Salta al contenuto principale
28 Aprile 2009 | Archivio / Protagonisti

Il mondo in una stanza

Le fotografie di Licinio Farini

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri

28 aprile 2009

Un bel volume fotografico ci permette di scoprire, cari ascoltatori, un interessante personaggio della nostra regione vissuto tra Otto e Novecento. Si tratta del nobile ravennate Licinio Farini (1840-1917), imparentato con il più noto intellettuale e politico Carlo Farini.

Il libro si intitola “Il mondo in una stanza.  Licinio Farini fotografo pittorialista” ed è stato pubblicato a Ravenna dall’editore Longo.  Il  “mondo” a cui allude il titolo,  è quello dei luoghi, dei paesaggi naturali e antropologici nel quale Licinio Farini, fotografo dilettante, si è radicato: il piccolo triangolo compreso tra Russi, Ravenna e il mare. Attraverso le foto dell’autore si ricompone un universo, un modo di guardare e comunicare le emozioni, di proporre un approccio artistico che diviene, oggi, documento per avvicinarsi al contesto sociale e culturale a cavallo tra Otto e Novecento.  

Farini, laureato in ingegneria e finito a insegnare chimica e fisica al liceo Dante Alighieri di Ravenna, era un “amateur” che si dilettava di fotografia. Rappresentava una delle tante sfaccettature italiane del pittorialismo, il movimento internazionale che rifiutava le specificità fotografiche in nome del flou e della manipolazione pittorica dell’immagine. Le sue fotografie, che possiamo vedere nella mostra “La dimensione nascosta” a Russi fino al 19 aprile, ci fanno capire come Farini desiderasse
fondamentalmente cogliere la spontaneità e la quotidianità di gesti e di affetti. Non c’è, in lui, la ricerca esasperata della posa nelle stanze accoglienti, nei giardini lussureggianti, nelle pieghe di abiti e di espressioni  femminili che rappresentano momenti diversi dell’esistenza: fanciulle spensierate, giovani donne, la maternità e la maturità avanzata; la speranza dell’infanzia.

Le oltre milleduecento lastre oggi recuperate per cura dell’Amministrazione comunale di Russi, con il supporto della Soprintendenza per i beni librari e documentari dell’IBC, sono l’unica traccia superstite – in negativo e priva di corrispondenti stampe vintage – della copiosa attività dell’autore che, avendo utilizzato i familiari, il paesaggio circostante e le proprie dimore, come strumento e soggetto delle sue dilettevoli sperimentazioni, non ha nemmeno sentita la necessità contingente, tipica dei fotografi professionisti, di indicare su vetri e contenitori nomi di persone e di luoghi, occasione e tempo degli ‘scatti’.

“Come in un gioco enigmistico – scrive nel suo saggio iniziale Giuseppina Benassati – in alcuni ritratti, e in un paio di nature morte, compaiono libri e riviste di soggetto fotografico, quasi che l’autore abbia voluto lasciare, forse per vezzo, indizi oggettivi per meglio connotare le opere, comunque assai eloquenti, anche nell’insistita presenza di ‘pose’ ove il libro, la rivista, e infine la lettura, sono se non il soggetto il perno della figurazione, anche nel caso di un suo intenso autoritratto”.

Firma l’introduzione Sergio Zavoli, dopo una premessa di Ezio Raimondi.

Brano corrente

Brano corrente

Playlist

Programmi