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14 Dicembre 2013 | IBC news

Ritorno a Santa Sofia

Un’esposizione per Sergio Vacchi

A cura di Valeria Cicala

14 dicembre 2013

Una bella mostra a Santa Sofia per un artista che ha legato il suo nome anche al Premio Campigna.
Alla Galleria d’arte contemporanea “Vero Stoppioni”, è in corso una monografica incentrata su Sergio Vacchi, che quel premio vinse nel 1970 e al quale ora si rende omaggio sottolineando il forte rapporto che egli ebbe sempre con il concorso.

Con il titolo “Sergio Vacchi una vita contigua”, un autore di chiara fama torna negli orizzonti della Romagna, nel tessuto e nella storia di un’iniziativa, il Premio Campigna, che ha goduto sempre di grande autorevolezza e prestigio grazie a coloro che lo hanno animato, alle prospettive e agli incontri transgenerazionali che ha creato, c’è confronto tra grandi artisti affermati e nuove figure e modi di rappresentare.
Vacchi vince l’edizione del 1969 ex aequo con Arturo Bonfanti Vacchi per il suo Abbraccio del temporale, datato 1969, che reca evidenti i segni della svolta operata dall’autore con i grandi cicli storici, verso una nuova figurazione di marca espressionista. Nell’opera premiata, “entro un paesaggio d’incombente metafisicità, sontuosamente campeggiano figure emblematicamente scaturite dall’ umoroso terreno dell’ introspezione”.

Nell’esposizione odierna, realizzata d’intesa con la Fondazione Vacchi – Castello di Grotti, figurano cinquanta opere esemplari, che documentano il lungo percorso creativo dell’artista.

Nato a Castenaso di Bologna nel 1925, iniziò a dipingere durante il periodo universitario, seguendo le lezioni di Roberto Longhi ed in contatto con il critico Francesco Arcangeli,  che ebbe poi come suo primo e principale sostenitore.Agli esordi, tra la fine degli anni ’40 e i primi anni ’50, la sua opera  – come quella di tanti suoi coetanei – si riconduce all’impegno sociale e alla lezione di Picasso come pure palese è l’attrazione verso il naturalismo alla Cézanne.

Dopo la  successiva stagione informale, tra il 1956 ed il ’62, breve, ma intensamente vissuta, Vacchi si trasferì a Roma. Qui iniziò ad affrontare i suoi più impegnativi cicli pittorici, quello conciliare, quello storico su Federico II e quello scientifico su Galileo.
Una declinazione espressionista connota a questo punto la produzione del Maestro, ricca di simbologie e con il ricorso frequente alla mitologia ed alle scritture antiche. Ma ci saranno anche altre esperienze.

Tra le ultime apparizioni pubbliche del Maestro si ricorda la grande mostra allestita al Palazzo del Ridotto di Cesena (2003), intitolata al mito di Greta Garbo. Recente è la pubblicazione del “catalogo generale” dell’opera di Sergio Vacchi, con la cura di Enrico Crispolti.

Per saperne di più www.ibc.regione.emilia-romagna.it

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