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23 Marzo 2006 | Paesaggio dell'anima

N°2-IL PAESAGGIO DELL’ANIMA

Un viaggio in regione attraverso la musica. 2° Puntata

Riprendiamo il nostro viaggio con i versi di un grande poeta di Parma, Attilio Bertolucci: “Lasciami sanguinare sulla strada / sulla polvere sull’antipolvere sull’erba / il cuore palpitando nel suo ritmo feriale / maschere verdi sulle case i rami di castagno…”.

E’ una notte senza stelle e non si vede niente sulla via Emilia, non si vedono gli alberi lungo la strada e qualcuno forse sanguina, per amore o disperazione, da qualche parte – stiamo andando verso Modena.

 Ma osservando bene il cielo – occorre parcheggiare la macchina davanti alla trattoria dove ci siamo fermati tante volte, e scendere e guardare in su -; osservando bene il cielo padano – che non è così mutevole e vasto come i cieli nordici, ma sembra quasi familiare, incapaci di riservarci particolari sorprese: una porzione di aria e di infinito a nostra disposizione – osservando il cielo, insomma, ci sembra adesso di vedere un punto luminoso. Il sottile velo della notte fa trasparire, stanotte, una sola stella. Pensiamo a qualcuno che ci è caro: che ci è particolarmente caro. Concentriamoci su questo pensiero. E intoniamo, con il rocker di Correggio, Luciano Ligabue, questo splendido pezzo che si chiama, appunto, “Piccola stella senza cielo”.

 Musica: Luciano Ligabue, Piccola stella senza cielo.

 Corriamo lungo la strada regina: fra la via Emilia e il west – direbbe Francesco Guccini. Fra la via Emilia e il west è compreso tutto lo spazio di questa nostra terra che sta tra l’immobilità metafisica del ferrarese Giorgio De Chirico e la velocità futurista di Enzo Ferrari, modenese. Una terra delimitata a nord dal fiume Po, a est dal mare Adriatico e a sud dai rilievi dell’Appennino ma che si apre a dismisura a tutto il mondo perché entri in autostrada a Carpi e non esci più fino ad Amsterdam – come scriveva Pier Vittorio Tondelli di Correggio, morto di Aids nel 1991, a 36 anni. Ti metti su questo rullo d’asfalto e vai e vai, e in certe giornate su questo lungo corridoio d’asfalto ti arriva dritto l’odore del mare del nord che spazza le strade e la campagna. E allora – dice il “Pier” che è morto ma è ancora tra noi – ti sembra di sentire la salsedine delle burrasche dell’Oceano e persino il rauco gridolino dei gabbiani e lo sferragliare dei docks e dei cantieri, e anche il puzzo sottile delle alghe…

 Ci sono giorni o notti in cui questo paesaggio dell’Emilia-Romagna, ma soprattutto dell’Emilia, volge al nord, e altri in cui, soprattutto in Romagna, accarezza il sud. Tra nord e sud si stringe e si dilata questa nostra terra, come una fisarmonica: si restringe al cortile di casa e si allarga a comprendere l’intera Europa perché – non dimentichiamolo – l’Emilia-Romagna ha una sua riconoscibilità, se non altro perché è tra le regioni più ricche e avanzate del continente. Nord e sud, naturalmente, sono dimensioni dell’anima: emozioni, sensazioni, colori, odori. Entri in un mercato a Ravenna, e ti sembra Oriente; nei cantieri ti sembra Africa, per la presenza dei senegalesi. Poi sei in autostrada – da Bologna direzione Milano – guardi fuori dal finestrino le campagne e le fabbriche, il cielo grigio, e se non senti, come dice Tondelli, il gridolino dei gabbiani sui docks, poco ci manca… E’ Europa, baby…

E comunque sia, l’Emilia-Romagna, questa regione compresa tra un fiume, un mare e i monti, è la nostra heimat, come direbbero i tedeschi: è la nostra “patria del cuore”. Verrebbe voglia di gridarlo, per la felicità e la disperazione di essere qui, di essere di qui…

 Musica: Modena City Ramblers, solo strumentale (Comb)

 Alziamo il volume dello stereo. C’è uno che canta “la vita è un brivido che vola via / è tutto un equilibrio sopra la follia”. E’ il rocker emiliano, anzi italiano, più famoso: quello che ai concerti raduna come ridere 100 mila persone. E’ Vasco Rossi, viene da Zocca, un borgo sull’Appennino modenese. Vasco Rossi, lo sballato di Zocca, lo scoppiato, il cantante maledetto. Uno che non gliene frega niente, che non ha messaggi, uno spericolato, che  va sempre al massimo. Vasco è una leggenda, un mito: più per quello che è che per quello che canta, come disse di lui un altro mito – ma della letteratura – Pier Vittorio Tondelli. Vasco, anzi il Blasco, come lo chiamano i fan, è riuscito a interpretare la grande anima rock della provincia italiana. Un provinciale diventato star suo malgrado. Un marginale che non viene dalle periferie urbane, come accade di solito, ma da un ridente borgo dell’Appennino. I ragazzi lo amano, lo seguono proprio perché non è da esempio per nessuno. Mentre lo ascoltiamo, indirizziamo la macchina verso il suo paese, Zocca, verso il Frignano, dove forse abita una ragazza che si chiama Sally.

