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25 Aprile 2015 | Archivio / Le vie dei sapori

La strada dei vini e dei sapori delle corti reggiane

Lungo gli itinerari dei vini e dei sapori dell’Emilia Romagna

A cura di Marina Leonardi

Cari ascoltatori, ben ritrovati da Marina Leonardi. Dedichiamo questa rubrica della sezione Cultura e gusto alle Strade dei vini e dei sapori dell’Emilia Romagna, una bella iniziativa che ha preso vita a partire dal marzo del 1999, a seguito di un progetto speciale della Regione. Le 15 Strade dei vini e dei sapori che nascono dagli assessorati regionali all’Agricoltura e al Turismo, si snodano nei principali territori vitivinicoli e ad alta valenza gastronomica della regione, col coinvolgimento delle 9 province dell’Emilia-Romagna.

In questa nuova ricognizione, siamo partiti dalla provincia più settentrionale della nostra regione, da Piacenza per poi scendere, mese dopo mese fino all’Adriatico. Siamo entrati nella provincia di Parma, la provincia emiliano romagnola col maggior numero di itinerari enogastronomici, ben tre e ora eccoci arrivati nella provincia di Reggio Emilia. Il mese scorso siamo andati in collina e abbiamo percorso della Strada dei Vini e dei Sapori Colline di Scandiano e Canossa questa volta arriviamo in pianura ad incrociare La strada dei vini e dei sapori delle corti reggiane, un circuito circolare che parte e ritorna a Reggio Emilia, città capoluogo situata nell’alta pianura emiliana sulla destra del torrente Crostolo.

Qui si trovano notevoli testimonianze medioevali, rinascimentali, neoclassiche e barocche: la Cattedrale, che conserva un’impronta decisamente romanica, la basilica della Madonna della Ghiara , la sala del Tricolore, sede del Consiglio comunale, il teatro Ariosto che ospita la maggior parte degli allestimenti di prosa della stagione, il teatro Valli inaugurato nel 1857, la basilica di San Giorgio, piazza Fontanesi, la piazza dei Leoni con la chiesa di S. Prospero, la torre del Campanile e piazza del Monte con l’antico palazzo del Governatore del popolo.

Appena fuori città, fa bella mostra di sé la villa del Mauriziano, dimora quattrocentesca alla quale si accede varcando un arco in cotto del XVI secolo e percorrendo un lungo viale alberato. Per gli amanti della gastronomia, la zona è colma di specialità tradizionali che hanno reso la cucina reggiana unica e inconfondibile. Il Parmigiano Reggiano, l’Aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia, i cappelletti, i tortelli di zucca, l’erbazzone e i salumi tipici, la torta di riso e il biscione tra i dolci. Senza dimenticare i classici vini reggiani, il lambrusco, vino frizzante di colore rosato e il bianco di Scandiano, delicato e fresco. Dal capoluogo, percorrendo la via Emilia verso est, si raggiunge Rubiera, sede della Corte Ospitale, un complesso monumentale cinquecentesco sorto per la sosta ed il ristoro dei viandanti e dei pellegrini. Da qui, in direzione nord, la Strada conduce dapprima a San Martino in Rio e alla sua splendida Rocca estense , sede del Museo dell’Agricoltura e del Mondo rurale, e poi a Correggio, centro di chiara origine medievale legato alla dominazione longobarda.

La cittadina è sede del palazzo dei Principi, storico edificio rinascimentale che rappresenta il punto culminante del processo di rinnovamento urbanistico voluto dalla nobile famiglia dei Da Correggio. Da vedere anche il neoclassico teatro Asioli, che sorge dov’era l’antico palazzo di Nicolò II, l’ex Rocchetta, chiamata Rocca nuova perché edificata nel ’300 a fianco di un castello preesistente. Poco distante da Correggio, a Campagnola Emilia, fa bella mostra di sé la Corte di San Bernardino. Percorsi alcuni chilometri verso nord, la Strada raggiunge Rolo e il suo Museo della Tarsia e Reggiolo, con la sua bella Rocca medievale , principale monumento del capoluogo.

