Salta al contenuto principale
24 Giugno 2008 | Archivio / Protagonisti

Un mago all’inferno

Guido Bonatti, il più celebre astrologo del XIII secolo

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri

24 giugno 2008

Il forlivese Guido Bonatti è considerato il più famoso astrologo del XIII secolo. E’ ricordato anche da Dante nel XX canto dell’Inferno. Ve lo facciamo conoscere utilizzando il profilo che ne fa Franco Gàbici nel volume “Scienziati di Romagna”, edito da Sironi nel 2006.

Nel crepuscolo mattutino di un non meglio precisato anno della seconda metà del Duecento, gli occhi di tutti i forlivesi erano puntati alla sommità del campanile di San Mercuriale. Il Sole, annunciato dalla stella Diana, stava per sorgere e nel Capricorno, la costellazione sotto la quale era posta la città di For­lì, splendeva il pianeta Marte. La luce del Sole non aveva anco­ra dileguato le ombre della notte e le stelle mandavano le ultime tremule luci sul tappeto del cielo, a cui era rivolto lo sguardo dell’astrologo di corte.

Con atteggiamento sacerdota­le, egli cercava di trarre auspici perle truppe di Guido da Montefeltro, con il quale intratteneva un rapporto quasi familiare e che lo teneva in grandissima considerazione, al punto che il conte non si accingeva a intraprendere alcuna azione militare senza prima averlo consultato. E così accadeva anche quella mattina, con le truppe in assetto di guerra ad attendere i famosi tre “tocchi”, a ciascuno dei quali corrispondeva una ben deter­minata azione: al primo, le truppe dovevano indossare le ar­mature; al secondo, salire sulle cavalcature e infine, al terzo, spiegare gli stendardi e partire al galoppo verso la battaglia.
Sacerdote di questo rito era l’astrologo forlivese Guido Bonatti, personaggio di grande caratura che «fra gli astrologi con­temporanei [ … ] fu riputato principe e maestro»1 e che si era meritato una grande fama per l’infallibilità delle sue previsio­ni. Bonatti fu anche il più autorevole trattatista di astrologia del Medioevo e autore di quei Tractatus decem de astronomia (Dieci trattati sull’astronomia) che furono definiti da Serravalle «optimum opus, nec repertitur hodie opus melius quam hoc» (Un ottimo lavoro, e ancor oggi non se ne trova uno migliore)2 e i cui volumi, secondo altri commentatori, avevano «più corso che altri libri d’astrologo moderno».3 All’apparire dei Tractatus, come scrive lo studioso Carlo Piancastelli, l’Astrologia si trovava […] nel suo periodo più splendido. La stampa, dando esca al favore universale, aveva propa­gato tutte le sue dottrine e i suoi responsi, rendendola po­polare e di comodo accesso all’intelligenza comune. Ma convien credere che questa fosse allora più addestrata della nostra a comprenderla.4

Non si hanno notizie certe intorno all’anno di nascita di Bonatti, mentre è quasi sicura la sua origine forlivese. Nel pro­logo dei Tractatus si legge, infatti, «Liber astronomicus Guidonis Bonati de Forilivio» (Libro sull’astronomia di Guido Bonatti di Forlì), mentre nel patto di alleanza fra Siena e Firen­ze che seguì la battaglia di Montaperti (1260), Bonatti si qua­lifica «astrologus Communis Florentiae de Forolivio» (astrolo­go del comune di Forlì). Questo titolo lascia intendere come egli ricoprisse anche un incarico ufficiale di astrologo presso il comune di Firenze, situazione assai diffusa a quei tempi, quando comuni e signorie erano soliti avere alle loro dipenden­ze esperti di cose celesti per trarre auspici.

Alcuni biografi sostengono che Bonatti abbia studiato dapprima legge, anche se Benvenuto da Imola, nel suo com­mento alla Commedia di Dante, lo definisce «mirabilissimus astrologus, magnus phisicus, medicus excellens» (astrologo straordinario, grande fisico, medico eccellente). Non si han­no testimonianze certe di questa sua attività, ma sta di fatto che Bonatti, a un certo punto della sua vita, si dedicò solo al­lo studio degli astri, seguendo probabilmente una naturale inclinazione.

