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20 Aprile 2012 | Paesaggio dell'anima

L’economia giusta

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

21 aprile 2012

Le musiche di questa puntata:Paul Weller, Shel Shapiro, Bob Dylan, Pink Floyd, Nick Cave & The Bad Seeds.  

 Musica. Paul Weller: Study in Blue.  

 A volte ritornano, e tornano alla grande. Abbiamo ascoltato Paul Weller, icona del brit-pop, che a 54 anni, dopo le gloriose esperienze con Jam e Style Council, propone nuovi “calci sonici”, il nome – che più chiaro non si può – del suo ultimo lavoro, Sonik Kicks.
Calci intelligenti al conformismo li ha tirati invece, per tutta la vita, Edmondo Berselli, il giornalista e scrittore modenese che ci ha lasciato due anni fa, a soli 59 anni. Berselli era capace di scrivere con lo stesso acume di calcio, di musica leggera, del suo amato cane, di economia e del mondo culturale italiano. Prima di andarsene, ci ha lasciato un breve saggio, “L’economia giusta”, che ora l’editore Einaudi ha ripubblicato nei Tascabili con una nuova prefazione di Romano Prodi, l’ex presidente del Consiglio. Nel 2008 Berselli, sempre in vena di giuste nostalgie, ha scritto un’opera teatrale sugli anni Sessanta affidata alla voce del leader dei vecchi Rokes, Shel Shapiro, che ora ci regala la sua interpretazione di un classico dei Rolling Stones.

 Musica. Shel Shapiro: Let’s spend the night together (cover dei Rolling Stones, da “Sarà una bella società”, 2008).  

 L’“economia giusta” di cui parla Berselli nella sua ultima, amara riflessione, è quella che non troviamo intorno a noi. Quella “ingiusta” la conosciamo bene, perché ci ha portato dentro la crisi attuale, da cui non s’intravede una via d’uscita. L’economia ingiusta è quella che consente all’amministratore delegato di una grande azienda di guadagnare tre o quattrocento volte più dei suoi impiegati, mentre nella società fordista si sarebbe accontentato di un reddito solo trenta volte superiore a quello dell’usciere. L’ingiustizia sta dunque nella cattiva distribuzione del reddito, che fa sì che il 10 per cento degli italiani più ricchi detenga poco meno della metà della ricchezza netta globale. L’insegnamento di Berselli, scrive Prodi, è semplice ed esatto: non si può costruire il futuro ripetendo gli errori del passato: errori che hanno portato alla sottomissione della politica e, possiamo dire, di tutti noi, al mercato e alla finanza. Torniamo un attimo alle utopie sessantottine, quando ci s’immaginava una società diversa, dove l’amore avesse una parte importante. E’ del 1969 Lay lady lay di Bob Dylan.

 Musica. Bob Dylan: Lay lady lay.

 «Stai distesa donna, distesa sul mio grande letto d’ottone / resta donna, resta mentre la notte è ancora inoltrata / ho aspettato a lungo per vederti alla luce del mattino/ ho aspettato a lungo per raggiungerti nella notte / resta donna, resta, la notte è ancora inoltrata».  Queste le parole della canzone. Ma quale amore è mai possibile oggi? Siamo stati inchiodati alla croce del “pensiero unico monetarista”, e tutte le alternative che abbiamo cercato hanno fallito. Le scale del capitalismo sono crollate: è credibile un sistema dove la ricchezza è in mano a pochi e la povertà si espande sempre di più? Protestano gli indignados, protestano i dimostranti contro Wall Street. Servono giustizia distributiva e giustizia sociale, scrive Berselli. Siamo nel 1973: i Pink Floyd cantano Money: “Soldi, sono un crimine / Dividi equamente, ma non prendere una fetta della mia torta / Soldi, così dicono / Sono l’origine di tutti i mali di oggi”.

 Musica. Pink Floyd: Money.

 Forse solo la dottrina sociale della Chiesa – sostiene il laico Berselli – ha individuato i principi e i valori cui dovrebbe ispirarsi l’economia. Dare il giusto a tutti, correggere il “dio” mercato con “forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca”, temperandone i poteri ben sapendo che una crescita senza limiti ci porterebbe alla rovina. Dobbiamo abituarci “ad avere meno risorse. Meno soldi in tasca. Essere più poveri”. A esigere di meno da noi stessi, dalla nostra voracità, e dal nostro unico pianeta, ormai arrivato al collasso.
Easy money, soldi facili, cantava Nick Cave. Non è più tempo di soldi facili. 

Musica. Nick Cave & The Bad Seeds: Easy Money.

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