Si inaugura con la Notte Rosa, ma ci accompagna fino al 20 luglio la mostra Baci d’Italia, organizzata nell’ambito delle Giornate Internazionali Francesca da Rimini, patrocinate dall’Istituto per i beni culturali allestita presso il Museo della Città.
Si tratta di un omaggio a Riccardo Zandonai nel centenario della sua Francesca da Rimini, opera lirica rappresentata per la prima volta il 19 febbraio 1914 al Teatro Regio di Torino, composta in dodici mesi dal ventiquattrenne musicista trentino sul libretto che Tito Ricordi aveva tratto dalla tragedia di D’Annunzio. Quest’opera dalla triplice paternità ha, tra le sue peculiarità, l’aver saputo fondere una storia d’amore che ha i toni della letteratura e del mito con la proposta di un personaggio femminile straordinariamente moderno.
La mostra curata da Ferruccio Farina e Bruno Monaco racconta le tappe e gli eventi che si legano all’opera di Zandonai e sottolineano la novità di questa Francesca, eroina che non incarna le debolezze umane e che sconta le sue colpe all’Inferno e non è nemmeno proposta come vittima sacrificale dei romantici patrioti del primo Ottocento. È una donna padrona dei suoi sentimenti e della sua passione. Passione che è frutto d’amore e che vuol vivere affermando con orgoglio il suo diritto alla libertà.
La poesia e il teatro di D’Annunzio e la musica di Zandonai trovano il punto più alto della loro sintonia nei due baci appassionati che esplodono alla fine del terzo e del quarto atto dell’opera. Baci e gesti d’amore che si connotano in maniera incontrovertibile come espressione naturale di quella terra considerata nell’immaginario collettivo di quella temperie, il paese dell’idillio: l’Italia.
La critica ha giudicato l’opera di Zandonai a volte venata di verismo musicale, talvolta di wagnerismo, talvolta figlia di un’estetica liberty. La Francesca da Rimini è, comunque, uno dei pochi melodrammi del Novecento che ancor oggi continua a riscuotere successi. Dalla ‘prima’ al Teatro Regio di Torino del 1914 alla rappresentazione al Metropolitan Opera di New York del marzo 2013, è stata messa in scena più di trecento volte in ventitrè paesi stranieri. E, nonostante le difficoltà interpretative, non c’è grande soprano, di ieri e di oggi, che non abbia prestato la sua voce a Francesca, né grande tenore che non ne abbia raccolto i baci nelle vesti di Paolo, né grande baritono che non abbia conficcato la spada nel cuore dei due giovani amanti.
Il percorso di Baci d’Italia, prende l’avvio dalla editio princeps dell’opera di D’Annunzio e dal libretto di Tito Ricordi per arrivare ai giorni nostri con una selezione di testimonianze – volti degli attori, scenografie, spartiti, libretti e programmi di sala – dei suoi successi nei maggiori teatri del mondo.
Si conclude con una serie di emozionanti videofilmati di baci tratti da alcune celebri rappresentazioni che si sono susseguite tra il 1958 e il 2013.
Punto focale della narrazione di questo omaggio a Zandonai è il gigantesco manifesto creato dal pittore, scenografo e architetto Giuseppe Palanti per la pubblicità della ‘prima’ del 1914, in mostra con il bozzetto preparatorio. Un bacio anch’esso possentemente e assolutamente italiano come i versi di D’Annunzio, come la musica di Zandonai e la passione di Francesca che Palanti ha saputo sintetizzare con straordinaria maestria.
Un piacevolissimo percorso che coniuga molte delle espressioni della creatività artistica italiana.
Per saperne di più: www.ibc.regione.emilia-romagna.it
Un saluto da Valeria Cicala