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25 Luglio 2012 | Archivio / Prodotti tipici e sagre

L’Acqua d’orcio

Una bevanda antica e dissetante

A cura di Marina Leonardi

25 luglio 2012

Cari ascoltatori, ritorniamo oggi a curiosare nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali. Abbiamo visto che nella nostra regione esiste un patrimonio gastronomico che affonda le radici nella tradizione e che spesso rischia di scomparire a causa delle limitate quantità prodotte o del mutare dei gusti. Sono i prodotti denominati “tradizionali”: prodotti agroalimentari i cui metodi produttivi sono stati eseguiti in maniera simile e secondo le regole tradizionali per almeno 25 anni.

Spesso sono prodotti di nicchia, talvolta delle vere e proprie rarità, che difficilmente potranno accedere ai sistemi di tutela, come i marchi DOP e IGP, ma sui quali è stato necessario intervenire per disinnescare il probabile processo di scomparsa.

Sono censiti nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali, pubblicato annualmente sulla Gazzetta Ufficiale del Ministero. Le denominazioni nazionali ammontano ormai a 5000, e più di 280 sono emiliano-romagnole. Tra queste abbiamo trovato l’Acqua d’orcio o d’orzo, una bevanda antica e dissetante tipica di Reggio Emilia.

Acqua d’orcio o d’orzo (RE)

Si tratta  di una bevanda a base d’acqua nella quale si mettevano in infusione radici di liquirizia. Più precisamente gli ingredienti sono: radici di liquirizia, semi di finocchio, buccia di arancia, acqua.

Il territorio interessato alla produzione è da considerarsi storicamente il centro della città di Reggio Emilia. Vediamo come si produce.

Si fanno prima macerare in abbondante acqua le radici di liquirizia, successivamente si fa bollire il tutto, con l’estratto di liquirizia ed eventualmente semi di finocchio, anice e la buccia di arancia. Dopo lunghissima bollitura (anche fino a 24 ore) fare raffreddare e poi filtrare. Il prodotto ottenuto si allunga con acqua in proporzione uno a dieci.

Bevuta fredda è un ottimo dissetante. 

La storia
Fin dal Rinascimento raccontano le cronache che a Reggio Emilia si diffuse l’uso dell’acqua d’orcio, bevanda aromatizzata alla liquirizia e anice che veniva versata, così si dice, nelle botteghe del centro come “servizio” per i clienti nelle torride giornate. Probabile la derivazione toscana, terra con la quale Reggio aveva fino dal Medioevo importanti contatti commerciali. L’usanza appresa dai mercanti toscani prevedeva di accattivarsi la clientela offrendo nel proprio negozio, gratis, acqua nella quale erano posti in infusione erbe, contenuta in un orcio, da lì acqua d’orcio o d’orzo. Presto si capì che la bevanda migliore era ottenuta con l’infusione di liquirizia che procurava effetti rinfrescanti e tonici.

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