni” con gli inferni del Decameron, dei Racconti di Canterbury, di Salò, di Petrolio. Il Girone della borghesia  che trova la sua rappresentazione estrema nel film postumo Salò, e il Girone della televisione, che ha avviato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza, e ha imposto come modello l’ideologia del consumo. Ed è proprio il Girone della televisione ad accompagnarci alla fine del percorso, con la testimonianza della morte stessa di Pasolini, attraverso i telegiornali del 2 novembre 1975. Una data lontana 40 anni, 40 anni nel corso dei quali la memoria di Pasolini è stata custodita e bistrattata, letta e riletta da infinite diverse prospettive. Ed è per questo che ad accompagnarci verso l’uscita è una lunga carrellata di autori, artisti, intellettuali che in questi 40 anni non hanno potuto prescindere dall’eredità che ci ha lasciato.

In mostra anche il quadro che Mario Schifano realizza ispirandosi al volto di Pier Paolo Pasolini e un disegno del regista iraniano Abbas Kiarostami, oltre ai ritratti fotografici di Dino Pedriali, ancora oggi immagini-simbolo del poeta. Tutte le informazioni sul sito del Mambo o quello della Cineteca di Bologna, enti promotori della mostra.
www.cinetecadibologna.itwww.mambo-bologna.org
Un saluto da Carlo Tovoli e buonissime feste!

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