Nel 1231 si trovava sicuramente a Ravenna, al seguito dell’imperatore Federico li, e in quell’occasione affermò di avere conosciuto tal Riccardo ravennate, che si proclamava scudiero di Olivieri, un paladino vissuto quattro secoli prima, e che soste­neva di essere già stato a Ravenna insieme a Carlo Magno e al paladino Orlando! La spiegazione più verosimile di questo apparente “prodigio” la fornisce Domenico Guerri. Federico li, nonostante i divieti di papa Gregorio IX, aveva tenuto la Dieta5 a Ravenna e in quell’occasione aveva anche provveduto a espor­re animali rari (leoni, leopardi, un elefante e molti uccelli) per far divertire il popolo ravennate, sicché, si chiede Guerri, «quel Ric­cardo di cui parlano il Bonatti e altri suoi contemporanei era an­ch’essa una bestia rara, fatta giungere dall’imperatore al mo­mento opportuno per lo spasso del popolo?»6

Nel 1233 Bonatti si trasferì a Bologna per studio e, anche se non esistono documenti che lo attestino, restano alcune sue precise descrizioni della città, segno evidente che doveva cono­scerla molto bene. Sembra anche che a Bologna sia entrato in contatto con Pier delle Vigne, politico al servizio di Federico II e poeta della scuola siciliana, e che sia stato coinvolto in una di­sputa accanita con il famoso domenicano Giovanni Schio da Vicenza sul tema dell’utilità dell’astrologia e dei suoi fonda­menti scientifici.

La sua fama di astrologo aumentò notevolmente nel 1248, quando svelò a Federico li, che si trovava a Grosseto, la con­giura che si stava tramando contro di lui e che Bonatti avrebbe scoperto interpretando alcune “combinazioni” di pianeti.

Poco dopo Bonatti si spostò a Brescia al seguito di Ezzelino da Romano e, dopo la sua morte, combatté a Montaperti a fianco di Guido Novello i dei conti Guidi di Bagno-Raggiolo.

A questo punto la biografia di Bonatti presenta un vuoto di una decina di anni e il suo nome ricompare nel 1255 a Forlì, fra i principali oppositori della signoria di Simone Mestaguerra. L’astrologo fu anche protagonista della vittoria dei forlivesi sulle truppe francesi che papa Martino IV nel 1282 aveva in­viato contro la città romagnola, considerata l’ultima roccaforte ghibellina italiana. I francesi furono sconfitti dall’abilità stra­tegica di Guido da Montefeltro, che nell’occasione aveva fatto tesoro dei consigli di Bonatti.

Bonatti morì vecchissimo, probabilmente verso la fine del Trecento, e sugli ultimi anni della sua vita sono fiorite non po­che leggende anche perché, in quanto astrologo, fu tacciato di empietà e di stregoneria, come spesso succedeva a questi per­sonaggi. Secondo una di queste leggende avrebbe terminato i suoi giorni in un convento, dopo aver abbracciato la religione cristiana. Secondo un’altra, invece, Bonatti sarebbe stato as­sassinato mentre faceva ritorno da un’ambasceria fatta a Cese­natico. In entrambi i casi si tratta di fantasie, non sorrette da al­cuna documentazione. Filippo Villani (1325-1407/9), nipote del famoso cronista Giovanni, fornisce qualche ragguaglio di­cendo che Bonatti morì in età avanzata, quando ancora era in vita il conte Guido, e che i funerali si celebrarono in San Mer­curiale con grande partecipazione dei forlivesi.
I Tractatus, la principale opera di Bonatti, sono suddivisi in dieci libri e possono essere considerati una summa dalla quale non si può prescindere per affrontare seriamente un discorso sull’astrologia. Come scrive Guerri:
Nella storia della cultura di nostra gente nell’età di mezzo quest’opera del Bonatti che assomma, da Tolomeo in poi, ed espone in un grande trattato didascalico tutta l’arte astrologi­ca, cui allora il mondo s’inchinava, non può essere trascurata7

Nel terzo capitolo del primo libro dei Tractatus, Bonatti definisce l’astrologia la più nobile delle scienze matematiche, perché grazie alla conoscenza dei movimenti
degli influssi e dei significati degli astri, dà all’astrologo la conoscenza del presente, del passato e del futuro.

