Salta al contenuto principale
31 Gennaio 2015 | Paesaggio dell'anima

Maestri in giro per l’Europa

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri

Desireless: Voyage voyage.

Cari ascoltatori, il Settecento è un’epoca in cui il viaggio assume una dimensione nuova, di scoperta, di conoscenza, e anche di necessità. Basta leggere le memorie di Giacomo Casanova, o di altri intellettuali, per capire come, nonostante le strade e i mezzi di trasporto rudimentali, alla gente di allora piacesse viaggiare. Non parliamo solo del “Grand Tour” in Italia, dove giovani artisti, aristocratici e uomini di Stato del Nord Europa venivano a toccare con mano quel che restava della cultura classica, e ne facevano un elemento importante della loro formazione. Parliamo anche di tutti i nostri artisti che girovagavano per le corti d’Europa, desiderosi di prestare i propri servizi a chi li richiedeva, re, principi, alti prelati, istituzioni pubbliche. Ve ne sarete accorti anche voi ascoltando le brevi biografie dei musicisti nati in Romagna che abbiamo infilato nella puntata scorsa tra un brano musicale e l’altro. E vi avevamo già parlato, in una puntata della rubrica “Protagonisti”, di Giuseppe Sarti, nato a Faenza nel 1727 e morto a Berlino nel 1802, che in vita fu quasi più famoso di Mozart. Adesso lo ascoltiamo in un oratorio russo, perché Sarti nella sua permanenza a San Pietroburgo fece anche questo, dopo essersi cimentato con un’opera nazionale danese quando era a Copenaghen alla corte di Federico V.

Giuseppe Sarti: Gospodin pomilujny (Coro della Filarmonica di Praga e Orchestra Sinfonica di Bratislava).

Era al culmine della carriera, Giuseppe Sarti, quando nel 1784 fu invitato dall’imperatrice di Russia Caterina II a dirigere la cappella imperiale. Accompagnato dalla moglie e dalle figlie, raggiunse San Pietroburgo passando per Mantova, Venezia e Vienna. In quest’ultima città, chiamato dall’imperatore Giuseppe II, incontrò Haydn e Mozart. Sarti si sperticò in lodi per Haydn ma non ricambiò la considerazione che Mozart aveva per lui. Sul loro incontro si conserva una lettera di Mozart a suo padre, in cui Wolfgang mostra di apprezzare il lavoro di Sarti. Ma quando Mozart compose nel 1787 i suoi sei quartetti dedicati a Haydn, Sarti, che forse era geloso perché voleva entrare nelle grazie di Haydn, disse che la musica di Mozart era per “barbari senza orecchio”. Mozart, invece, introdusse un’aria di un’opera di Sarti nella scena della cena del Don Giovanni, ed è questo, oggi, il motivo principale per cui Sarti è ancora conosciuto. Contemporaneo di Sarti era un altro romagnolo, Giovanni Battista Cirri, nato a Forlì nel 1724 e morto nel 1808, sempre a Forlì. Suonava l’organo e il violoncello, di cui era considerato un gran virtuoso.

Giovanni Battista Cirri: Concerto n. 1 in la maggiore per violoncello, op. 14: I. Allegro maestoso.

Anche Cirri, come Giuseppe Sarti e come Mozart, fu allievo a Bologna di Padre Giovanni Battista Martini. E anche lui girò l’Europa: organista della cattedrale di Forlì, si spostò poi a Parigi dove pubblicò i suoi primi lavori, e si trasferì quindi a Londra nel 1764. Fu al servizio del duca di York come musicista da camera e del duca di Gloucester, il fratello di re Giorgio III, come direttore di musica. Era presente al primo concerto londinese del diciottenne Mozart, durante il quale suonò alcuni  assoli di violoncello. Durante il periodo londinese compose le Tre Sonate per violoncello e basso continuo che costituiscono il suo più grande lascito, tant’è che vengono ancora utilizzate per la didattica.

Giovanni Battista Cirri: Sonata n. 1 in re maggiore per tre violoncelli, op. I: II. Allegro.

Ma la Romagna, cari ascoltatori, è anche bel canto. Non potendo riprodurre la voce di un tenore dell’Ottocento, possiamo almeno raccontarvi la vita. Parliamo di Giuseppe Siboni, nato a Forlì nel 1780 e morto a Copenaghen nel 1839. Girò anche lui l’Europa, con diverse compagnie d’opera italiane, fermandosi dapprima a Praga per sposare la figlia di un banchiere. Debuttò alla Scala di Milano nel 1805 e l’anno dopo arrivò a Londra dove per tre stagioni cantò al King’s Theatre. Dal 1810 al ’14 cantò tra Vienna e Praga; tornò poi in Italia per interpretare diversi ruoli, esibendosi spesso al Teatro Comunale di Bologna. Il 29 gennaio 1817, nella prima bolognese del «Tancredi» di Gioacchino Rossini, diede vita al personaggio di Argirio. L’aria dell’atto II che vi facciamo ascoltare, è tra le più celebri dell’opera. Interessante è la conclusione della vita di Siboni, a Copenaghen, dove arrivò nel 1819 dopo alcune esibizioni al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo. Il tenore romagnolo era piaciuto al re di Danimarca Cristiano VIII che lo nominò direttore del Teatro Reale Danese, ruolo che conservò sino alla morte nel 1839. A Copenaghen Siboni fondò il primo conservatorio musicale della Danimarca ed ebbe tra i suoi allievi di canto il giovane Hans Christian Andersen, il futuro grande scrittore. Si risposò due volte: la prima con la sorella del poeta tedesco Franz von Schober, amico di Schubert, e la seconda con Joanna, che gli diede un figlio direttore d’orchestra e una figlia cantante.

Gioacchino Rossini: Tancredi. Atto II. Ah! segnar invan io tento. Aria di Argirio.

 

Brano corrente

Brano corrente

Playlist

Programmi