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22 Novembre 2012 | Racconti d'autore

Libri e contro il tarlo inimico

Di Roberto Roversi, Edizioni Pendragon, Bologna, 2012 (seconda puntata)

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redighieri.

22 novembre 2012

“Offro queste poesie scritte e tutelate nel tempo a chi ama i libri e la poesia, la poesia e i libri, e non si lascia ingannare dalle ombre del mercato e della fretta. Che questi versi accompagnino il buon lettore…”. Queste parole di amore totale, incondizionato verso i libri, sono il lascito testamentario del grande poeta bolognese Roberto Roversi, recentemente scomparso, noto al grande pubblico per essere stato l’autore dei testi di tre dischi memorabili di Lucio Dalla negli anni Settanta.
Il 28 ottobre scorso a Bologna, un gruppo di poeti e scrittori, da Alessandro Bergonzoni a Stefano Benni, da Marco Alemanno a Grazia Verasani, da Salvatore Jemma a Matteo Marchesini, hanno recitato in una pubblica lettura le poesie che vi proponiamo in due puntate, ultimo, commovente e “necessario” atto d’amore per l’oggetto libro, che è stato la ragione di tutta la vita di Roberto Roversi, come lui stesso scrive nell’introduzione. Che si stampano libri sono secoli. Che si leggono libri sono secoli. Che il libro esiste ed è una presenza viva nel mondo culturale dell’uomo sono secoli.

Adesso, proprio in questi anni, dicono che il libro stia morendo. Non lo credo. In questo momento il libro è come un pugilatore messo knock-out ma con tutto il vigore ancora intatto e pronto a risollevarsi da terra per un nuovo round. Questo libro, messo insieme con pazienza per decenni, vuol cogliere le ombre e i respiri più significativi e dedicare loro un omaggio in nome di buona e bella cultura.
Leggere un libro, aprirne le pagine, sfogliarle, è ancora una miracolosa operazione che ci riempie di meraviglia, anche se il libro è soltanto un volumetto di versi che un giovane esordiente spedisce pieno di speranza e di augurio.
Con affetto, questo libro sia un regalo anch’esso per quanti mantengono ancora intatto il gusto della lettura e sono disposti ogni giorno a lasciarsi sorprendere. Per la vitalità che la pagina scritta riesce a mantenere.
Buona lettura dunque, per i lettori che avranno la pazienza di scorrere queste righe qua offerte e la curiosità per delibarle. E grazie per l’attenzione.

12

Inseguendo il tarlo si può arrivare
al cuore del mondo.
Un libro è difficile da domare
sottrae spazio alla casa al suo rigido affanno
chiama piume di polvere che non sanno danzare
non è il cane che dorme nel suo angolo
o gioca con la palla vicino al fuoco
il libro invade il giorno urla di dolore
non si accontenta di poco
è un leone all’erta stretto incatenato.
Convivere con i libri è difficile
(sono amici con la lupara
hanno caratteri alteri)
nelle stanze bianchissime
gli scaffali con i tomi antichi incrinano la luce
che cerca i sentieri fra un pulviscolo d’oro
appena svegliato
dal respiro del tarlo che striscia
in cerca della sua prima preda. 

13

I libri nella notte d’inverno accendono i fuochi
lasciano cadere parole sulle morbide carte
e polvere sulle mani degli antichi copisti
che hanno gli occhi bagnati d’oro
e il viso di poveri cristi.
Le sale buie delle antiche biblioteche
mai sfiorate dal sole e
intorno al fuoco del bivacco
i libri i libri parlano
mentre dentro a un sacco il topo è condannato.
Per lui che non ha memoria il suono dei tamburi
rimbalza contro i muri
promette tempi duri. 

14

Mi inoltro come un gatto e
astuto, senza lasciare orme.
Non sono uno scienziato, anzi
non sono niente.
Ho solo due occhi per guardare o
per leggere. Leggendo, qualche
cosa imparo sempre
perché il libro non mente.
Non mente quasi mai.
Così anch’io, per l’occasione,
devo cavarlo dai guai
combattendo contro il tarlo astuto
annidato come un cecchino pronto a fare fuoco
dentro ai risvolti della legatura.
Sventura, se non riuscirò ad ascoltare i suoi passi
chinando l’orecchio sul dorso e
trattenendo il fiato
come il texano sul prato al tempo degli indiani.
Il tarlo è inseguito dai cani
si nasconde
ma il suo destino è segnato. 

15

Parola stampata, ti posso anche uccidere cancellare.
E uccidere anche te, libro del libro,
dentro la tua rilegatura.
E poi uccidere il tarlo fantasma bianco immerso
nel fondo delle pagine
diavolo su onde leggere
bevitore di carta.
Il nuovo mezzo di scrivere sine calamo
scribere libros in forma cum impressione
a Beloviside luogo di confusione
non basta per la tua vita eterna,
oggi è attivo un tarlo vorace non ancora sazio.
Nei giorni passati i libri volavano via
cadevano a terra calpestati dai topi
cavalcavano cavalli con le selle di cuoio
e tutti erano pallidi per la neve del tempo,
appoggiati contro i muri
aspettavano di essere raccolti e di nuovo ordinati;
ma non commiserati. 

