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12 Marzo 2011 | Paesaggio dell'anima

La sprezzatura

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri

12 marzo 2011

Le musiche di questa puntata: Luciano Ligabue, März, Dalida, Chopin, Alessandro Rusconi.    

Musica. Luciano Ligabue: I giardini di marzo (cover di Lucio Battisti).

 Cari ascoltatori, siamo nelle terre di Ligabue (il rocker, non il pittore naif) nei primi giorni di marzo. E ci è venuto in mente che Ligabue ha cantato I giardini di marzo di Battisti, capolavoro inarrivabile che parla della difficoltà di affrontare la vita ogni giorno. La voce fragile di Battisti incendia questo inno alla precarietà dei sentimenti, ma non è male nemmeno la versione del cantautore di Correggio. Da Correggio, dove diamo l’ultimo saluto a Pier Vittorio Tondelli, prendiamo la direzione di Novellara, che raggiungiamo in un quarto d’ora di macchina. Qui, d’inverno, la nebbia è padrona, e anche stamattina, in effetti, c’era un po’ di foschia che rendeva irreali i campi e le case. Ora la visibilità è piena, anche se nel pallido sole di marzo le cose continuano ad avere contorni sfumati. Non distante da qui, cari amici, batte il cuore del grande fiume: il Po. Lo sentite? Vi aiutiamo a sentirlo con The River, un brano elettro-pop del duo tedesco März, dalla bella chiusura strumentale con corni e tromboni che sposta il nostro immaginario in un fiabesco nord.

 Musica. März: The River.

 A Novellara andiamo a cercare le pitture di Lelio Orsi, artista “di maniera” nativo del luogo, di cui quest’anno ricorre il 500° anniversario della nascita. A Orsi si deve il disegno della Collegiata di Santo Stefano, eretta nel 1567, che domina la piazza centrale. Il ciclo di affreschi del grande artista visionario è in parte conservato qui, nella Galleria Gonzaga, in parte alla Galleria Estense di Modena. Arriviamo al primo dei quattro paesi toccati dal fiume in provincia di Reggio Emilia, cioè Gualtieri; gli altri sono Brescello a ovest, Guastalla e Luzzara a est. Il fiume e le golene ci attirano in modo irresistibile: pensiamo a com’era questo paesaggio, con la sua vita pulsante, prima del degrado attuale. Qui l’espansione urbana e infrastrutturale continua a mangiare il suolo agricolo. Dal Monviso, dove nasce il Po, alla laguna veneta, è un continuo aprire cantieri per la costruzione di nuove strade, parcheggi, capannoni, centri commerciali, villette, saloni espositivi. Gli antichi centri urbani, un tempo separati e circondati dalla campagna, sembrano ormai destinati a saldarsi in un’unica, indifferenziata periferia senza identità. Lasciateci le nostre campagne, il nostro fiume, i pioppeti, gli argini e le golene, le corti di campagna. Come cantava Charles Trenet, Que reste-t-il de nos amours? Cosa resta dei nostri amori?

 Musica. Dalida: Que reste-t-il de nos amours? (cover di Charles Trenet).

 Ci rifacciamo gli occhi con Gualtieri. Appisolato ai piedi dell’argine maestro del Po, il paese ci accoglie con la spettacolare piazza Bentivoglio, dove tutto è ordine e armonia. Una piazza così bella, da far vergognare quello che i geometri padani hanno edificato nella pianura negli ultimi sessant’anni. Certo, la piazza era l’elegante spazio del principe, ma non vi sfiguravano, intorno, le strette case a schiera del borgo medievale. Oggi invece sfigura tutto quanto sta intorno ai palazzi antichi. Ma c’è un atteggiamento da tenere, di fronte alla volgarità che ci assedia sotto forma di persone, comportamenti, edifici, oggetti. È la “sprezzatura”. Dobbiamo essere sprezzanti, per difendere l’eleganza del nostro mondo interiore. Per resistere all’impostura. Cristina Campo ci spiega cos’è la sprezzatura.
“La sprezzatura è propria di chi è sicuro di sé; è arte. Si nutre di eleganza, disinvoltura, noncuranza, grazia interiore. Sprezzatura – dice la Campo – è la musica di Chopin, la sua giovanile bellezza: “la freschezza del primo mattino”, “un fazzoletto intriso di colonia”, “il corno in fondo ai boschi” …

Musica. Frederic Chopin: Préludes op. 28, n. 19 in E flat major (esegue Maurizio Pollini).

Sprezzatura è lord Brummel che si annoda la cravatta al buio affinché emerga quel tocco d’improvvisato. È il giardino zen giapponese che diventa perfetto solo quando, dopo essere stato curato, vi cadono sopra alcune foglie rosse lasciando un casuale disegno. È il principe Potëmkin che durante un viaggio invernale sente arrivare la fine e, per non disturbare gli albergatori, getta sulla neve il suo mantello di zibellino per morirci sopra quietamente. Sprezzatura è il sorriso di Montezuma quando arriva Cortés. È San Francesco che si spoglia nudo davanti al vescovo gettando a terra le vesti. È una principessa taciturna. È il cinese della rivolta dei Boxers che, in fila con altri condannati in attesa della ghigliottina, legge un libro. Ma ecco, siamo arrivati a sera, e spunta la luna di marzo. Stesso titolo del brano del compositore e polistrumentista romagnolo Alessandro Rusconi, che suona il sassofono e il santur, strumento della musica orientale conosciuto durante uno dei suoi viaggi in Oriente.

Musica. Alessandro Rusconi: Luna di marzo.

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