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28 Agosto 2006 | Paesaggio dell'anima

N°24-UNA CITTA’, UNA STORIA

Correggio e la sua “trinità”: Antonio Allegri, detto il Correggio, Luciano Ligabue, Pier Vittorio Tondelli.

Oggi vi parliamo di Correggio, un paese della “bassa”, in provincia di Reggio Emilia, che non avrebbe nulla di particolare se non fosse il luogo natale di tre personaggi straordinari: Antonio Allegri detto il Correggio, appunto, uno dei più grandi pittori del Rinascimento italiano; Luciano Ligabue, popolarissimo musicista e cantautore rock, ma anche regista e scrittore; e Pier Vittorio Tondelli, scrittore di culto della generazione degli anni Ottanta, morto di Aids nel 1991.

Questa la “trinità” di Correggio, sulla quale ha scritto belle pagine il giovane Marco Truzzi. Chiediamo a un altro correggese doc, Enos Rota, amico di Pier Vittorio Tondelli, di parlarci di questo borgo della bassa reggiana a partire dai suoi illustri figli, che in comune hanno solo il fatto di essere nati nello stesso luogo.

Intervista a Enos Rota.

Concludiamo con questo scritto del giovane Marco Truzzi sulla “trinità” correggese di cui ci ha già parlato Enos Rota.

“In terza elementare, quando avevo otto anni, ci hanno portato a Parma, a vedere dal vivo la cupola del Duomo e tutti gli altri affreschi che Antonio Allegri, detto Il Correggio, aveva lasciato lì. E sopra le giacchette ci avevano messo un cartellino con scritto: “Io vengo da Correggio, il paese di Antonio Allegri”. Di modo che, se anche qualcuno di noi si fosse perso, proprio grazie ad Antonio Allegri, detto Il Correggio, avrebbe potuto facilmente essere impacchettato e rispedito a casa.

E però questa cosa qua dimostra anche l’orgoglio di noialtri correggesi, una specie di nobiltà di derivazione principesca – Correggio è stato anche Principato, prima di essere declassato per battitura di moneta falsa…davvero: non sto scherzando! – che per secoli ci ha mandato in giro per il mondo fieri di essere di Correggio, il paese di Antonio Allegri, detto Il Correggio.

Appunto.

Antonio Allegri è nato nel 1489 nella sua casa poi diventata La Casa Natale Del Correggio, in via Del Correggio che, ovviamente, nel 1489 non si chiamava così. Oggi, tutti a Correggio, quando pensano ad Antonio Allegri, detto Il Correggio, se lo immaginano a spasso per le vie del paese esattamente uguale a quello della statua di Vincenzo Vela in piazza San Quirino, con lo sguardo severo e il pennello e la tavolozza in mano, immacolato nel suo abito di marmo di Carrara. A Correggio opera anche la Fondazione Il Correggio che, tra le altre cose, deve farsi carico del problema che a Correggio, di Antonio Allegri, detto Il Correggio, non c’è nulla, se non un quadro di dubbia attribuzione recentemente acquistato. A Dresda sì. A Parigi anche. Pure a New York. Ma a Correggio tutto ruota solo intorno a quell’articolo IL, Il Correggio, capace di fare la differenza: Il Parigi, per esempio, non esiste. Antonio Allegri, detto Il Correggio, invece, sì.

Poi, a circa quindici anni, è successa una cosa nuova durante un campeggio. È successo, cioè, che, incontrando un gruppo di ragazzine provenienti da un altro posto, alla loro fatidica domanda esploratrice Voi di dove siete?, noi abbiamo risposto Di Correggio, e loro, tutte in coro Ma dai, il paese di Ligabue! Che, tra parentesi, è quello di RadioFreccia, visto che anche a Gualtieri sostengono di essere il paese di Ligabue, solo che nel loro caso si tratta del pittore.

Questa cosa del cantante Ligabue viene fuori nel 1990 con Balliamo sul Mondo e tutto il resto, e già alla fine di quell’anno lì era tutto un dire ahhhh, ma io me lo ricordo quando era alto così (gesto con la mano) oppure ma perdio se lo conosco Ligabue…che tutti i venerdì sera veniva qua dietro a giocare a calcetto.