Da qui, proseguendo verso occidente, ci si addentra nella Bassa reggiana, le cosiddette “terre del fiume”, in cui la riva “urbanizzata” dialoga intensamente con la pianura retrostante, fortemente connotata nei secoli dalla presenza della grande via d’acqua, dalla rete delle bonifiche e dai porti sui canali navigli. Caratteristica di questa zona di “Comuni rivieraschi” è la vecchia cucina di pesce di fiume, i cui piatti rinomati si chiamano gnocchi al luccio, risotto all’anguilla affumicata e storione in umido. A Luzzara troviamo, oltre alla chiesa romanica di S. Giovanni, il Museo nazionale Arti Naïves “Cesare Zavattini”, fondato nel 1967 nel quattrocentesco ex convento Lodigiani. A Guastalla, il cui primo nucleo abitato ha origini nel periodo etrusco, l’avvento dei conti Torelli nel 1406 determinò la creazione della città in quanto spazio architettonico organizzato con la presenza del palazzo nobiliare , delle chiese e della piazza.

Da visitare anche la biblioteca Maldotti, aperta al pubblico nel 1817 e in cui sono conservati antichi manoscritti, oltre 100.000 volumi, arredi d’epoca, dipinti del ’600 e del ’700 e una raccolta di monete e medaglie dal periodo romano all’epoca gonzaghesca. Poco distante Gualtieri, piccola capitale padana del Rinascimento, mostra la grande e scenografica piazza Bentivoglio con la svettante torre dell’Orologio ed il poderoso palazzo Bentivoglio, ricco di opere artistiche.

A Boretto, paese famoso per le cipolle borettiane in agrodolce, è da vedere il Museo del Po e della Navigazione interna. Il Porto fluviale turistico di Boretto è infatti il centro più attrezzato e caratteristico del tratto emiliano del “grande fiume”. Pochi chilometri a sud la Strada conduce a Brescello, che gli Estensi fecero città-fortezza con una nuova urbanistica e una cinta di mura e fossa. Il paese è sede del Museo Don Camillo e Peppone che raccoglie numerosi cimeli e ricordi della saga cinematografica. A Brescello furono girate cinque pellicole ispirate ai celebri personaggi di Giovannino Guareschi, interpretati sullo schermo da Fernandel e Gino Cervi. Qui la gastronomia ha i suoi prodotti forti nei dolci locali come la spongata, dolce di pasta morbida e consistente dal forte sapore speziato, e le famose zuffe.

L’itinerario prosegue in direzione sud e raggiunge Poviglio e il suo Museo della Terramara, che raccoglie quasi 500 manufatti in bronzo, ceramica, pasta vitrea, ambra ed osso rinvenuti negli scavi di quella che è considerata la più grande terramara d’Europa, per poi toccare Gattàtico nella bassa pianura reggiana. Il Museo Cervi si trova tra Gattàtico e Campegine ed è ospitato nella casa abitata dalla famiglia Cervi dal 1934. Il Museo si è trasformato, nel corso degli anni, da casa contadina a moderno Museo di storia della Resistenza nelle campagne da parte dei movimenti contadini. Sul territorio di Campegine si segnala poi la Riserva naturale di Corte Valle Re, caratterizzata da un interessante sistema di acque sotterranee.

Proseguendo nell’itinerario prima verso levante, poi verso settentrione, si raggiungono Cadelbosco di Sopra, Cadelbosco di Sotto e Novellara. In quest’ultima spiccano la Rocca dei Gonzaga, con l’imponente torre “del campanone”, il teatro della Rocca, classico teatro d’opera all’italiana costruito dal 1862 al 1868, e la Collegiata di Santo Stefano, la cui facciata cinquecentesca è stata modificata verso il 1750. La struttura interna, in gran parte originale, è a croce latina, con l’unica navata fiancheggiata da quattro cappelle per parte.

La corte di Novellara ebbe il suo periodo di massimo splendore nel XVI secolo e nel 1546 donna Costanza, reggente la contea a nome dei figli Camillo e Alfonso, raccolse a corte il pittore novellarese Lelio Orsi, alla cui opera sono legate le più importanti decorazioni mitologiche della Rocca. A questo punto la Strada ritorna a sud in direzione di Bagnolo in Piano e ritorna a Reggio Emilia, concludendo un percorso ricco di suggestioni antiche e di buona cucina emiliana.

Info: www.strade.emilia-romagna.it

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