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4 Giugno 2007 | Archivio / Prodotti tipici e sagre

N°63-SAPORI D’ITALIA

I vini della Romagna.

Romagna: un territorio dove se chiedi acqua, ti danno il vino (é Bé) …


Cari ascoltatori, in queste puntate di sapori d’Italia abbiamo spesso parlato di prodotti tipici della gastronomia, oggi è venuto il momento di parlare del vino, più propriamente del vino di Romagna.


Scopriamo alcuni di questi splendidi e antichi vitigni, che così bene crescono tra mare e appennino. Dei cinque vini romagnoli, due vitigni (Sangiovese e Trebbiano) sono i più diffusi nel territorio nazionale, padri maggioritari di molti vini, anche di grande pregio. Gli altri (Albana, Pagadebit e Cagnina) sono oltremodo peculiari del territorio della provincia di Forlì-Cesena.


E partiamo dal Sangiovese.
Le prime notizie risalgono al lontano ‘600; si narra che durante un banchetto tenuto nel Monastero dei Frati Cappuccini in Santarcangelo di Romagna, alla presenza di Papa Leone XII ed illustri ospiti, fu servito questo vino prodotto dagli stessi monaci.
Il vino fu molto apprezzato e ne fu chiesto il nome. Un monaco, con prontezza di spirito, disse che il vino si chiamava “Sunguis di Jovis” = Sangue di Giove (Sanjovese). Col passare degli anni, questo vino assunse a simbolo della terra di Romagna, grazie anche ad attenti ed intelligenti produttori.


 L’Albana è un vitigno ‘a bacca bianca‘ (foglia grande e pentagonale, buccia di colore giallo intenso) primo bianco, in Italia, ad ottenere la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (D.O.C.G.), nel 1987. La origine del “biondo nettare di Romagna” sembra risalire ai tempi romani. Se ne trova traccia in scritti di quell’epoca che riferiscono di Galla Placidia, figlia di Teodosio. Altri ne fanno derivare il nome dai Colli Albani, da cui provenivano i Legionari colonizzatori della Romagna. Molto più probabilmente il suo nome deriva dalla qualità dell’uva chiara, che viene considerata la migliore delle uve bianche, da cui ‘Albus‘ (bianco per eccellenza) = Albana. Leggenda vuole che la bellissima donna dai capelli biondi, Galla Placidia, arrivò nel 435 d.C. nel paesino arroccato sulla pianura tra Forlì e Cesena : colpiti da tanta bellezza gli ospitali paesani le offrirono, in una rozza brocca di terra cotta, il dolce e vigoroso vino del luogo; ella, estasiata dalla bontà di quel nettare che scendeva dolcemente nelle vene rendendola felice, esclamò : “Non così umilmente ti si dovrebbe bere, bensì BERTI IN ORO”; da allora, secondo leggenda, il paesello dove la sovrana si era dissetata si chiamò Bertinoro


Pagadebit.
Vitigno ‘Bombino Bianco‘ a ‘bacca bianca‘. Di questo vino, innanzi tutto, colpisce il nome: deriva dal fatto che il contadino, dato il vitigno molto resistente e fertile che resiste a qualsiasi condizione climatica, riusciva a pagare i debiti contratti nell’annata vitivinicola. Infatti era usanza stipulare concordati anche ‘sulla parola’, detti appunto ‘Pagadett’.


Trebbiano.
E’ un vitigno a ‘bacca bianca‘ che produce un vino leggero da consumarsi entro l’anno successivo alla vendemmia. L’origine, in Romagna, risale ai periodi Etrusco e Romano, dove i colonizzatori impiantarono vitigni dopo la bonifica e l’ appoderamento delle terre romagnole. Pier dè Crescenzi nel 1305 scriveva : “c’è un’altra specie di uva, detta Tribiana, che è bianca con acini tondi, piccoli ed abbondanti, che in giovane età non dà frutto ma crescendo diventa feconda”. Col passare degli anni, dall’antico ceppo di Trebbiano è nata una famiglia di vitigni, alcuni dei quali strettamente imparentati, altri somigliantisi alla lontana, coltivati largamente in Italia ed anche all’estero (alcune zone di Francia e California).


Cagnina.
Vitigno ‘Refosco dal Peduncolo Rosso‘ a ‘bacca rossa‘ di antica coltivazione, vino rosso dolce o amabile, pronto da bere subito dopo la vendemmia. Se ne parla sin dall’epoca Bizantina durante la quale venne importato dalla Dalmazia e dall’Istria, in occasione della importazione di pietra calcarea per la costruzione dei monumenti storici di Ravenna. Le prime notizie di questo caratteristico vino, risalgono al XIII secolo e si riferiscono alla vite ed al vino friulano (barbatelle di Terrano d’Istria o del Carso, sinonimi di Refosco d’Istria o del Carso), che coltivato nel forlivese e nel cesenate assunse il nome di Cagnina.


E infine Colli Romagna Centrale.
La denominazione di origine controllata (D.O.C.) Colli Romagna Centrale è la più recente tra quelle della Romagna e si riferisce alla sola produzione effettuata nelle zone collinari della sola Provincia di Forlì e Cesena, dove oltre a ritrovare i classici Sangiovese e Trebbiano, si aggiungono due nuovi vitigni: lo ‘Chardonnay‘ (vitigno a bacca bianca) ed il ‘Cabernet Sauvignon‘ (vitigno a bacca rossa).


Potrete trovare maggiori informazioni sul sito
www.strade.emilia-romagna.it/


A cura di MArina Leonardi.

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