3 dicembre 2012
Mentre a Bologna si conclude il Forum Euro-Cina, che ribadisce i forti rapporti di scambio culturale e commerciale con la nostra Regione a Parma il Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma riapre al pubblico da martedì 4 dicembre 2012 terminati i lavori di completa ristrutturazione e in un allestimento che propone una lettura coerente dello straordinario patrimonio. Le soluzioni espositive adottate consentono una lettura distesa e la possibilità di cogliere a pieno la bellezza e il valore dei manufatti che ne compongono il percorso.
Gli esordi del Museo dei padri Saveriani risalgono al 1901, quando al termine della Esposizione Universale di Torino del 1898, il Senatore Fedele Lampertico di Vicenza donò alcuni pregevoli oggetti a Mons. Conforti, Vescovo di Parma e Fondatore della comunità dei Saveriani. La mostra di Torino aveva suscitato un enorme interesse per l’Oriente, i suoi modi di vita e la sua arte. Da questa mostra e da quella donazione, nell’intento di far conoscere la Cina, nacque anche il Museo di Parma. Arricchito da successivi apporti fino agli anni ’50 come pure si è incrementato il patrimonio etnografico proveniente anche da altre aree geografiche: Giappone, Indonesia, Brasile, Messico ed Africa.
Tre le sezioni portanti del museo: la sezione artistica ed artigianale sulla Cina, quella etnografica dell’America Latina e quella africana Fondamentale per il recupero di materiali e tessuti esposti è stata la intensa collaborazione quella fra l’IBC e il museo in corso da oltre un decennio, che si è tradotta nel corso del tempo in alcuni importanti progetti di conservazione e restauro dei preziosi manufatti delle collezioni cinesi. Il nuovo allestimento museale consente a visitatori e studiosi di apprezzare dei manufatti preziosi e anche di meglio comprendere i rapporti culturali e i percorsi attraverso i quali si sono formate queste collezioni e come esperienze di carattere colonialistico e commerciale si sono intrecciate con episodi di evangelizzazione e di ricerca scientifica. Per saperne di più: www.ibic.regione.emilia-romagna.it
