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9 Aprile 2011 | Paesaggio dell'anima

La voce del corpo

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

9 aprile 2011

Le musiche di questa puntata: Giuseppe Verdi, Scott Gibbons & Chiara Guidi, e dagli spettacoli di Teatro Valdoca e Fanny & Alexander. 

Musica. Giuseppe Verdi: Il Trovatore. Vedi le fosche notturne spoglie (Orchestra e coro del Teatro Comunale di Bologna; direttore Arthur Fagen; eseguito il 31 dicembre 2006).  

Cari ascoltatori, questa regione ha il teatro nel sangue. A far esplodere la febbre dei teatri in Emilia-Romagna è stato l’amore per il melodramma. Un censimento ci rivela che nel 1868 avevamo già 130 teatri, non solo nelle città ma anche nei centri minori, dove i cittadini desideravano anche loro, nel loro piccolo, un luogo per la lirica. A quei tempi non era necessario avere grandi sale, perché i cast e gli allestimenti della lirica erano molto più ridotti di quelli di oggi. Un consistente patrimonio, dunque, che, nonostante gli eventi bellici, l’incuria, la perdita di ruolo del teatro dovuta all’avvento del cinema e della tv, è arrivato sino a noi, grazie al recupero di buona parte di quelle sale da parte di amministratori accorti. Certo, oggi il teatro è cambiato. E non è un caso se, proprio nella regione dei cento teatri, operano le compagnie più famose del teatro cosiddetto “di ricerca”, sperimentale e d’avanguardia. Il brano che andiamo ad ascoltare è tratto da uno spettacolo-concerto della Socìetas Raffaello Sanzio di Cesena, dove le diavolerie elettroniche del musicista americano Scott Gibbons supportano parole cantate di una lingua più antica di ogni sapere, estratte dal dna di un capro, l’animale impassibile della tragedia greca.

Musica. Scott Gibbons & Chiara Guidi: The Cryonic Chants. Ala Cis.

 “Non ci può essere consolazione che viene dal repertorio”, dice Romeo Castellucci, regista della Socìetas Raffaello Sanzio. Il teatro, dunque, non è mai consolatorio, come lo era il teatro borghese o melodrammatico dell’Ottocento, quando in Emilia-Romagna i teatri nascevano dalle associazioni di palchettisti che volevano un luogo in cui rispecchiarsi tra vizi e virtù, sognare, ascoltare musica, fare riunioni. “Essere attori, sostiene Romeo Castellucci, non è ripetere una parte, ma avere coscienza di essere immagine”. Certamente, un attore non nasce come immagine, ma per il genere teatrale della Socìetas Raffaello Sanzio è importante che lo diventi, che riesca a “evocare questa immagine, richiamarla come da un’altra dimensione”. Infatti, gli spettacoli della compagnia di Cesena assomigliano più a delle performance, sono una sequenza di immagini folgoranti di grande potenza plastica. Quel che conta, è la presenza dei corpi sulla scena, così come la presenza, in tanti loro lavori, di animali in scena, rimanda al mito, al senso del tragico, alle origini del fare teatro.   Impossibile, in poche righe, dare conto dei loro lavori. Il teatro è la voce del corpo. Può essere una potente forma d’arte, con un linguaggio tutto suo. Il corpo: denudato, mutilato, laringectomizzato, obeso o ridotto all’osso, allo scheletro di una battaglia condotta tra le poltroncine bruciate di un teatro o nella carne consumata di due attrici anoressiche. Il corpo, che è il mistero tragico della vita di un uomo. 

Musica. Scott Gibbons & Chiara Guidi: The Cryonic Chants. Ser Val Tir.

Non è strano che anche l’altra compagnia al vertice del teatro sperimentale italiano sia di Cesena. La provincia romagnola sembra aver innestato sui tradizionali valori contadini uno spirito eterodosso, desideroso di esplorare nuovi territori e “ricco di un inconscio perturbato e perturbante”, come ha scritto un critico. In questa regione, non a caso, è nato l’ormai trentennale Festival di Santarcangelo, che investe sulla sperimentazione invece che sulla tradizione. L’altra celebre compagnia di Cesena è il Teatro della Valdoca, che prende nome da un quartiere della città. Ascoltiamo un testo poetico di Mariangela Gualtieri, poetessa e fondatrice della Valdoca insieme con il regista Cesare Ronconi. 

Musica. Teatro Valdoca: Misterioso Concerto.

 I testi di Mariangela Gualtieri sono una partitura scenica per gli attori. Un po’ come quelli di Claudia Castellucci per i Raffaello Sanzio. Ma le traiettorie dei due gruppi non sono paragonabili. I Raffaello sono oggi una compagnia più internazionale che italiana, la Valdoca è meno conosciuta all’estero ma ha un fortissimo seguito in Italia. Non raggiungono la radicalità dei Raffaello Sanzio   ma anche loro sentono la necessità di sondare il mistero del tempo, fanno recitare attori sfigurati da qualche intima afasia, mettono in scena corpi scomposti, irruenti, feroci, gioiosi. Vogliono andare, come dicevamo, alla radice del teatro che, come insegnano gli antichi greci, è la tragedia.
Concludiamo con un altro gruppo della nostra regione, i Fanny e Alexander di Ravenna, che portano nel nome l’omaggio al regista svedese Ingmar Bergman.  Si tratta di una compagnia già molto nota e pluripremiata, protagonista da tempo della scena italiana. Ascoltiamo la musica che accompagna uno spettacolo ispirato al romanzo Ada di Nabokov, che indaga le ambiguità e le insondabili inquietudini dell’adolescenza. Un universo torbidamente sfuggente, che non è solo dell’età verde della vita. 

Musica: Fanny & Alexander: Vaniada. Per Ada, Van, video, pianoforte, e macchine del suono (musiche: Morton Feldman e autori vari; pianoforte: Matteo Ramon Arevalos).

Brano corrente

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