Nel corso del tempo non erano però mancati i detrattori di questa disciplina, se è vero che l’astrologo forlivese dedica alcu­ni capitoli del primo libro dei Tractatus a difendersi dalle accu­se dei suoi avversari, sostenendo che non si può disprezzare l’astrologia, poiché a essa avevano fatto ricorso anche gli apo­stoli e perfino Gesù Cristo. Alcuni accusatori di Bonatti nega­vano che l’astrologia avesse un fondamento scientifico, altri so­stenevano che fosse in grado di prevedere terremoti, guerre e pestilenze, ma non davano alcun credito agli oroscopi (eviden­temente anche a quei tempi circolava qualche persona di buon senso!), altri ancora tentavano di gettare discredito sull’astrolo­gia facendo ricorso ad aneddoti. Benvenuto Rambaldi, per esempio, racconta come Bonatti, guardando le stelle, avesse formulato una previsione sulle condizioni meteorologiche che però non si rivelò esatta, mentre un contadino, scrutando le orecchie del suo asino, fosse riuscito ad azzeccarla, concluden­do che l’asino era più credibile delle stelle di Bonatti!
Il secondo libro dei Tractatus, diviso in tre parti, ha come ar­gomento lo Zodiaco e un’elementare astronomia di posizione.

Nel terzo e quarto libro Bonatti espone la natura dei pianeti attraverso una trattazione puramente astrologica, vale a dire in termini di umori e di simpatie; descrive inoltre i tipi somatici dell’uomo ponendoli in relazione con pianeti e costellazioni e associando ogni tipo alle malattie alle quali può andare incon­tro. Un esempio di queste corrispondenze fra pianeti e uomo è fornito dal concepimento del bambino nell’utero materno, di cui Bonatti fornisce mese per mese i diversi passaggi: i primi due mesi sono sotto l’influsso dei due pianeti maggiori, Satur­no e Giove; il primo coagula e dissecca la materia mentre il se­condo infonde lo spirito e forma gli arti. Nel terzo mese entra in scena Marte, il «pianeta rosso» che, in omaggio al suo colore, interviene sul sangue. Al quarto mese, invece, è protagonista il Sole, che plasma le membra principali e infonde il calore vitale nell’essere in via di formazione. Venere interviene al quinto mese per completare le orecchie, il naso, le sopracciglia e tutta la conformazione del viso in genere, oltre ai testicoli (ammesso che il nascituro sia maschio, ovviamente). Reni, lingua e pol­moni sono competenza di Mercurio, che opera al sesto mese, modellando anche tutti i «fori» del corpo e le parti concave della persona. Il sette è sempre stato un numero magico e anche il settimo mese del feto lo è, perché in questo periodo avviene il suo completamento, grazie all’intervento della Luna: è proprio a causa della Luna se alcuni bambini nascono con dei difetti in alcune parti del corpo. All’ottavo mese si registra un ritorno del pianeta Saturno che con i suoi umori freddi consolida il corpo e lo tempra. Infine, durante il nono mese Giove comple­ta il lavoro e il bambino è pronto per venire al mondo.

Nel quinto libro dei Tractatus Bonatti indaga sulle motivazioni che spingono gli uomini ad avvicinarsi all’astrologia e dà consigli agli astrologi per evitare errori nel loro lavoro.

