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6 Marzo 2010 | Paesaggio dell'anima

Lòm à mêrz (lumi di marzo)

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

6 marzo 2010

Le musiche di questa puntata: Antonio “Rigo” Righetti, Quinzân, Luisa Cottifogli, Luciano Ligabue.

Musica. Antonio “Rigo” Righetti: Walking down the green river

Sembra Bruce Springsteen, ma viene da Modena. Lui è Antonio “Rigo” Righetti, un basso che suona, una strada che s’intravede, costeggia un fiume verde, un orizzonte di pioppi e, forse, porta la primavera. “Smiles & Troubles” è il suo ultimo lavoro, che cerca di unire la passione per la musica con quella per la letteratura: Kerouac con le sue strade che si srotolano davanti agli occhi assonnati, e Johnny Cash con i suoi talkin’ blues.  Gli spettacoli di Rigo sono dei live-reading, una sorta di drammaturgia sonora dove la musica impasta e accompagna i versi dei poeti americani, ma anche di Pavese, Pessoa. E alla fine, parole e note cercano un senso a questo nostro vagabondare sotto un cielo che comincia a schiarirsi, ma non è ancora primavera.

 Musica. Quinzân: Lòm à mêrz.  

Il brano che sta finendo è Lòm à mêrz dei Quinzân, gruppo romagnolo che porta il nome del podere del suo leader, Pietro Bandini, musicista e agricoltore. Musica, dunque, legata alla terra, al lavoro contadino: “Musica nelle Aie”, come si chiama il festival internazionale di musica folk, di cui lo stesso Bandini è direttore artistico. La Romagna è una terra storicamente votata all’agricoltura. E l’agricoltura, come tutte le attività all’aperto, è soggetta alle avversità meteorologiche. Così, la tradizione contadina del passato voleva che per impedire la malasorte fossero fatti dei riti propiziatori, come i fuochi magici: i Lòm a mêrz, i lumi di marzo. L’accensione di falò propiziatori intendeva celebrare l’arrivo della primavera e invocare un’annata favorevole per il raccolto nei campi, ricacciando il freddo e il rigore dell’inverno. Questa antica tradizione, protrattasi fino agli anni Trenta del Novecento, ha perso il suo carattere di festa dopo la guerra, ma viene oggi riproposta, dal 26 febbraio al 3 marzo, in vari comuni delle province di Ravenna, Forlì e Ferrara, che hanno visto, così, riaccendersi i fuochi di marzo, i Lòm à mêrz.
Siamo in Romagna, e dunque ascoltiamo un’altra voce della terra, Luisa Cottifogli.

Musica. Luisa Cottifogli: LoLoLo.

Non possiamo evitare – e voi ascoltatori lo sapete – di fare le lodi di questa cantante, compositrice, attrice, performer. Luisa Cottifogli è il canto della Romagna che si mescola alle voci provenzali, celtiche, indiane, arabe, cioè alle diverse latitudini della world music, come ai vocalizzi da soprano che attingono alla sua formazione classica, ma anche alle roche caverne del blues, ai ritmi sinuosi del jazz e alle asprezze del rock. Il brano precedente era tratto da “Rumì”, straordinario lavoro che restituisce sonorità “world” al dialetto romagnolo facendogli oltrepassare confini geografici e musicali. Siamo all’imbrunire, nelle campagne si accendono i grandi falò di marzo; intorno si canta, si danza, si beve. La gente è felice nella prima aria della sera. Qualcosa di sacro, di arcano, aleggia intorno ai fuochi, al fugarèn. Si bruciano i rami secchi e i resti delle potature. S’incoraggia la bella stagione a farsi avanti, piano piano.

Musica. Quinzân: Lòm à mêrz.

Siamo a marzo, e i giardini – come dice la famosa canzone di Lucio Battisti – “si vestono di nuovi colori / e le giovani donne in quel mese, vivono nuovi amori”. Canzone dell’inquietudine, sicuramente una delle più belle mai scritte in Italia. I giardini di marzo sono timidi tentativi di sfuggire all’inverno, di spalancare le braccia alla nuova stagione. Dentro il petto (“in fondo all’anima”) ci sono “cieli immensi e immenso amore”, ma manca ancora “il coraggio di vivere: quello, ancora, non c’è”. Così è marzo: non siamo ancora fuori del lungo, oscuro inverno; e non siamo ancora dentro la rigogliosa estate. Ma lasciamo la parola – visto che oggi abbiamo dato spazio solo ad artisti della nostra regione – al grande Liga, il Luciano Ligabue di Correggio. Facciamo cantare a lui “I giardini di marzo”.

Musica. Luciano Ligabue: I giardini di marzo (di Lucio Battisti).

 

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