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26 Ottobre 2010 | Archivio / Protagonisti

Giorgio Bassani, il romanzo di Ferrara

Omaggio al grande scrittore nel decennale della scomparsa

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

26 ottobre 2010

Cari ascoltatori, ricorre quest’anno il decimo anniversario della scomparsa di Giorgio Bassani, lo scrittore ferrarese, nato nel 1916, che è stato, senza dubbio, uno dei maggiori autori italiani della seconda metà del secolo scorso. Il merito maggiore di Bassani è quello di aver dato un significato universale alle storie legate al suo microcosmo, rappresentato dalla città di Ferrara e, in particolare, dalla componente ebraica della sua popolazione: un po’ come Fellini è riuscito con “Amarcord” a proiettare Rimini e la Romagna sulla scena del mondo, partendo dalla sua biografia ammantata di immaginazione.

Attraverso una produzione letteraria che spazia dai romanzi ai racconti, dai testi poetici ai saggi, fino alle sceneggiature cinematografiche, Giorgio Bassani ha saputo trasformare in letteratura d’impegno civile la vita quotidiana al tempo del fascismo e i drammi della seconda guerra mondiale e della persecuzione degli ebrei, ma anche l’omofobia, le bassezze dei comportamenti di borghesi e piccolo-borghesi di provincia, il trasformismo degli italiani del primo dopoguerra, il senso di smarrimento individuale di chi non si sente più al passo con i tempi.

Rileggere Bassani significa, dunque, tornare a un autore che, per interpretare sentimenti molto diversi e modelli esistenziali anche lontani dal proprio, attinge quasi esclusivamente al proprio vissuto e ai ricordi dell’ambiente frequentato durante la giovinezza. Per ricordarlo a dieci anni dalla scomparsa, l’ITC Teatro di San Lazzaro il 21 ottobre ha proposto un percorso all’interno dei suoi romanzi più significativi (Gli occhiali d’oro, Il giardino dei Finzi-Contini e L’airone), di alcuni dei racconti di ambientazione ferrarese e dei testi lirici, questi ultimi forse non apprezzati appieno dai critici.

Anche la Cineteca di Bologna – in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, la Fondazione Giorgio Bassani, l’Associazione Fondo Pier Paolo Pasolini e Rai Teche – ha ricordato Giorgio Bassani nel decennale della morte. L’ha fatto il 15 ottobre promuovendo una giornata di studi e una retrospettiva cinematografica, che è stata l’occasione per ripercorrere le fertili relazioni fra letteratura e cinema nel corso degli anni Cinquanta, quando Bassani collaborò alle sceneggiature per film dell’amico Mario Soldati e di Michelangelo Antonioni, Luigi Zampa, Alessandro Blasetti e Luchino Visconti. Risale a quegli anni l’intensa collaborazione con Pier Paolo Pasolini, unito a Bassani da una profonda amicizia. Insieme scrissero varie sceneggiature per film che non sempre furono realizzati. Dall’inizio degli anni Sessanta, fu invece il cinema a ispirarsi alla densità narrativa delle storie di Bassani, come nel caso di La lunga notte del ’43 (1960) di Florestano Vancini.

La Cineteca di Bologna ha ospitato al Cinema Lumière il documentario Il giardino perduto di Giorgio Bassani di Silvana Palumbieri, seguito da La lunga notte del ’43 di Vancini, La provinciale di Mario Soldati, l’episodio Casa d’altri dal film collettivo Tempi nostri; e inoltre La rabbia di Pasolini di Giuseppe Bertolucci, La romana di Luigi Zampa, seguito dall’episodio italiano de I vinti di Michelangelo Antonioni, per chiudere con Il giardino dei Finzi Contini e l’episodio Il ventaglino di Mario Soldati dal film collettivo Questa è la vita.

Debbo dire – ha scritto Bassani – che il lavoro subalterno dello sceneggiatore non è stato senza utilità per la mia letteratura. (…) Fu proprio il lavoro cinematografico, e soprattutto la vicinanza e lo sprone di un amico carissimo (…) (parlo di Mario Soldati), (…) a indurmi a uscire da me, a esprimermi completamente sulla pagina. Scrivendo per il cinema, facendo cioè un lavoro affatto diverso da quello dello scrittore, mi ero reso conto in sostanza che lo scrittore, per esprimersi, non ha a sua disposizione altri mezzi all’infuori della parola e dei segni di interpunzione. Niente altro.

Nel documentario di Silvana Palumbieri, la vita di Giorgio Bassani è rievocata dall’infanzia a Ferrara alla militanza antifascista (che gli costò anche la prigione), dall’attività editoriale per Feltrinelli all’intenso itinerario di scrittore, con opere quali la raccolta di racconti Dentro le mura e i romanzi Gli occhiali d’oro, Il giardino dei Finzi Contini e L’airone, fino all’impegno culturale esercitato come vicepresidente della RAI e alle battaglie per la difesa del patrimonio artistico e naturale come presidente di Italia Nostra.

Ma è rivedendo Il giardino dei Finzi Contini diretto nel 1970 da Vittorio De Sica dopo il naufragio di un progetto di Zurlini sullo stesso testo letterario, che si coglie il fertile e contraddittorio rapporto tra Bassani e il cinema. De Sica riuscì a portare sullo schermo il più celebre romanzo di Bassani, che ha per protagonista una illustre (e immaginaria) famiglia ebrea di Ferrara, travolta dagli orrori nazifascisti. Grande successo di pubblico, fu sconfessato dallo scrittore che portò De Sica in tribunale.

Chiudiamo ricordando il lungo e costante impegno di Bassani come presidente dell’associazione Italia Nostra, creata in difesa del patrimonio artistico e naturale del Paese.
Allo scrittore la sua città ha dedicato il grande parco detto dell’Addizione Verde, oggi Parco Giorgio Bassani, che insieme con il museo della Shoah costituisce un esempio europeo di come si possa collegare il passato con il futuro, una ferita della storia con la bellezza leggera di un giardino pubblico.

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