Salta al contenuto principale
25 Settembre 2012 | Archivio / Protagonisti

Alzando da terra il sole

Un ricordo di Roberto Roversi, il poeta libraio di Bologna

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

25 settembre 2012

Cari amici, anche noi non possiamo fare a meno di aggiungere il nostro ricordo di Roberto Roversi ai tanti necrologi che sono stati scritti nei giorni scorsi per il poeta di Bologna: l’ultimo poeta di Bologna – altri non ce ne saranno più a eguagliarne la dolcezza e la severità – che il destino ha voluto se ne andasse pochi mesi dopo Lucio Dalla, al quale aveva regalato testi meravigliosi.

Roberto Roversi è stato scrittore e poeta tra i più grandi d’Italia, fondatore negli anni Cinquanta con Pier Paolo Pasolini e Francesco Leonetti della rivista «Officina», prodotta nella sua libreria antiquaria Palmaverde. La libreria ebbe vita dal 1948 al 2006 trovando sistemazione definitiva in via de’ Poeti e accogliendo volumi antichi, rari ed esauriti, in numero – pare – di trecentomila. Roversi li ricordava tutti, i suoi libri. “Vendere i libri – diceva – è la parte più dolorosa del mestiere di libraio. Quante volte mi sono messo subito a cercarne uno identico, per riempire il vuoto”.

Negli anni Sessanta, compie la scelta di sottrarsi all’industria culturale e vivere “fuori dal mondo”: come “un monaco pazzo” che «cerca una clausura nella/clausura», come scrisse di lui Pasolini.  Nel 1962 aveva pubblicato con Feltrinelli i poemetti di “Dopo Campoformio”. Poi, dice Salvatore Jemma, Roversi comprende che “la creazione di un’opera non può consumarsi nell’appagamento narcisistico, cercando di riconciliare il proprio sé col mondo”.  Così, comincia a disperdere la sua opera in fogli al vento ciclostilati, fotocopiati, in plaquette introvabili, in edizioni di editori piccolissimi. Ma la forza della sua poesia resta intatta. In “Dopo Campoformio” la lingua parlata è quella delle illusioni e delusioni del Novecento, il secolo breve. “Le descrizioni in atto (1963-69)” risentono invece delle influenze della neoavanguardia e – scrive Matteo Marchesini – “l’epica diventa un collage di brani omerici e agenzie Ansa, un espressionistico alternarsi di confortevoli interni neocapitalisti e di incubi atomici o vietnamiti”.

Nel 1989 Roversi pubblica “L’Italia sepolta sotto la neve” che – scrive ancora Jemma – “esprime un’altra idea di bellezza; la quale non risiede solo in scampoli di perfezione stilistica, di sapienza contenutistica, di fluidità del testo” ma è anche attenzione per il mondo, capacità di ascolto e passione civile.
Sono degli anni Settanta i tre memorabili album con Lucio Dalla. Di Roversi, Dalla diceva: “Roversi mi ha insegnato cose ininsegnabili. Tirandomi da lontano delle freccine con la cerbottana, mi ha fatto capire delle cose che non avrei mai capito, né a scuola né da solo, né andando tre volte sul monte Sinai. Ho capito soprattutto l’organizzazione del pensiero della canzone, la parola, il segno, il senso, la forza”. Questo, invece, il ricordo di Lucio fatto da Roversi: Dalla era “un uomo colto, ma in libreria non avevo un giradischi, così per parlare delle nostre cose musicate mi veniva spesso a prendere in macchina e giravamo sui colli ascoltandole con l’autoradio. Diceva che avrebbe musicato anche l’elenco del telefono, se lo avessi scritto io. Poi giustamente si accorse che le cose che scriveva da solo vendevano cento volte di più delle nostre”.

“Bologna non ha più poesia”, intitolava l’edizione bolognese del Corriere della Sera il giorno dopo la morte di Roversi, ed è vero. Ma sicuramente una persona schiva come lui, avrebbe disdegnato le commemorazioni che gli stiamo facendo, così come aveva sdegnato a suo tempo il successo letterario che gli sarebbe arrivato se avesse pubblicato con editori più grandi. Invece no, se ne stava chiuso e – crediamo – felice tra i volumi della sua libreria antiquaria, appartato nella sua casa al quarto piano di un palazzone dietro via Ugo Bassi, lasciando andare i libri al loro destino dopo la chiusura della Palmaverde. Ma accoglieva tutti i poeti, scrittori e scribacchini che gli portavano da leggere i loro testi e chiedevano una prefazione al “maestro” con la barba e senza dottrina, odoroso di carta e d’inchiostro.

Nel maggio scorso aveva sofferto per la sua terra ferita dal terremoto, per la “crepa nel cuore dell’Italia”. “Conosco bene quelle zone – ha detto -, la Bassa tra Modena e Ferrara, ricordo i campi e l’agricoltura. Poi è arrivato lo sfruttamento, qui come altrove. Ci sono posti con nomi bellissimi, Concordia, Mirandola, San Felice. Sono paesi della pianura, zone che circondano Bologna, paesi a un pugno dalle nostre finestre. Che hanno tremato con loro. Ma oggi non credo che serva poesia né demagogia, perché la nostra terra l’abbiamo abbandonata. Servirebbe speranza, quella sì. Ma per la speranza occorre una passione che può nascere solo da una visione più grande che non schiaccia i deboli, gli umili, gli indifesi”. “Dobbiamo ritrovare il coraggio di difenderci dal vortice della mortificazione del presente – ha concluso – alzando da terra il sole”. Anche noi, vogliamo provare a vivere “Alzando da terra il sole”.

Nella trasmissione avete ascoltato “La borsa valori” e “Non era più lui”, due canzoni di Lucio Dalla su testi di Roversi, pubblicati in “Anidiride solforosa” del 1975. Salutiamo il poeta libraio di Bologna con i versi che adesso vi leggiamo. E poiché parlano anche di calcio, li faremo seguire dalla canzone su Maradona scritta per gli Stadio, “Doma il mare, il mare doma”.

 “La mia voglia è di scagliare calci a un pallone
di vederlo correre come la formica appena sfiorata dal piede
un piede da bomber che non chiede pietà.
Allora tu, dai, prendimi per mano, lasciati appena baciare
il giorno nuovo la vita nuova deve cominciare
con questo bacio senza rumore
e sento il tuo respiro sopra la mia mano
ho voglia di dire così va bene aspettiamo la sera.
L’alba è passata questo è il momento di andare
precipito sul mondo con la mia bandiera
come un astronauta che ritorna
senza più paura del futuro.
Metto un piede sulla strada che entra nel mondo”.

 

Brano corrente

Brano corrente

Playlist

Programmi