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11 Ottobre 2011 | Archivio / Protagonisti

Marco Minghetti, lo statista di Bologna

I protagonisti emiliano-romagnoli del Risorgimento

A cura di Paola Fedriga e Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri

11 ottobre 2011

Marco Minghetti, patriota e uomo politico, è, cari ascoltatori, una delle glorie bolognesi. La città in cui è nato nel 1818, gli ha dedicato una delle piazze principali e uno dei due licei classici. Minghetti fu ministro e presidente del Consiglio nel Regno d’Italia. Esponente della corrente liberale e moderata del Risorgimento italiano,  personalità di forte respiro europeo, fu uno dei più stretti collaboratori di Cavour.

Gli anni bolognesi
“Il mio primo ricordo chiaro e vivo è del luglio 1830” – scrive  Minghetti nella sua autobiografia. Sono i giorni della rivoluzione parigina  che porta sul trono Luigi Filippo d’Orleans e a Bologna lo zio materno del giovane, Pio Sarti, fervente liberale, legge ai famigliari le cronache degli avvenimenti d’oltralpe. “E così, con la politica ha proprio cominciamento la mia vita morale, la quale mi ha accompagnato sinora dandomi alcune grandi contentezze sebbene mescolate a forti dolori”.

Figlio di una ricca  famiglia bolognese di proprietari terrieri, che aveva fatto fortuna in età napoleonica con il commercio, Minghetti rimane orfano di padre all’età di 9 anni. Studia dai Padri Barnabiti, dove conosce Ugo Bassi, ma nella sua formazione ha un’influenza fortissima la madre Rosa, proveniente da un’agiata famiglia aperta alle nuove idee. Nel 1832 è proprio con la madre che Minghetti parte per Parigi, dove vive in esilio lo zio Pio, che ha preso parte ai moti delle Romagne del 1831.

È il primo di una lunga serie di viaggi che contribuiranno a fare di Minghetti una delle personalità di più forte respiro europeo del Risorgimento italiano: oltre a Parigi, visiterà più volte Londra, la Svizzera, il Belgio, l’Olanda, la Germania. Ogni soggiorno sarà l’occasione per studiare le istituzioni politiche e sociali del posto, per approfondire le proprie conoscenze economiche, per  entrare in contatto con gli esponenti più significativi della classe dirigente dell’epoca. Di tutte però la meta prediletta rimane Londra, dove conosce, tra gli altri, due dei protagonisti dell’età vittoriana, lord Palmerston e lord Gladstone. Quella per l’Inghilterra  –  per le sue istituzioni politiche ed economiche, ma anche le tradizioni culturali, lo stile di vita, la campagna – sarà un’ammirazione che Minghetti conserverà per tutta la vita.
 

Da Pio IX a Cavour
Minghetti  incarna la corrente moderata, liberale, monarchica del Risorgimento. Guarda con speranza in un primo tempo al pontificato di Pio IX.  Ministro dei lavori pubblici nello Stato Pontificio dopo la concessione dello Statuto, si dimette in seguito alla dichiarazione di neutralità del Papa del 29 aprile 1848. Si dimette un’altra volta, da deputato, dopo l’assassinio di Pellegrino Rossi, indignato per i ritardi nell’indagine.

Arruolatosi nelle file dell’esercito sabaudo, Minghetti partecipa  durante la Prima Guerra d’Indipendenza alle battaglie di Goito e di Custoza. Quando il papa si rifugia a Gaeta, è tra i moderati che non aderiscono alla Repubblica Romana del 1849, e nel 1857,  durante l’ultima visita di papa Pio IX nelle Legazioni della Romagna, tenta, invano, di convincerlo a realizzare le riforme nei territori delle Legazioni. Il suo ultimo intervento pubblico è del  1886, quando tiene il discorso di commemorazione di Cavour al Senato in occasione dei 25 anni della morte. 

Minghetti uomo di governo
Lontano, anche per temperamento, dalle grandi passioni che animarono tanti suoi contemporanei, ostile a ogni azione di tipo insurrezionale, Minghetti è tra quanti incarnano la stagione – come dirà egli stesso – della prosa e non della poesia del Risorgimento. Il nuovo Stato italiano nasce, anche contro il parere di Minghetti, con un ordinamento fortemente accentratore, perché troppo forti sono in quegli anni le preoccupazioni per la recente e fragile unità. Nel 1876 Minghetti, come presidente del Consiglio, raggiunge il pareggio di bilancio, ma messo in minoranza è costretto a dimettersi. È l’avvento della sinistra al potere con il governo di Agostino Depretis.

Concludiamo leggendovi un ricordo dell’Inghilterra, nazione ammirata da Minghetti, tratto da I miei ricordi, pubblicato nel 1888-90.
“…. Le campagne inglesi hanno per me un’attrattiva singolare e l’abitudine del proprietario di soggiornarvi gran parte dell’anno è uno degli argomenti più efficaci della morale grandezza e della potenza di quegli isolani…quei terreni dolcemente ondeggianti, quei verdi prati, quegli alberi boscosi, quell’accurata cultura,  quelle case pulite ed eleganti danno al paese una vaghezza ammirabile… nelle città poi ebbi campo di ammirare l’operosità infaticabile dell’industria e dei commerci,  quell’ordine sociale, onde  in mezzo alle maggiori libertà  ognuno serba il proprio posto e rispetta l’altrui…”.

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