Il sesto libro propone una serie di situazioni in cui un astro­logo può venire a trovarsi, dal momento che la gente si rivolge a lui per le questioni più disparate: chi gli chiede se andrà a buon fine il contratto per l’acquisto di un fondo, chi se erediterà i beni di uno zio morto senza figli, fino al caso di un prete che chiede se riuscirà a ottenere un certo beneficio ecclesiastico. In altri casi gli viene chiesto se uno schiavo sarà liberato, se un ma­trimonio sarà celebrato, se ci saranno impedimenti e come vi­vranno marito e moglie. L’astrologo può inoltre essere chiamato a interrogare le stelle per sapere se una ragazza da marito sia corrotta o vergine, se una moglie abbia rapporti extraconiugali o se morirà prima il marito o la moglie. C’è ancora chi chiede se convenga o no intraprendere un viaggio o un pellegrinaggio, se otterrà promozioni, se riuscirà a farsi nominare cavaliere, se sa­rà il caso di accettare un invito a pranzo e, soprattutto, quali si­ano le recondite intenzioni di chi ha fatto l’invito, a dimostra­zione che il detto «niente per niente» era in voga anche allora. Non mancano le previsioni di vincite e gli esempi di gente che si rivolge all’astrologo per chiedere se il tal cavallo vincerà una corsa. Nello stesso libro dei Tractatus è riportata l’invocazione che ogni astrologo doveva rivolgere allo Spirito Santo prima di effettuare ogni previsione:
Sancti Spiritus adsit mihi gratia, ut ostendat divina judicia. Oremus:
Deus qui beato Apostolo tuo aperuisti secreta coelestia et praecepisti ut nemini revelaret:
sic me facias solvere quaestionem istam, (pausa) ut diabolus non habeat potestatem
nocendi, sed mitte Angelum sanctum tuum de coelis, qui solvit Petrum e legaminibus, qui
e custodiat et doceat quaestionem istam.
Per Chrisum Dominum nostrum. Amen.8

Il settimo libro tratta delle elezioni, termine con cui si indi­ca la determinazione del momento più favorevole per compie­re una data azione. Anche qui Bonatti entra in polemica con gli scettici:

E sebbene una volta si sien levati contro di me più sciocchi e idioti tonacati dicendo che l’elezione non ha alcun valore, anzi che non esiste addirittura, nonostante ciò le elezioni e le altre parti dell’astronomia rimasero nella loro fermezza, né perciò è scemata la loro verità.

Presentando le elezioni, Bonatti consiglia di lasciarsi sempre guidare dal buonsenso e di non fare elezioni impossibili:
Non eleggere a chi non sappia nuotare e voglia gettarsi nell’acqua profonda, 
poiché sarà sommerso. Non eleggere a chi voglia gettarsi in una fornace ardente,
poiché brucerà. Non eleggere a chi voglia gettarsi da un’alta torre in terra,
giacché si romperà il collo…
e conclude ricordando che «la ragion naturale non inclina se non quelle cose alle quali naturalmente è legata».

L’ottavo libro è il De revolutionibus annorum mundi (Sul movimento annuale del cosmo), una lettura del passaggio del Sol attraverso lo Zodiaco mediante la quale è possibile preve­dere se l’anno sarà tranquillo o agitato, se ci sarà pace o guerra, se avverranno terremoti, pestilenze e carestie. In questo libro si parla anche delle tre suddivisioni della Terra in settentriona­le (o superiore), centrale (o media) e meridionale (o inferiore) e per ciascuna di esse Bonatti tenta una sorta di geografia antro­pologica.

Il nono libro dei Tractatus è molto importante, perché trat­ta il tema della natività, argomento fondamentale dell’astrolo­gia, mentre l’ultimo è dedicato alle piogge e alle «mutazioni dell’aria».

I Tractatus sono impostati in modo dialogico e presenta un Bonatti discorsivo e buon divulgatore, sempre attento al letto­re, con cui spesso dialoga durante la trattazione. Il linguaggio non è austero e ricorre in modo molto efficace a motti e scherzi sicché, come ha scritto Villani, Bonatti «festive docuit», cioè insegna piacevolmente, dimostrando gusto e sagacia.

