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14 Giugno 2013 | Mostre

L’uomo che amava le donne

Bellaria Igea Marina, Museo La Casa Rossa di Alfredo Panzini

A cura di Valeria Cicala
14 giugno 2013

Quale posto più intenso e comunicativo della casa a Bellaria Igea Marina, in cui era solito trascorrere le vacanze e scrivere, per festeggiare Alfredo Panzini.

Quella casa oggi museo e archivio di una delle voci della cultura italiana, a cavallo tra Otto e Novecento, che seppe vivere la contemporaneità, aggregare personaggi, soprattutto relazionarsi con il mondo femminile, che in quei decenni cresceva di consapevolezza e di rivendicazioni. 
L’occhio e la mente dello scrittore attingono e si confrontano con il mondo femminile. Panzini, più di altri, sa trovare in questo fonte d’ispirazione e materia per raccontare la realtà, gli aspetti del quotidiano filtrati attraverso i “modi”, diciamo anche la sensibilità, femminile..
Per celebrare dunque il centocinquantesimo anniversario della sua nascita si è ritenuto che una importante chiave di lettura fosse una mostra dal titolo “Alfredo Panzini e lo stile delle donne” dedicata ai rapporti dello scrittore col mondo femminile, che è spesso al centro delle sue meditazioni narrate.

In ogni suo lavoro i personaggi femminili sono basilari e l’attenzione che lo scrittore rivolge alle caratteristiche della sua epoca passa attraverso la sua curiosità per i “modi” delle donne. E il culmen di questo approccio si ha quando scrive un’opera sulla moda: perché solo la “moda” può aiutarci a capire i “modi” delle donne. E quest’opera, intitolata La penultima moda, vuol dichiarare fin dal titolo che la moda non si può fissare, non si può realmente descrivere, perché cambia con velocità tale da essere imprendibile. Per questo lo scrittore deve dunque dedicarsi non all’ultima, ma alla “penultima” moda. 

La mostra, curata da Marco Antonio Bazzocchi, documenta questi interessi di Panzini attraverso le immagini dei giornali di moda che lui stesso conservava e che sono rimasti nell’Archivio dello scrittore. L’attenzione si attesta su alcune figure femminili che hanno a lungo accompagnato la sua carriera pubblica e la sua vita privata: le intellettuali Margherita Sarfatti, Sibilla Aleramo, Ada Negri da una parte, la moglie Clelia e la figlia Matilde (Titì) dall’altra. 

Soffermiamoci sulla figura della moglie, dotata di un suo talento artistico, piuttosto autonoma, ma capace di conciliare un percorso personale con l’attenzione al marito. Certamente gli interessi culturali, la vivacità intellettuale costituivano un tessuto privilegiato per la coppia. 
Il progetto espositivo di Claudio Ballestracci dedica una sezione della mostra a Clelia Gabrielli, che ha lasciato traccia di sé grazie alla sua attività di pittrice. Nelle ricerche condotte da Tatiana Ricci e Orlando Piraccini si delinea il profilo di un’artista conosciuta e apprezzata (ha esposto a Roma, Firenze, Milano ed in diverse altre città italiane, specialmente tra gli anni ’30 e ’40). Difficile ricondurre la pittura di Clelia a una corrente o una tendenza di quegli anni: i soggetti da lei privilegiati sono paesaggi, figure della vita di campagna, ritratti, nature morte.
Va ricordato che intorno a Panzini e a Clelia si raccoglie un gruppo di altri intellettuali e artisti di area romagnola: Renato Serra, che discute a lungo con Panzini sulla guerra, Marino Moretti, che è assiduo di Clelia fino alla morte di lei, e Filippo de Pisis che interpreta la metafisica anche in chiave marina, con forti consonanze con le atmosfere panziniane.

Interessanti sono i ritratti di famiglia della pittrice Clelia, specialmente di Alfredo e di Matilde, la figlia minore, entrata in convento pochi anni dopo la morte del padre; Titì è l’ultima donna che veglia sulla memoria del padre: la sua figura in ombra, la sua presenza discreta, è rimasta negli album di ritagli con cui lei conservava i ricordi paterni, nelle lettere, e nelle scarpine di bambina esposte come segno affettuoso della sua presenza nella Casa Rossa e anche un’ulteriore segno della moda e un rimando all’universo femminile tanto caro allo scrittore. 
Abbiamo rivolto alcune domande su Alfredo Panzini e sulla mostra al professor Marco Antonio Bazzocchi, docente dell’Università di Bologna e curatore della mostra e del suo catalogo pubblicato dall’Editrice Compositori.

Intervista Marco Antonio Bazzocchi

Per saperne di più www.ibc.regione.emilia-romagna.it

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