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10 Febbraio 2015 | Archivio / Protagonisti

Il domatore di leoni

Il piacentino Opilio Faimali girò l’Europa col suo circo. Aveva un serraglio di 160 animali e un corpo pieno di cicatrici.

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Cinzia Leoni.

Centovent’anni fa, nel 1894, moriva Opilio Faimali: un nome che oggi non dice niente a nessuno, ma che a metà Ottocento identificava il domatore italiano più famoso all’estero. Era un piacentino, nato nel 1826 nel paese di Gropparello, ed emigrato come tanti in cerca di fortuna. Se ne andò in Francia a undici anni con sei lire in tasca e fece i mestieri più umili, come il mozzo di stalla presso il rinomato circo di Didier Gauthier in Alsazia. Qui cominciò la sua carriera come cavallerizzo-acrobata. Imparò poi ad addestrare una scimmia, cui faceva cavalcare pantere, leoni e giaguari. Il numero della scimmia cavallerizza ebbe il battesimo di fuoco  a Varsavia, in Polonia: la scimmia vestita da ufficiale volteggiava in groppa a un cane mandando in delirio gli spettatori.

Il grande successo di questa esibizione portò Faimali ad acquistare ad Amburgo da un commerciante di animali esotici un piccolo serraglio costituito da due iene, due lupi e quattordici scimmie e, in seguito, da due pantere. Nel 1858 sposò la vedova in un altro celebre domatore, L. Bidel, che gli portò in dote il serraglio del defunto marito. Quando però la tecnica da lui adottata come domatore, ovvero potenti ceffoni al posto di frusta e forcone per addestrare le belve più pericolose, gli portò la fama desiderata, una moria di animali lo costrinse a chiudere il circo.

Faimali non si perse d’animo e  andò in Africa a scegliersi personalmente belve in buona salute. Catturò lui stesso – o almeno così raccontava – 27 giaguari, con una tecnica inventata sul momento e che, evidentemente funzionava. Perfezionò la tecnica al ritorno, diventando il più famoso domatore in Europa. Fu ricevuto dai sovrani di Olanda e di Inghilterra e omaggiato dal sultano di Costantinopoli e dal  re d’Italia Vittorio Emanuele II. Quando il circo, con le sue donne cannone, donne barbute, uomini forzuti, nani, gemelli siamesi, mangiatori di fuoco, era un fenomeno da baraccone, lo spettacolo dell’intrepido domatore che infila la testa nelle fauci dei leoni vestito da arabo nella gabbia chiusa, attirava le folle e i titoli dei giornali.

Nel 1872, vedovo ormai da anni della Bidel, sposò Albertina Parenti, che lo convinse ad abbandonare la vita circense. Nel 1874 Faimali cedette il il suo serraglio di 160 animali al figliastro Bidel e acquistò un podere a Pontenure (Piacenza), paese natale della moglie, dove si ritirò a vivere portando con sé solo il giaguaro Drozzilla, cui era molto affezionato. Nel 1878 incontrò e divenne amico dell’antropologo Paolo Mantegazza, che raccontò la sua vita di domatore italiano più famoso dell’Ottocento.

Faimali si autoproclamò “Re dei Giaguari” ma le malelingue raccontano che non riuscì a domare sua moglie. Lui, che afferrava le pantere per il collo come fossero gatti, e che sopravvisse a morsi, ferite, mutilazioni, maciullamenti da parte dei suoi animali, fu cacciato di casa. Si accasò con una serva e, invecchiato e stanco, morì a Pontenure nel 1894.

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