Thorndike ha definito i Tractatus di Bonatti la più impor­tante opera astrologica in lingua latina del Duecento: per tutto il Medioevo conobbe fortuna e diffusione (manoscritta), come stanno a dimostrare diverse edizioni, a partire dall’incunabolo Opus Guidi Bonatti continens decem Tractatus Astronomiae (Opera di Guido Bonatti contenente dieci trattati di astrono­mia) del 1491, cui seguirono diverse ristampe e alcune tradu­zioni, ancorché non integrali.
Oltre a un’edizione pubblicata a Venezia nel 1506, scritta in caratteri gotici e con moltissime abbreviazioni che ne rendo­no assai difficile la lettura, si conoscono anche una traduzione tedesca (1572) e una inglese (1676), mentre una versione fran­cese è rimasta inedita; allo stesso modo è rimasta allo stadio di manoscritto una traduzione italiana di Francesco Sirigatti, che all’inizio del Cinquecento insegnava astrologia a Firenze.”9
   
La fama di Bonatti anche presso i posteri è testimoniata da numerose citazioni: l’astrologo è ricordato da Dante nel XX canto dell’Inferno, nella quarta bolgia dei maghi, degli indovi­ni e delle fattucchiere:
Vedi Guido Bonatti; vedi Asdente…

Sei secoli dopo Gabriele d’Annunzio, nel secondo atto della sua Francesca da Rimini, lo ricorda con questi versi che sotto­lineano la sua indubbia fama di “indovino”:

    Guido Bonatto, quello da Forlì
    è un astrologo vero da battaglia
    io lo vidi alla giornata di Valbona
    e il pronostico suo non fece fallo.

Bonatti è presente anche in un quadro che ritrae i fiorentini più illustri nei diversi campi del sapere: il dipinto rientrava nelle manifestazioni organizzate dalla corte fiorentina in occa­sione delle nozze dell’arciduchessa Giovanna d’Austria con Francesco de’ Medici, e Bonatti vi compare come «matemati­co» insieme all’astronomo e matematico Paolo del Pozzo. Un’altra raffigurazione di Bonatti si trova nell’edizione vene­ziana dei suoi Tractatus (1506), dove l’astrologo è ritratto in età avanzata, con la barba e con in testa un turbante a forma di cornucopia: avvolto in un ampio vestito, è seduto in un trono fra l’Astronomia e Urania, in un nimbo di segni zodiacali su uno sfondo di stelle; nella mano destra reca un globo e nella sinistra un astrolabio.

Note:

1 – Domenico GUERRI, “Un astrologo condannato da Dante: Guido Bonatti, in Bullettino della Società dantesca Italiana, n. s., xxii (1915), p. 210

2 – Citato in idem

3 – Baldassarre BONCOMPAGNI, Della vita e delle opere di Guido Bonatti astrologo ed astronomo del secolo decimoterzo, Tipografia delle Belle Arti, Roma 1851, p. 135

4 – Carlo PIANCASTELLI, Pronostici ed almanacchi. Saggio di bibliografia romagnola, Ripamonti, Roma, 1913, p. 14

5 – Con il termine Dieta si definiva un’assemblea generale per esaminare le questioni più importanti dello stato.

6 – Domenico GUERRI, “Un astrologo condannato da Dante: Guido Bonatti”, cit., p. 205

7 – Ibidem, pag. 240

8 – La grazia dello Spirito Santo mi assista e mi mostri i decreti divini. Preghiamo: o Dio, che al tuo santo Apostolo hai svelato i misteri celesti e hai comandato di non rivelarli a nessuno, fa’ che io possa rispondere a codesta questione [pausa] In modo tale che il diavolo non abbia il potere di nuocere; invia dunque il tuo santo Angelo dai cieli, che sciolga Pietro dai legami [del divieto], mi protegga e mi istruisca su codesta questione. Per Cristo nostro Signore. Amen.

9 – Un microfilm di questa è conservato nella biblioteca Horn d’Arturo del dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna.

Brano corrente

Brano corrente

Playlist

Programmi