Insomma, vien da sé che Ligabue lo conoscono tutti, ma proprio tutti, fin da subito. E poi dopo Ligabue diventa sempre più famoso e scrive un paio di libri e fa anche due film. E, appunto, nel film RadioFreccia, tutti a Correggio fanno le comparse per andarsi a vedere al cinema, a dire guarda quello lì o là dietro son vicini a casa mia. Sicché, comunque, il cantante Ligabue continua per un bel po’ ad abitare a Correggio e ne parla in tutte le sue interviste e in paese arriva un bel po’ di gente per vedere i posti delle sue canzoni e poi per disturbare gli altri omonimi Luciano Ligabue che abitano a Correggio, ma che non c’entrano niente.

Per arrivare a Pier Vittorio bisogna aspettare almeno le scuole superiori, quando la prof. di italiano tira fuori tutto un discorso strano e pieno di raccomandazioni su Altri libertini che si vede lontano un miglio che lo fa solo perché, in qualche modo, è costretta, ma che ottiene l’esatto effetto di creare una sorta di leggenda proibita intorno al libro in questione. E allora, pian piano, ci si inizia a interessare della cosa e si scopre che il paese è pieno di persone che l’hanno conosciuto (giacché lui è morto nel 1991), e alcuni sono anche quelli dei Biglietti agli amici, e la parrocchia è proprio quella lì di San Quirino, dove ci si va alla domenica. E si scopre anche che ben difficilmente sarà possibile tanto presto andare in giro a dire Correggio, il paese di Tondelli, perché il paese questo suo figlio non l’ha ancora accettato del tutto. E infatti la biblioteca è intitolata a Giulio Einaudi e non a Pier tradotto in ‘anta lingue nel mondo.

Eppure c’è gente che arriva a Correggio solo per lui e va a finire fino a Canolo, al cimitero, per portargli un saluto.

Ogni anno si organizza anche un convegno, più o meno a dicembre. Che fuori fa freddo. Ma nella semplice constatazione di tutto questo non c’è mica amarezza. Semmai ci deve essere consolazione. Già, proprio il caro vecchio cattolico termine consolazione, nel vedere quanto e fino a che punto le parole scritte a suo tempo da Pier Vittorio parlino alla contemporaneità e quanto l’italica letteratura debba gran parte delle proprie poche fortune alle intuizioni e alle sponsorizzazioni di un uomo forse più generoso con gli altri che con se stesso.

Comunque, giusto per inciso, quando si vuole legare Tondelli a Correggio, si passa subito a Il paese è un piccolo borgo di Camere separate, e poi giù, fino alla descrizione per filo e per segno della folkloristica processione del Venerdì Santo, che arrivano fino dall’Australia per vederla. Ma Correggio è presente in tutta l’opera di Tondelli. Dunque, Antonio Allegri, detto Il Correggio, è il passato glorioso fattosi articolo determinativo, Luciano Ligabue declina nelle varie forme artistiche la poetica del piccolo borgo. Con Pier, invece, emerge in tutta la sua evidenza l’irrisolvibile dilemma di Correggio, amante sonnacchiosa e seducente, un posto da cui fuggire a gambe levate, ma di cui, allo stesso medesimo tempo, non è possibile fare a meno.
Terribile. Ma è così.

Questa, pertanto, è la piccola trinità correggese, Antonio Allegri, detto Il Correggio, Luciano Ligabue e Pier Vittorio Tondelli. In comune non hanno proprio nulla, se non la particolare collocazione geografica della loro nascita. Nonostante quello che (qualcuno) si diverte a sostenere, non c’è aria, non c’è acqua, non c’è assolutamente nulla di straordinario da queste parti, o, almeno, nulla da poter giustificare una produzione del genere.
Eppure.
Eppure, mettiamola così: è tutto in un gioco di prospettiva, come appunto nella cupola del Duomo di Parma. La prospettiva inganna e fa apparire piccole cose che in realtà non lo sono affatto. E viceversa.

E, dunque, anche un piccolo paese può raccontare cose che valgono per tutto il mondo. Senza nemmeno rendersene conto. Basta aver la voglia di farlo.
Correggio, Emilia, 2006.
Dovremmo essere nel cuore di qualcosa che non so.”

 

Brano corrente

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