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22 Febbraio 2014 | Paesaggio dell'anima

In questa Emilia

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redighieri.

22 febbario 2014

Giovanni Lindo Ferretti: Pons tremolans

Cari ascoltatori, l’immagine che abbiamo oggi dell’Italia è quella di un Paese avvitato su se stesso, incapace di sciogliere i nodi che l’hanno portato a una crisi durissima, con fabbriche che de-localizzano all’estero, negozi e attività che chiudono, assenza di investimenti stranieri e disoccupazione a livelli mai visti. Soffre anche la nostra regione, la quale ha avuto, in più, la sfortuna di un terremoto e una alluvione a due anni di distanza,  che hanno colpito gli stessi luoghi in provincia di Modena; e soffre tutto il nord-est, l’area più ricca del Paese, quella così ben raccontata nei suoi film dal regista Carlo Mazzacurati, scomparso il mese scorso, al quale abbiamo dedicato la puntata precedente del nostro «Paesaggio». Nel cinema di Mazzacurati il benessere economico si paga con l’ignoranza arrogante, lo spaesamento, lo sconfinamento dei suoi personaggi in universi paralleli, spesso marginali: succede allora che uno s’innamori di una prostituta dell’est che spera di redimere, altri rubino un toro o la reliquia di un santo per immaginari guadagni, cercando così di salvare le proprie vite sfasciate.

CCCP: Annarella

Le storie che tutti conoscono ma nessuno racconta: è stato questo il cinema di Mazzacurati, affascinato dalla provincia e dalle storie di margine, quelle stanno al confine tra la realtà e la sua rappresentazione. La settimana scorsa vi abbiamo parlato anche della prima delle tre autrici che, secondo noi, hanno saputo restituire nei loro romanzi l’anima profonda della provincia emiliana, interagendo idealmente con i film di Mazzacurati. Dopo Licia Giaquinto, oggi diamo la parola alle altre due.
Simona Vinci, che vive in un paese vicino a Bologna, in Strada Provinciale Tre racconta di una donna che corre lungo questa strada battuta dai camion, tra i gas di scarico e un paesaggio collassato, di vite sconvolte. La donna corre e corre per sfuggire a un peso insostenibile, in un mondo dove ogni male sfugge ai suoi rimedi, e tanto più la cosa considerata più orribile: la povertà. Ma che mondo è questo, stremato, affannato, rancoroso, dove ciò che sembra mancare è la pietà, o almeno uno sguardo commovente sulle cose? Vi leggeremo alcune righe del libro, pubblicato nel 2007, dopo la canzone di Vasco Rossi, anche lui un cantore della vita di provincia.

Vasco Rossi: Toffee

«Sulla strada, che adesso è la Provinciale 68 in direzione Codigoro, c’è un ponte con un cartello che indica Adria, Ostellato, Codigoro. C’è un bar, un circolo Arci, un benzinaio, una trattoria ancora chiusa, un gigantesco irrigatore che estende le sue braccia di ferro verso il cielo e riempie l’orizzonte, e ci sono dei discount, capannoni grigi, e sulla sinistra un deposito ferroviario, vecchie carrozze azzurre, veri e blu in mezzo all’erba, le rovine di un enorme zuccherificio abbandonato. Più avanti, verso Migliarino, ci sono i canali, la locanda dell’Angelo Verde, e villette a schiera tutte uguali. Una centrale elettrica dismessa. Il Consorzio della Bonifica, l’Idrovora, ci sono gabbiani enormi che volano in cerchio poi si posano sui campi, decine e decine di gabbiani con il becco conficcato nella terra a mangiare i semi, a rubare tutto quel che è possibile rubare. La luce è lattea, c’è foschia. Un cortile, visto di sfuggita: gente che gioca a carte a un tavolino rotondo …».

Portishead: Mourning air

«Nella mente solo Mourning Air dei Portishead. I colori sono pigmenti stemperati e coagulati, impressi nella breve estensione di un’inquadratura …». Il gruppo inglese dei Portishead è citato tra le canzoni ascoltate dalle due gemelle protagoniste dello splendido romanzo del 2006 della bolognese Cinzia Bomoll, Lei, che nelle foto non sorrideva. E’ sempre la provincia emiliana, in questo caso un paese tra Modena e Bologna, a fare da sfondo alla storia. Qui, c’è una ragazza-madre imbottita di psicofarmaci, un padre post-punk più indaffarato con i maiali del suo allevamento che attento alle figlie, e due figlie gemelle di cui una, bionda, è tenace, moralista e sessuofoba, l’altra ha i capelli tinti di nero ed è autolesionista fino alla morte, che si procura con un suicidio vero dopo altri finti suicidi inscenati, come il protagonista del suo film preferito. Vi leggiamo la fine.
«I portici in ombra. Gli alberi senza più foglie. Gennaio della mia terra. Non ha colori, se non quelli delle case rosse, in un tentativo di infondere allegria. Guardo il più lontano possibile, fin dove possono arrivare i miei occhi. Un cielo di ferro si fonde col bronzo della terra, che ha un odore tutto suo, quello dei fossi infangati di rane e di terra bagnata. Non si vede l’inizio e la fine. I limiti si possono solo immaginare. Forse non ne ha. Così è la mia terra, così sono io. Non c’è mai stato un mare da guardare qui, per noi. Il mare che si muove e fa rumore. Sennò sarebbe stato più facile. Qui è sempre tutto fermo e silenzioso. Siamo noi che ci siamo dovuti muovere. Non potevamo aspettare che si muovesse il resto. In questa Emilia».

Joy Division: Love will tear us apart

Brano corrente

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