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27 Gennaio 2017 | Mostre

Da Visso a Bologna. Il ritorno di Leopardi

A Bologna i manoscritti autografi del poeta, un'occasione di solidarietà per Visso, comune colpito dai recenti terremoti

A cura di Carlo Tovoli

Cari ascoltatori, oggi vi racconto di un tardo pomeriggio di un giorno qualunque a Bologna, alla biblioteca dell'Archiginnasio. Entro nella sala dello Stabat Mater dove regnano il silenzio e le luci soffuse. In una bacheca ben illuminato ecco il manoscritto del poema con la P maiuscola, o meglio dell'Idillio, quello che tutti dovrebbero recitare a memoria. Si tratta de l'Infinito di Giacomo Leopardi. L'elegante calligrafia fa pensare a una bella copia realizzata dal poeta, con un'unica correzione, la sostituzione del termine "immensità" con "infinità". Ciò che stupisce è che, nonostante la tarda ora, ci sia una piccola coda per poterlo ammirare da vicino. E sono tutti ragazzi e ragazze, potenza della poesia…

"L'Infinito" fu composto probabilmente fra la primavera e l'autunno del 1819. Si conoscono due stesure autografe dell'opera: la più antica, del 1819, è conservata a Napoli alla Biblioteca Nazionale. Quella che stiamo vedendo appartiene al Comune di Visso ed è custodita nel Museo dei manoscritti Leopardiani. Fu redatta nel dicembre 1825, poco prima della sua pubblicazione sul periodico "il Nuovo Ricoglitore" di Milano.

In mostra fino al 28 febbraio troviamo non solo "L'Infinito" ma anche altri versi autografi e lettere, alcune scritte proprio a Bologna. Ricordiamo che Bologna ha molti legami con la vicenda biografica di Leopardi. Il poeta vi soggiornò fra il 1825 e il 1830 e qui conobbe personaggi importanti per la sua formazione, da Pietro Giordani a Carlo Pepoli.

L'esposizione, oltre a una preziosa copia dell'edizione bolognese degli Idilli, realizzata dalla Stamperia delle Muse nel 1826 e conservata dall'Archiginnasio, ripropone manoscritti autografi di Leopardi che proprio da Bologna partirono per Visso, nel Maceratese, ben 148 anni fa. Erano di proprietà del reggiano Prospero Viani, preside del Liceo Galvani di Bologna, e furono ceduti a Giovanni Battista Gaola Antinori nel 1869, deputato del regno e sindaco di Visso. Viani ne era entrato in possesso negli anni in cui si era dedicato alla pubblicazione dell'Epistolario leopardiano, edito a Firenze nel 1849 per Le Monnier, e si era deciso a venderli, a malincuore, a causa di ristrettezze economiche.  E oggi, a un secolo e mezzo di distanza,  ritornano in città e per un'iniziativa volta anche alla raccolta di fondi a favore delle popolazioni colpite dal recente terremoto in Centro Italia, che ha gravemente ferito anche Visso. Un'occasione di solidarietà nel nome della poesia e del suo sommo cantore, il conte Giacomo Leopardi.

Tutte le informazioni sul sito
http://www.archiginnasio.it/

Un saluto da Carlo Tovoli

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