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22 Settembre 2012 | Paesaggio dell'anima

A narici aperte

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

22 settembre 2012

Le musiche di questa puntata: Frank Sinatra, Luciano Pavarotti, Gilbert Bécaud, Jacaré, Mark Knopfler.

Musica. Frank Sinatra: As time goes by.

As time goes by, “Col passare del tempo”, la canzone del film “Casablanca” con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, è diventata un successo internazionale nell’interpretazione di Frank Sinatra. Conoscete il testo? “Devi ricordartelo / Un bacio è sempre un bacio / Un sospiro è sempre solo un sospiro / Le cose fondamentali rimangono / Col passare del tempo / (…) Qualsiasi cosa porti il futuro/ Col passare del tempo / La luce della luna e le canzoni d’amore non scadono mai / Cuori pieni di passione, gelosia e odio (…) / E’ sempre la stessa vecchia storia / Una lotta per l’amore e la gloria / Una questione di ‘o agisci o muori’ …”.Col passare del tempo: quante cose cambiano e, anche se un bacio è sempre un bacio, le epoche passano, e davanti all’infinità del tempo e dello spazio, cosa sono due o tre secoli come quelli che ci separano dall’avvento delle prime norme igieniche “moderne”, grazie anche a scienziati modenesi come, nel tardo Seicento, il medico Bernardino Ramazzini e lo storiografo Ludovico Antonio Muratori? A proposito di Modena, facciamo una sosta con Luciano Pavarotti, di cui ricorre in questi giorni il quinto anniversario della morte. Lo ascoltiamo in “Caro mio ben” di Giuseppe Giordani, registrato al Teatro Bolshoj di Mosca nel 1990.

Musica. Giuseppe Giordani: Caro mio ben (pianoforte Leone Magiera, voce Luciano Pavarotti, Mosca, Teatro Bolshoj, 1990).   

Nell’Ottocento, scrive Alain Corbin nella “Storia sociale degli odori”, nasce all’interno delle abitazioni borghesi una “nuova gestione degli odori”, grazie alle teorie mediche che per la prima volta mirano in modo convinto a eliminare la sporcizia per ridurre i rischi d’infezione. A farsi interprete, nella casa borghese, della “pulizia perseverante” è soprattutto la donna, come rivela l’onnipresente simbolismo della donna-fiore dolcemente profumata. Per molto tempo la cosmesi rimane condizionata dall’ideale aristocratico della pelle di madreperla che lascia intravedere il fluire del sangue blu: oggi ci viene da ridere a vedere tutta la gente distesa immobile e sudata sulle spiagge per abbronzarsi come lucertole, quando invece la cosa più chic, più aristocratica, sarebbe conservare l’incarnato di Madame Pompadour, reso immacolato dalla freschezza dell’ombra e protetto da guanti, vestiti lunghi e ombrellini!

Musica. Gilbert Bécaud: Madame Pompadour.

Scusate la divagazione. Siamo sempre tentati dal guardarci indietro, di allargare il discorso: di vedere le cose non solo come sono, ma com’erano. Il simbolismo sdolcinato prolifera intorno alla donna quando l’Occidente si stacca dal putrido letamaio che era fino a qualche secolo fa, con i suoi fetori animali, il puzzo di tabacco che impregna i panni dei popolani, l’afrore dei corpi della folla ammucchiata; gli odori della miseria, delle fogne a cielo aperto, degli escrementi e dell’orina stagnante nelle strade, dei detriti alimentari, delle cloache di campagna, dei materassi di piume che s’impregnano del sudore dei dormienti – tutto un mondo di odori oggi inimmaginabili per il quale, per secoli e secoli, erano sconsigliati i bagni, la cui azione sull’organismo veniva considerata sospetta. Come oggi a Napoli con l’immondizia nelle strade, così a Parigi nel 1880 – scrive Corbin – ci si salutava dicendosi: che puzzo, eh? Poi, tutto sarebbe cambiato, l’igiene avrebbe poco a poco preso il sopravvento tra la biancheria sudicia, lo spurgo dei pozzi neri e le latrine di ballatoio. I messaggi olfattivi si fanno più delicati e seducenti, e la toilette non è più percepita come “la più erotica delle trappole”. Ma già negli interni borghesi di Balzac il boudoir è uno spazio intimo e profumato, dove il “gusto naturale delle donne” incontra il profumo dei fiori, mentre per i romantici come Novalis la fanciulla è un fiore campestre che va ad abbracciare la poesia lasciandosi dietro una scia profumata.

Musica. Jacaré: Io sono un fior (sì, vabbè, però …)

Tra il fiore e la donna si crea un dialogo pieno di simboli che continua ininterrotto sino a oggi. Tutto quello che abbiamo detto, trova una sintesi ludica nello Smell Festival, il festival internazionale dell’olfatto che da tre anni si svolge a Bologna nel mese di giugno. Surclassato da immagini e suoni, l’olfatto non si è ancora preso l’importanza che gli spetta: il festival bolognese ha il compito di riscattare la nostra memoria olfattiva, la tenacia dei ricordi associati a un profumo o a un odore, le nostre madeleines proustiane. Nell’ultima edizione si è discusso, a narici aperte, di tante cose. Si è parlato anche del profumo dell’alba. Voi l’avete mai sentito? Si è parlato delle fragranze che si sprigionano dai nostri libri preferiti; del sapore del pane di farina di kamut; del kyphi, l’antichissimo profumo dei faraoni, un concentrato di religione, magia, medicina, cosmesi che veniva usato – secondo Plutarco – per “favorire il sonno, aiutare a fare bei sogni, rilassarsi, togliere le preoccupazioni quotidiane, dare un senso di pace”. Aspettiamo, domattina, la benefica zaffata del primo caffè. E apriamo, infine, la porta al Regno dell’Oro della canzone del grande Mark Knopfler, che nel suo nuovo album, Privateering, mescola blues, folk, country e rock, in un amalgama di suoni di cui sembra di riconoscere l’odore.

Musica. Mark Knopfler: Kingdom of Gold.

Brano corrente

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