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19 Ottobre 2013 | IBC news

Un crocefisso di cera

A San Martino in Rio la mostra “Anatomia del sacro”

A cura di Valeria Cicala

19 ottobre 2013

Ancora una volta ci troviamo a constatare quale sia la ricchezza, a volte imprevedibile, del patrimonio storico-artistico del nostro paese e come ogni luogo sia capace di regalare emozioni e sorprese che testimoniano le nostre risorse creative ed artistiche.

Muovendo da questa premessa vi suggeriamo di visitare alla Rocca Estense di San Martino in Rio, in provincia di Reggio Emilia, la mostra dedicata ad uno straordinario crocefisso in cera del XVII-XVIII secolo, del quale si è appena ultimato il restauro e che fa parte del patrimonio del locale Museo dell’Agricoltura e del Mondo Rurale.

L’esposizione, che rimarrà aperta al pubblico dal 20 ottobre 2013-12 gennaio 2014, è stata curata, come pure la brochure e gli apparati didattici, da Beatrice Orsini e Iolanda Silvestri dell’IBC con Milena Semellini e Marco Vergnani del Comune di San Martino in Rio. Il restauro dell’opera e realizzazione della teca che la conserva è stato finanziato dall’IBC sotto la guida di Iolanda Silvestri e la supervisione della Soprintendenza per i Beni Artistici Storici e Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia.

Il crocefisso è stato realizzato dalle mani di un artista che gli ha dato un’impronta di particolare finezza e di forte realismo, ma ciò che sorprende, dal momento che si tratta di un oggetto di culto, è che presenti un’apertura tra sterno e ventre con l’apparato viscerale visibile, come nelle bellissime cere anatomiche sulle quali, soprattutto dalla seconda metà del Seicento studiavano e si preparavano i medici. Si pensi allo strepitoso patrimonio di cere anatomiche conservate nei musei universitari di Bologna.

Federica Dal Forno, che ha studiato e restaurato il prezioso manufatto, ipotizza per l’identità dell’artista che l’ha realizzato, perfino il nome assai prestigioso dell’abate gesuita Giulio Gaetano Zummo noto ceroplasta siciliano che ha lavorato alla corte di Cosimo III de Medici e del Re Sole e che come altri plasticatori dell’epoca, oltre alle cere figurate, realizzava cere anatomiche per la scienza medica. La studiosa vede in questo oggetto che può apparire quasi blasfemo, una risposta cattolica alle dilaganti eresie del periodo. Davvero ben fatta e ricca di informazione anche su tutte le fasi del restauro è la brochure che è stata realizzata e sarà distribuita in occasione dell’inaugurazione; la medesima sarà disponibile online da dicembre sul sito IBC.

Ma qualche parola va spesa anche per conoscere come è giunto in questo museo della bassa reggiana, dedicato al territorio e a tutte le sue tradizioni e caratteristiche economiche e ai risvolti socio-antropologici che lo caratterizzano. Non c’ è nulla di casuale e l’opera ben si inserisce nel tessuto espositivo in quanto si tratta della donazione fatta da una famiglia, i Bertani, fortemente radicati e protagonisti della compagine agricola del territorio, a cui è dedicata una sezione di questo bel museo anche grazie ai quadri del marito di Raffaella Bertani, il pittore Uber Coppelli. Sebbene il crocefisso non sia di fattura locale, è parte del patrimonio di una famiglia del luogo ed è dunque espressione di una comunità e delle sue risorse.

Per saperne di più: www.ibc.regione.emilia-romagna.it

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