 Musica: Vasco Rossi, Sally. 

 Da Zocca saliamo verso Sestola, un angolo verde dell’Appennino modenese appoggiato ai piedi del Monte Cimone. Siamo nel Frignano, lontano anni luce dal nastro d’asfalto dell’autostrada A 1 – che è la nostra highway dei sogni – e dal rettifilo padano della via Emilia. Sestola è una apprezzata località sciistica d’inverno e un luogo di tranquillo riposo nella bella stagione. Si viene qui anche alla ricerca dei buoni sapori dell’Appennino: funghi porcini, formaggi, ma anche cioccolato e croccante, che i maestri pasticcieri del luogo realizzano in modo sublime partendo da una semplice base di zucchero e frutta secca. Attraverso un sentiero da cui si gode un bel panorama sulla pianura di Modena e Bologna, si arriva alla rocca del XVI secolo che domina il borgo. Nel castello sono ospitati il museo degli strumenti musicali meccanici e quello della civiltà montanara. Nel parco del castello un gruppo di appassionati ha creato il “Parco delle anime salve”, in cui sono riportati su pannelli i testi delle più famose canzoni di Fabrizio De Andrè, il cantautore e poeta genovese che viene studiato anche a scuola.

 Quella che vi proponiamo ora è una splendida interpretazione di una delle più belle e note canzoni di De Andrè, “Amico fragile”,  fatta da Vasco Rossi, il rocker di Zocca, dal vivo a Genova il 12 marzo 2000, durante il grande concerto in onore di De Andrè, scomparso l’anno precedente. In questo concerto i migliori cantanti e autori italiani si sono cimentati con i pezzi di De Andrè. Ma cos’hanno in comune il raffinato cantautore genovese e lo spericolato di Zocca, i cui testi non hanno la forma ordinata dei cantautori, ma sono una specie di flusso di coscienza o monologo interiore, a volte ripetitivo e confuso? In comune c’è la ribellione all’ordine costituito, certo più consapevole e razionale in De Andrè, più istintiva e ingenua in Vasco Rossi, che sembra il simbolo vivente della vecchia triade sesso, droga e rock ’n roll. Eppure, com’è commovente la versione del Blasco di “Amico fragile”. Comincia col leggere l’intervista in cui De Andrè spiegava la nascita della canzone. “Evaporato in una nuvola rossa…, cioè chiuso in cantina a ubriacarmi – racconta De Andrè – in una delle molte feritoie della notte…” – una notte che mi ero arrabbiato con amici che volevano farmi suonare mentre io volevo solo parlare di quello che succedeva in Italia… Dunque una canzone sulla fragilità dei rapporti umani, sulla necessità di evadere in uno spazio onirico, cercando l’annebbiamento di sé. Una canzone nata in un momento di rabbia e di alcool e, dunque… quale miglior interprete di Vasco?  Vasco che ammette: “Oggi mi sento un dio… domani non sto in piedi”.

 Musica: Vasco Rossi, Amico fragile di F. De Andrè.

 Un brano veramente stupendo: “E mai che mi sia venuto in mente – di essere più ubriaco di voi – di essere molto più ubriaco di voi…”. L’ebbrezza come cifra stilistica: ebbrezza di vita, di passioni… E “Benedetta passione” è un altro gioiellino uscito dal cuore di Vasco Rossi e regalato a quella che in qualche modo è stata una sua allieva ed ora è una delle cantanti italiane più famose al mondo: parliamo della romagnola Laura Pausini, che per affermarsi sui mercati internazionali ha cantato anche in inglese, portoghese, spagnolo ed è particolarmente conosciuta nei paesi dell’America Latina. Laura, nata a Solarolo, in provincia di Ravenna, è una che ha iniziato presto: a 8 anni cantava già con suo padre nei locali di piano bar della costa romagnola. Questo pezzo di Vasco Rossi è esattamente ciò che per lui deve essere una canzone: un concentrato di desideri e nostalgie, un simulacro della vita come vuoto a perdere ma degno di essere vissuto. Insomma, una bottiglia da scolarsi fino in fondo, anche a costo di ubriacarsi e rovinarsi il fegato… E intanto inseguiamo l’ultimo lume della valle…

 Musica: Laura Pausini, Benedetta passione.

Vi lasciamo con questa bella canzone e vi diamo appuntamento la prossima puntata.

Brano corrente

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