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14 Ottobre 2014 | Archivio / Lo sguardo altrove, storie di emigrazione

Compie 400 anni la fortificazione degli Antonelli a Cartagena

Ci parla dell’opera Claudio Babuscio, che sulla dinastia degli ingegneri romagnoli ha una pagina Facebook

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

Il madrileno Don Pedro de Heredia, quando nel 1533 fondò Cartagena de Indias (oggi in Colombia), pensò alla baia ampia e sicura in posizione strategica sulla costa caraibica, e non alla scarsità d’acqua che poteva diventare un problema. In pochi anni la nuova città divenne un importante porto per le merci in arrivo dalla Spagna. L’oro del Perù, che confluiva a Cartagena e proseguiva il trasporto verso la Spagna, attirava i pirati, come l’inglese Francis Drake che nel 1586 l’attaccò di notte costringendo la popolazione a rifugiarsi nel vicino villaggio di Turbaco. Il pirata se ne andò dopo tre mesi, in cambio di 107mila ducati, gioielli e ottanta pezzi d’artiglieria. Per porre un freno a questi attacchi, il re di Spagna Filippo II inviò a Cartagena un grande tecnico delle fortificazioni, l’ingegnere militare Battista Antonelli, che si trovava all’Avana.

Quattro mesi dopo l’attacco di Francis Drake, Antonelli – appartenente alla famiglia di architetti e ingegneri militari originari di Gatteo, in Romagna –  ispezionò la città e la baia e progettò una fortificazione presso la punta dell’Icacos, sulle rive del canale di Bocagrande, da dove entravano e uscivano i galeoni. Per la costruzione del forte di San Matias, protetto da due galere all’ingresso, fu usato legno duro. Si progettò di costruire nel punto chiamato San Francisco un ponte levatoio, e di ingrandire la torre fortificata del Boquerón per mettervi altri cannoni. Ma il 3 novembre 1586 una violenta tempesta danneggiò le fortificazioni. Il forte di San Matías si ritrovò a trecento piedi dal mare.

Nel 1602 il forte di San Matias fu ricostruito seguendo il disegno di Antonelli e, in gran parte, in calcestruzzo dell’epoca. Battista Antonelli, sempre in viaggio per i Caraibi, era passato da Cartagena nel 1594 per disegnare la nuova fortificazione. Serviva l’assenso del re, per gli alti costi dell’opera.
Nel 1606 il nuovo governatore di Cartagena don Diego Fernandez de Velasco chiese al re di costruire un forte nella carreggiata marina nel punto chiamato “dell’Ebreo”, su disegno dell’ingegnere italiano Spanocchi che risiedeva a Madrid al servizio della corona spagnola. La corte di Madrid decise che a occuparsi della costruzione sarebbe stato l’ingegnere Cristoforo de Roda che si trovava all’Avana, anche lui della famiglia degli Antonelli. Nel 1608 Cristoforo de Roda Antonelli venne a Cartagena accompagnato da Gian Battista Antonelli, il figlio di Battista, portato dal padre nei Caraibi nel 1604 all’età di diciannove anni per imparare il mestiere dell’ingegnere militare. De Roda iniziò subito a progettare una nuova difesa, convinto che anche il disegno di Spanocchi per la costruzione del forte nel punto dell’Ebreo non andasse bene. Finita l’ispezione, consegnò il piano di delle nuove costruzioni al governatore e parti per Portobelo (Panama).

Nel 1609 la giunta di guerra spagnola, su indicazione della corte di Madrid, prese la decisione di costruire la nuova fortezza. Nell’aprile 1614 partì da Cadice don Diego de Acuna per consegnare al governatore di Cartagena i piani della fortificazione e incominciare i lavori. L’8 settembre 1614, alla presenza delle autorità, Cristoforo de Roda Antonelli pose la prima pietra che fu battezzata da un sacerdote dell’ordine di Santo Domingo. Accanto alla pietra era usanza mettere una cassettina di monete d’oro con l’effige del re Filippo II e una lamina con il mese, l’anno e l’autore dell’opera. La fortificazione fu intitolata a San Felipe. Oggi invece porta il nome di Santo Domingo.

In una lettera del 1618 di Roda al re, si legge delle difficoltà incontrate, perché  la città era fondata su un’isola di sabbia bagnata dal mare. I lavori tuttavia proseguirono bene fino alla tempesta di febbraio durata dodici giorni, che demolì quattro bastioni e parte della muraglia. Per informare il Consiglio delle Indie sull’accaduto, Cristoforo de Roda inviò a Madrid suo nipote Gian Battista Antonelli e il maestro, originario delle Canarie, Lucas Báez. I due portarono piani e progetti per le riparazioni e le modifiche richieste dalla nuova situazione. Fu tutto approvato e i lavori ripresero rinforzarono vari punti delle mura. Nel 1625 in una lettera al re Roda scrive che il governatore Diego de Escobar gli era di grande aiuto. Ma nel 1629, diventato governatore di Cartagena Francisco de Murga, le opinioni di Cristoforo de Roda non furono più prese in considerazione. Il nuovo governatore costruì senza la sua approvazione. Sappiamo che Cristoforo de Roda, umiliato e maltrattato da Murga, morì povero a Cartagena il 25 aprile 1631, dopo aver servito la corona di Spagna per 53 anni.

Il nipote di Roda, Gian Battista Antonelli, che aveva accompagnato lo zio a Cartagena, fu incaricato dal re di terminare i lavori. I bastioni Santa Catalina e San Lucas furono inaugurati nel 1645. Alla base del bastione Santa Catalina l’Antonelli costruì la “Tenaza”, il tratto delle mura tra le due difese che prende il nome dalla forma di pinza che sembra disegnare. Gian Battista Antonelli mori nel 1649 a Cartagena de Indias. L’8 settembre 2014 le autorità della città colombiana hanno festeggiato i 400 anni dalla posa della prima pietra.

Claudio Babuscio

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