11 maggio 2013
Che il sale sia un elemento prezioso per l’alimentazione e per la conservazione dei cibi è noto fin dall’antichità; lo si definiva e lo si continua a chiamare, oro bianco e portava male se cadeva per terra, proprio come l’olio, in quanto costoso.
La superstizione popolare assegnava poi al sale la capacità di tenere lontani l’invidia e il malocchio, e, come molti ricorderanno dai libri di storia, i romani sparsero sale sulle macerie di Cartagine perché mai più rinascesse, il sale dunque, a seconda dell’uso che se ne fa può alimentare ma può anche inaridire e rendere sterile la terra.
Il sale è il protagonista di uno dei nostri musei regionali, quello di Cervia, che racconta appunto il rapporto tra l’uomo e le saline, la fatica della sua lavorazione, la risorsa che esso comporta per il territorio, il rapporto tra mare e terra nei suoi differenti risvolti, sociali, antropologici e religiosi.
L’ampliamento del museo ha lo scopo di aggiungere un nuovo tassello all’offerta museale di Cervia in una prospettiva che sottolinea l’intreccio delle differenti valenze della storia, dell’archeologia dell’ambiente umano e del paesaggio.
Attraverso la narrazione della storia della località si pone l’accento su alcuni temi fondamentali della realtà cervese quali le origini e la conformazione del territorio, le trasformazioni avvenute: lo sviluppo di pesca e marineria, la bonifica e l’incremento dell’agricoltura, la rivoluzione turistica degli anni ’60.
L’allestimento prevede anche una sezione archeologica, realizzata in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, che ha reso possibile la restituzione di reperti rinvenuti nel territorio di Cervia.
Di grande importanza sono gli oggetti in bronzo ritrovati nell’area di Montaletto risalenti all’età del ferro e le medievali ampolle da pellegrino, ritrovate nella zona di Pisignano, area di frequentazione religiosa fin dall’antichità.
Per saperne di più: www.ibc.regione.emilia-romagna.it