16 

Il libro imbullonato
si è presentato a chiedere denaro
alla porta ha suonato il campanello.
Bonino Mambrizio travestito
da Beloviside, fuggendo
con le rose di Stazio sopra il cuore,
l’accompagnava con acidi lamenti.
Nessuno lo gratificò
le porte si serrarono le teste si voltarono
e i cavalli fumavano per la lunga corsa.
Diobono che ventura!
Siamo troppo soli imprecava Bonino
e troppo giovani per questo mondo di vecchi.
Abbasso i copisti a morte i copisti
modesti contadini della penna detta calamo
e bevitori dell’inchiostro
che splende come il prato
fra le mani fredde della luna.
Contro di te scateno Giovanni da Spira
e Vindelino e poi Jenson
compagnia di viandanti avidi e acuti.
Ora aspettiamo al lume di candela
l’alba. 

17 

La donna che vende libri
l’uomo che vende libri
l’uomo che compra libri
la donna che acquista libri
un venditore di libri un libraio
una venditrice di libri usati
un uomo col cappello che compra un libro usato
una venditrice di libri usati che acquista libri usati
libri usati sulla spalliera di cemento lungo il fiume
un giovane con gli occhiali raccoglie nel mucchio
un libretto
il libretto squinternato ha l’affanno
come il cagnolino
bagnato dalla pioggia
ho comprato un vecchio libro
grida il signore con la cravatta rossa
egli agita il tomo tarlato in formato di ottavo
e dice ansimando quanto vivrò ancora?
Quanto vivrò per leggere tutto?
Questo libro lo leggerò prima di notte? 

 

18

Vivrò ancora
per ricordare non per dimenticare, per governare
il mio periplo sul mare infuriato fra i libri
stretti dentro le armature
come foreste e rocche di antichi re perdute
nelle convalli.
Guardano lontano i libri nelle sale
quando il gelo di novembre li chiama
li risveglia dal sonno
e allora coperti di polvere tremano.
La nebbia copre i fanali copre i viali oltre i vetri
un giovane topo passeggia e cerca la strada
per Roma.
Dormono di notte gli antichi scrittori
coperti di fronde
con le mani stringono i calamai che bruciano
i tomi si scuotono aprono le pagine scrollano
il tarlo guerriero convinto di passare
annidato l’inverno a divorare parole.
Cammina cammina questo inverno
dell’anno duemila
nella biblioteca del convento silenzioso
fra i monti.
Anche i frati dormono, ora, e sognano le rose. 

19

I libri bruciano
E il poeta questa volta non ha paura del nemico
ha una spada con sé
può aspettare la notte può anche
aspettare la morte.
Ma la sua morte non sarà la morte dei libri.
I libri sorridono
l’ombra cala invadendo le sale
sulla schiena del cane accucciato
poi si calmano sul primo foglio spalancato
per terra.
Sul foglio sono stampate parole del nemico
volti di antichi numi. Buie parole.
Un cavallo zoppica sul prato ferito da un arciere
un uomo soldato lo insegue rovesciando
sassi parole. 

20

I libri scritti da incerte mani
ma con vigorose parole
fuggono dai villani bestemmiatori
che non hanno più memoria
fuggono dalle suore che si rintanano
nelle celle fredde
e piangono
fuggono da uomini impazienti perduti nei boschi
– e si ritrovano nei caffè di Vienna
all’ora del telegiornale.
Io non ho più tempo è scritto nella riga iniziale
posso solo fermarmi a un grido improvviso
d’aiuto
e strappare pagine e pagine
per accendere un fuoco
e spaventare le ombre.
Il salone trascolora
vedendo i libri bruciare. 

21

Elegos per un libro che viaggia verso la
Sicilia, in treno.
Non sono pazzo. Mi interessa la libertà.
Ma i libri vanno letti: tutti i libri
devono cogliere abbagliare
l’occhio luna l’occhio sole l’occhio
vertigine e tempesta l’occhio rondine
che li sfoglia toccandoli per mano
lasciando sulle pagine un segno leggero.
Un complicatissimo codice astrale
presiede al beneficio della lettura
– che non concede soste, né errori.

22

Addio al libro che parte per il Giappone.
Ti riconosco bruco annidato
fra le parole a stampa che ancora mi
feriscono al cuore
come antiche ferite.
Tarlo viaggiatore
tarlo poco sapiente
tarlo divoratore.
Come il vento africano sulla
carogna del leone
tu scarnifichi il libro in viaggio
verso il Giappone
con un solo boccone.
La sua salvezza è un miraggio
se repentino con la mano non ti schiaccio
e così libero il maleficio per il viaggio. 

23

Libro, libretto cane fedele
ti vedo lì stretto nello scaffale di legno
in una parete della piccola casa.
Se fischio arrivi e sei gentile.
Le senti le giornate d’agosto
che crocchiano come castagne
o come un fuoco nascosto
nella città di Bologna?
Libro cane fedele
mi siedi vicino
ascolto il tuo respiro
mentre passano via le ore le ore
sei caldo come un bambino appena nato
ti voglio salvare dalle acque dal fango
di questo tempo senza onore
che ti trascura
e dalle zampette silenziose
del tarlo traditore
divoratore. 

 

 

Roberto Roversi – Il poeta bolognese si racconta

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