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24 Maggio 2014 | IBC news

Sulla flora del ferrarese

Un nuovo libro per conoscere meglio un territorio

A cura di Valeria Cicala

Se è vero che la facies architettonica di una città rivela molto della sua situazione culturale e delle scelte che si operano, indubbiamente molto si può capire di un territorio osservandone e studiandone la flora. Si possono percepire lo stato di salute e le condizioni naturali di un’area attraverso le caratteristiche o i mutamenti della flora. E la bellezza delle diverse specie oltre a gratificare lo sguardo è espressione di un contesto più o meno rispettato.

Accogliamo, dunque, con grande interesse ed entusiasmo il volume che verrà presentato sabato 24 maggio, a Ferrara, alla Biblioteca Ariostea, La Flora del Ferrarese di Filippo Piccoli, Mauro Pellizzari e Alessandro Alessandrini (e la collaborazione di Lisa Brancaleoni, Giampaolo Balboni e Nicola Merloni), edito Longo per l’Istituto beni culturali, esito di un progetto pluridecennale, al termine di esplorazioni sistematiche e quanto più accurate possibile del territorio.

È da sottolineare che da oltre un secolo non si pubblicava un catalogo della flora del Ferrarese. Risale infatti al 1909 il volume Contributo alla flora vascolare della Provincia di Ferrara e in questo ampio arco di tempo le modifiche dell’ambiente, dovute spesso all’intervento, non sempre felice dell’uomo, hanno portato all’estinzione di alcune specie, come pure hanno favorito l’insediarsi di una flora esotica ma anche di quella genericamente ruderale.

Gli autori di questo importante libro hanno proceduto con metodo, profonda competenza, conducendo una ricognizione paziente in zone di forte interesse scientifico, ma anche di bellezza e suggestione rilevante; contesti da percorrere, da conoscere perché aiutano a meglio comprendere pure profili sociali e umani di un ambiente.

Sono stati analizzati sia i lembi di maggiore e più noto valore naturalistico, come il Delta del Po (il Gran Bosco della Mesola, le zone umide salmastre, le dune costiere), le Dune di Massenzatica, la Foresta Panfilia, Campotto e Valle Santa. Ma sono stati esplorati anche luoghi meno importanti, in quanto più modificati, ma ricchi di specie diverse e per gran parte di origine esotica: le aree urbane, i canali, i campi, le aree industriali dismesse, le aree ferroviarie.

Il libro rende conto anche dei dati raccolti dai predecessori, si muove dai botanici ottocenteschi, esponenti della Scuola Botanica Ferrarese che hanno costituito un momento importante della ricerca. Le loro opere a stampa, ma anche i campioni essiccati, oggi conservati nell’Erbario ferrarese, sono stati analizzati e archiviati. È stata così trovata testimonianza della presenza, storica e attuale, di oltre 1300 entità sistematiche diverse.  Tra queste un numero significativo è oggi scomparso; soprattutto si tratta di piante di ambienti umidi, ma anche commensali di colture. Molte piante sono state rinvenute per la prima volta e se ne dà notizia proprio in questa sede.

Non poteva esserci momento più appropriato di questo ultimo scorcio di maggio, così denso di eventi dedicati a parchi e giardini, per avviare le presentazioni di un libro prezioso che, grazie ad un rilevante apparato fotografico, permette di farsi un’idea di alcune delle piante di cui si parla e anche della loro rigogliosa e rasserenante bellezza.

Per saperne di più : www.ibc.regione.emilia-romagna.it

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