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21 Luglio 2009 | Archivio / Protagonisti

Pierluigi Gambetti

Intervista al neuropatologo imolese, uno dei massimi esperti mondiali del morbo della mucca pazza

A cura di Claudio Bacilieri

21 luglio 2009

Cari ascoltatori, abbiamo con noi oggi al telefono uno scienziato di fama mondiale, Pierluigi Gambetti. Il professore ha lasciato Imola nel 1966 per gli Stati Uniti. Oggi dirige a Cleveland il Centro di sorveglianza nazionale per le malattie da prioni ed è uno dei massimi esperti del morbo della mucca pazza. È stato lui con la sua équipe a scoprire nel 1992 la mutazione genetica e la proteina anormale di questa nuova malattia, una variante di quella che aveva già identificato a metà degli anni Ottanta in collaborazione con il professor Lugaresi della Clinica Neurologica di Bologna e chiamato “insonnia familiare fatale”.
Pierluigi Gambetti è una persona schiva, non ama molto parlare di sé: piuttosto, del suo lavoro o, cosa che gli sta molto a cuore, dei cervelli in fuga dall’Italia. È su questo che lo interroghiamo oggi.

Intervista a Pierluigi Gambetti

Professore, lei ricorda spesso che l’80 per cento dei laureati alla Normale di Pisa, l’Università d’élite in Italia, si trasferisce all’estero, e che il premio al miglior ricercatore sotto i quarant’anni in Germania è stato vinto da un italiano. Perché succede questo?

Com’era il mondo della ricerca negli Stati Uniti quando lei ci arrivò nel 1966?

È vero che la maggior parte dei ricercatori che se ne vanno dall’Italia lo fanno con rammarico, con la convinzione di aver ricevuto dall’Università italiana un’ottima preparazione di base ma impossibile da mettere a frutto?

Negli Stati Uniti ci sono molti ricercatori italiani? È entrato in contatto anche con giovani provenienti dall’Emilia-Romagna?

Come sono le nostre Università? Nella graduatoria mondiale stilata da Webometrics.com, la migliore in Italia è Bologna, ma al 95° posto. Solo una tra le prime cento.

Può dirci com’è nata in lei la passione per la scienza, per la ricerca?

Lei è uno dei massimi esperti delle malattie da prioni e insieme alla sua équipe nel 1992 ha scoperto il morbo della mucca pazza. Che ricordo ha di quel periodo?

L’attenzione nei confronti della ricerca scientifica negli Stati Uniti è cambiata negli anni? Qual è lo stato attuale?

Un’ultima domanda, professore. Cosa consiglierebbe a un giovane italiano che volesse intraprendere questa strada?


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