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9 Ottobre 2012 | Archivio / Protagonisti

Vita vera d’artista

Un ritratto di Giovanni Sesto Menghi, pittore, poeta, uomo di impegno politico e sociale

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri

9 ottobre 2012

Cari ascoltatori, vogliamo presentarvi oggi un artista della nostra regione, il riminese Giovanni Sesto Menghi, che a Longiano, luogo natale dei suoi genitori, divenne un punto di riferimento per il movimento di Resistenza al nazifascismo e, subito dopola Liberazione, fu nominato dal Town Major sindaco del Comune. Il primo sindaco di Longiano nell’Italia liberata fu dunque un intellettuale riservato e schivo, amante dell’arte, ma in grado anche di offrire un contributo concreto alla ricostruzione del museo e della biblioteca devastati dalla guerra e alla gestione dell’ospedale di Rimini.

Nato nel 1907, Menghi studiò a Bologna con un buon maestro di pittura, il ritrattista Guido Federico Lucchini, completando poi la sua formazione artistica a Firenze e a Roma, fra il 1935 e il ’39, grazie a una borsa di studio del Comune di Rimini. Alla fine degli anni Trenta incontrò Filippo de Pisis con cui stabilì un rapporto d’amicizia sia a Parigi sia durante i frequenti soggiorni riminesi dell’artista ferrarese. Nel corso degli anni Quaranta Menghi è presente in importanti rassegne d’arte a livello nazionale come il Premio Bergamo nel 1942 e la Quadriennaledi Roma nel ’43. Inizialmente caratterizzata da un gusto tipicamente postimpressionista, la pittura di Menghi riflette, nell’immediato dopoguerra, l’impegno sociale svolto dall’artista. Nella fase matura della sua pittura, Menghi ritorna ai temi a lui cari, quelli paesaggistici e d’interno, con un’impronta vagamente intimista. “Dipingo fiori secchi e cocci antichi anticipando il freddo dell’inverno”: questa sua frase potrebbe essere messa in bocca anche a De Pisis, che non fu però la sola amicizia artistica coltivata da Menghi; importante per lui fu anche la frequentazione del grande storico dell’arte Francesco Arcangeli. Menghi era ben inserito nella cultura locale: il suo studio era un crocevia di incontri ed esperienze, e riprese l’attività subito dopo il bombardamento che colpì Rimini il 29 gennaio 1944.

Per il resto, Menghi dovette confrontarsi con la necessità di sbarcare il lunario, come tutti gli artisti. Curò le sue mostre nella città natale e fuori, sospinto dalla necessità di vendere, che lo spinse anche a fare il mercante d’arte. Il Comune di Longiano gli ha reso omaggio nel 2008 insieme con la Fondazione Tito Balestra e l’Istituto Beni Culturali dell’Emilia-Romagna con una grande mostra nel Castello Malatestiano, dov’erano presenti trenta dipinti di Menghi, scomparso nel 1990 a 83 anni.

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